Viaggio nell’arte del secondo Novecento

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Land art

La particolarità della Land art è stata quella di un intervento sulla natura e nella natura, non a scopo edonistico e ornamentale ma per quello che potremmo definire una presa di coscienza dell’intervento dell’uomo su elementi che presentano un ordine naturale e che, da tale intervento, sono sconvolti e incrinati. 

Gillo Dorfles

La tendenza ad agire e interferire con il paesaggio ha origini molto antiche nella storia dell’uomo, che da sempre ha “disegnato” il territorio attraverso l’agricoltura e i giardini, ma negli anni Sessanta ha avuto con la Land art un impulso specifico legato soprattutto ai nuovi rischi ecologici. Questa forma d’arte contemporanea è nata da un atteggiamento rigorosamente anti-formale in antitesi con il figurativismo della pop art, come pure con le fredde geometrie della minimal art.                                                                                                                                                                      Questa corrente artistica, per la quale il critico d’arte Gillo Dorfles ha proposto la denominazione di Arte ecologica, si è sviluppata dal 1967 negli Stati Uniti d’America, e diffusa poi in Europa e in altre parti del mondo, ad opera di Robert Smithson, Michael Heizer, Walter De Maria, Dennis Oppenheim e Carl Andre.

Questi importanti e famosi artisti hanno “disegnato”, su vaste distese di superficie terrestre (deserti del Mojave e del Sahara, lago asciutto Mirage in California), lunghe tracce e impattanti figure simboliche, hanno ammucchiato rocce e compiuto modifiche sul territorio con l’intento di riavvicinarsi alla natura, segnando visibilmente la terra con le loro macro tracce umane.

Gli interventi diretti sul paesaggio, concepiti per luoghi specifici spesso inaccessibili, hanno radicalmente messo in discussione i mezzi convenzionali della creazione artistica e i tradizionali spazi espositivi. Inoltre queste creazioni/operazioni, di non facile fruizione diretta, sono state documentate da film, video, riprese fotografiche, oppure si sono concretizzate in mappe restituendo le coordinate dell’intervento.

Ha scritto Gillo Dorfles nella nuova edizione Ultime tendenze nell’arte d’oggi (Feltrinelli) che «Tracciare un solco sopra un fiume ghiacciato; scavare una fossa nel terreno e poi riempirla con altra terra presa altrove, non porta ad un resultato “estetico”, ma ad un resultato quasi esclusivamente intellettuale, di una consapevolezza d’un telos raggiunto».

Le operazioni compiute dagli artisti della Land art sono del tutto diverse dalle opere del passato, della tradizione artistica perché mai prima l’uomo si è trovato di fronte a una situazione di “snaturalizzazione” totale come ai nostri giorni. Oggi la civiltà tecnologica ha distrutto e sconvolto il normale rapporto uomo-natura e gli artisti hanno avvertito il disagio e il pericolo di questa trasformazione e alterazione della relazione.

Il caso più eclatante della Land art è stato la Spiral Jetty (1970) di Robert Smithson (1938-1973) costruita sulla costa del Lago Salato nello Utah: una impressionante passerella a forma di spirale, costruita con materiale prelevato dalla collina vicina. La spirale è stata scelta come forma primordiale ed evocativa dei primi processi di vita; ricorda i vortici nell’aria e gli enormi gorghi di acqua, le chiocciole, le lumache e l’avvolgersi dei corpi celesti.

Altra importante opera, nata con metodi simili a quella di Smithson, è la Double Negative (1969-1970) dell’artista statunitense, Michael Heizer, specializzato in sculture di grandi dimensioni e lavori; questa installazione costruita nel deserto del Nevada s’inserisce nel solco degli interventi umani modificando territori non antropizzati e imitando la grandiosità delle forme create dalla natura nella terra. L’artista ha “disegnato” nel deserto, come fosse un foglio di carta, servendosi di ruspe e bulldozer invece che di matite e spostando tonnellate di pietra arenaria e riolite. Vista dall’alto l’opera si presenta come due graffi fatti da gigantesche dita.

Walter de Maria, altro famoso esponente della Land art, ha creato nel deserto del New Mexico il Lightening Field (1971-77), una earth sculpture che mette in relazione cielo e terra, una struttura di quattrocento pali d’acciaio alti circa sei metri ciascuno, lucide aste verticali che si ergono dal terreno orizzontale; al caos della natura sottostante si oppone l’ordine dei pali, destinati a diventare appariscenti, con effetti spettacolari, che sono insieme naturali e artificiali, quando la luce del giorno o di una notte di luna o di lampi li metta in particolare evidenza.

 Altro esponente della Land Art è stato lo statunitense Dennis Oppenheim (1938-2011) che ha esordito, come land artist. sui campi coltivati o distese innevate con opere di grandi dimensioni non commerciali e non vendibili.

Alcune opere, che caratterizzano la corrente dell’Arte ecologica nel creare alterazioni nel paesaggio, accettando di porsi in balia dei cambiamenti e delle mutazioni che la natura impone con il tempo, possono essere considerate mai finite, perché continuamente modificabili dalla natura stessa.

La ricerca e lo studio sulla Land Art mi hanno aiutato a comprendere meglio le opere creative del fraterno amico, Claudio Di Palma, un autentico artista che ha realizzato sulle montagne e colline dell’Abruzzo, opere creative con spirito ecologico, servendosi di elementi della natura (fiori, piante, foglie, erbe, pietre, legni…).


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