LATINA – Un lungo e articolato intervento dell’ex sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo per analizzare il dato delle ultime elezioni amministrative che ha visto l’avanzata delle liste civiche e la crisi sempre più profonda delle forze politiche tradizionali, a destra come a sinistra. Una crisi a cui secondo Zaccheo si dovrebbe rispondere con il ritorno alla politica alta, quella che sa mettere gli interessi dei cittadini davanti alle questioni personali.
«Queste ultime elezioni -scrive Zaccheo nella sua nota – amministrative hanno sancito di fatto, una bocciatura netta delle categorie politiche conosciute fin’ora, che evidenzia una difficoltà dell’elettorato italiano ariconoscersi nell’attuale offerta politica. Difficoltà che non possonon comprendere e per certi aspetti condividere.
La nostra Provincia vede l’affermarsi di forze civiche, temibile indicatore dello stato comatoso in cui versano le forze politiche. Infatti, Latina, Aprilia, Formia e Sabaudia, e cioè le città più importanti non solo della Provincia ma della Regione Lazio nel suo complesso, sono oggi governate da liste civiche perché la politica dei partiti ha abdicato al ruolo che gli assegna la
Costituzione all’articolo 49.

Lungi dall’essere una prerogativa soltanto provinciale, questo malessere di cui sono evidenti spie la proliferazione di liste e candidati civici, può essere riscontrata in molte realtà italiane.
Un tempo i partiti avevano spazi e luoghi fisici per discutere, elaborare la linea politica, selezionare la classe dirigente. Non sarebbe mai stato possibile, ad esempio, che un parlamentare della Repubblica, non avesse prima fatto il Consigliere Comunale e poi il Consigliere Regionale. Era il cursus honorem della politica. Le scuole di formazione giovanile, poi, consentivano ai partiti di formare un vivaio che fosse pronto a raccogliere il testimone della passata generazione. Non esistevano espressioni e termini triviali quali “rottamazione”, perché tutto seguiva un iter naturale e consolidato nei codici e nella consuetudine della politica.
All’indomani di questa cocente sconfitta che in Provincia di Latina investe tutti, centrodestra e centrosinistra, dovremmo ritrovare, oltre le tradizionali categorie che hanno animato
il secolo scorso, le ragioni dello stare insieme, unendo le energie migliori di cui dispone questa città, intorno ad una certa idea di sviluppo e di visione amministrativa.

La situazione appare più sconfortante se leggiamo con la lente d’ingrandimento i dati forniti il 25 Giugno dall’Istat, che fotografano una Italia spaccata e divisa: lo scorso anno l’economia
italiana è indubitabilmente cresciuta dell’1,5%. Ancora una volta, è il Settentrione a guidare il paese con una percentuale di crescita del più 1,8%. Il Sud cresce, di poco, con un più 1,4%. Ad essere inchiodato a percentuali da prefisso telefonico rimane l’Italia centrale, cioè noi, con un misero più 0,9%.
Le forze politiche hanno rinunciato da anni, in questa città ma più in generale in Provincia, ad immaginare un nuovo modello di sviluppo per i territori, preferendo un’improduttiva gestione del potere.
Latina da anni non riflette di un suo possibile rilancio economico partendo dalla valorizzazione di una straordinaria risorsa che non possiamo più ignorare: il mare. Riflettere quindi sui benefici di cui godrebbe il settore turistico, con l’indotto economico che a cascata investirebbe tutti i comparti produttivi della città, dalla realizzazione del Porto di Foceverde.
Occorre poi ragionare intorno ai bisogni che reclamano i cittadini sul versante sanità e farli incontrare su piani paralleli con le esigenze dei tanti ragazzi che a Latina studiano medicina. Come fa- mi chiedo- una politica che abbia a cuore le sorti della città- a pensare di risolvere l’inadeguatezza del Santa Maria Goretti immaginando un semplice ampliamento, e non la realizzazione di una nuova struttura ospedaliera a Borgo Piave?
Trovo incomprensibile, poi, che rappresentanti istituzionali a vari livelli non reclamino e non conducano battaglie politiche circa la necessità di coprire un pesante gap infrastrutturale che inchioda e condanna questa Provincia alla irrilevanza e alla incomunicabilità con
il resto del paese.

E’ mai possibile che ci si fermi al 1958 e cioè alla realizzazione della Flacca, ignorando un’opera come la Pedemontana di Formia che aiuterebbe lo sviluppo del sud della provincia e che qualche esponente politico possa dirsi, con la nonchalance di chi ignora, contrario alla realizzazione della Roma – Latina e della bretella Cisterna – Valmontone?
Ancora: il nucleo di fondazione, il centro di Latina, l’Università. Sono questi gli assi per un rilancio della città e dei settori produttivi. Latina ha bisogno che la politica prescriva iniezioni di vitalità ed energia.
Per far questo occorre tornare ad una stagione amministrativa che anteponga gli interessi collettivi a quelli privati, che abbia Latina e i latinensi nel cuore, come suggerisce – del resto- la mia vita e non un semplice slogan elettorale.
Ho dato molto alla politica e ne sono stato ricambiato. Potrei fermarmi ed osservare in silenzio il declino politico, etico ed amministrativo in cui versano Latina e la sua Provincia. Sarebbe
comodo. Se lo facessi, tuttavia, verrei meno ai valori che hanno orientato la mia storia politica e personale».


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