Arte Concettuale
La storia mentale sottintesa al dipinto è in chi lo guarda, o meglio in chi lo “legge” , cioè sono gli spettatori che fanno il dipinto. Marcel Duchamp
L’Arte concettuale è una corrente artistica internazionale del secondo Novecento che si è manifestata in America, negli Stati Uniti, dopo il 1965 e in numerosi altri Stati dell’Europa. Arte concettuale è una espressione che traduce l’inglese conceptual art, coniata dal pittore e scultore statunitense Sol Lewitt, e affermatasi in ambito anglosassone per designare una tendenza artistica che non si prefigge un risultato formale, ma è interessata all’esplorazione dei meccanismi mentali, al formarsi delle nozioni e dei concetti e al loro significato nei procedimenti creativi.
Questa corrente artistica è intesa come pura produzione mentale che, perseguendo una ricerca di ordine ideale e teoretico, favorisce il processo, lo schema concettuale e costruttivo dell’opera d’arte. Il suo fine è rappresentare idee e concetti privilegiando la dimensione mentale a quella manuale ed esecutiva, la progettazione e l’ideazione dell’opera alla sua realizzazione.
L’essenza dell’arte concettuale è intellettuale e fare arte significa compiere una ricerca di tipo gnoseologico e indagare sui modi con cui la conoscenza avviene attraverso il linguaggio, sia parlato che visivo, che costituisce il campo d’azione per eccellenza dei concetti. Ciò che caratterizza l’arte concettuale è l’eliminazione dell’oggetto e l’accentuazione del valore primario della dimensione mentale rispetto al manufatto.
L’arte è vista come idea, linguaggio, conoscenza raggiunta attraverso il pensiero anziché attraverso l’immagine. L’opera d’arte non ha valore in sé ma in quanto strumento “visivo”, capace di segnalare l’attività della mente. In essa vengono rimosse tutte le componenti: emotiva, espressiva, rappresentativa. La figurazione stessa deve ricondurre e concentrarsi unicamente sul concetto, al punto che talvolta l’opera è costituita solamente dal suo concetto scritto, dalla definizione che dell’oggetto fornisce il vocabolario.
Le radici di questa forma di avanguardia artistica sono rintracciabili nelle opere famose di Marcel Duchamp (lo Scolabottiglie, l’Orinatoio, la Ruota di bicicletta, i baffi alla Gioconda) e dei dadaisti, all’inizio del Novecento.
Gli appartenenti a questa corrente, che concepiscono l’arte come pura produzione mentale, sia sul piano operativo che su quello critico, si esprimono attraverso fotografie, riproduzioni di testi scritti, organizzazione di spettacoli, happening e performance. Essi si oppongono alla mercificazione dell’arte realizzando opere che non possono essere vendute, ma, al contrario, devono essere fruite soltanto temporaneamente e in modo collettivo.
Il più importante artista concettuale è il pittore e teorico Joseph Kosuth (1945), il quale afferma che «l’arte esiste solo concettualmente». Questo artista statunitense, mettendo in discussione le definizioni e i procedimenti convenzionali dell’arte, focalizza la sua ricerca sul linguaggio, con un complesso approccio nel quale interagiscono filosofia, antropologia, psicanalisi e critica d’arte, mira a rivelare visivamente la complessità dei codici culturali e lavora essenzialmente su espedienti linguistici, come la citazione, la tautologia, la traduzione, la ripetizione, la contraddizione e la negazione.
Altri artisti rappresentanti dell’arte concettuale sono Victor Burgin (1941), Bernar Venet (1941), Alain Kirili (1946), Lawrence Weiner (1926), Robert Barry (1936), Douglas Huebler.
In Italia, dove l’arte concettuale si è espressa soprattutto come analisi del concetto storico-artistico, i maggiori rappresentati sono Emilio Prini (1943), Vincenzo Agnetti e Giulio Paolini che esegue riproduzioni di opere d’arte antica riesaminate con concetti moderni, espressi spesso dal solo titolo.
L’Arte concettuale non ha a che fare con le capacità artigianali dell’artista o con il contenuto estetico, ma fa leva sull’idea, l’arma più potente di ogni artista.
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