SABAUDIA -È arrivata alle battute finali l’inchiesta sulla morte di Erik D’Arienzo, il ragazzo di Borgo San Donato non ancora trentenne morto i primi di settembre dello scorso anno per le conseguenze del pestaggio di una settimana prima sul ciglio della statale Pontina. Un’inchiesta, sulla base dell’indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo, che ruota attorno al ruolo di Fabrizio Moretto detto Pipistrello, a sua volta ucciso tre mesi dopo a due giorni da Natale: l’unico a finire a processo per il primo dei due delitti sarà Andrea Tarozzi, amico di entrambi, ma accusato di favoreggiamento personale e simulazione di reato per avere coperto Moretto. Tra gli indagati figurava anche il nome del fratello di quest’ultimo, ma lo stretto grado di parentela non lo rende giudicabile, con inevitabili ricadute anche sul suo ruolo di testimone.
L’avviso di garanzia col quale i pubblici ministeri della Procura di Latina hanno sancito la chiusura dell’inchiesta risale alle scorse settimane e ha interessato, appunto, il solo Andrea Tarozzi, trentaduenne di Bella Farnia che quella notte si trovava col fratello di “Pipistrello” quando quest’ultimo chiese loro aiuto in seguito al pestaggio di Erik D’Arienzo, trovato dai soccorritori in fin di vita sul ciglio della Pontina a poca distanza dallo svincolo di Borgo San Donato. Alla luce del quadro indiziario raccolto dagli investigatori dei Carabinieri, blindato poi dal Tribunale del Riesame che aveva confermato la custodia cautelare degli arresti domiciliari per Tarozzi, i sostituti procuratore Martina Taglione e Claudio De Lazzaro hanno disposto la citazione diretta a giudizio per il 32enne che a settembre è atteso in aula per rispondere dei reati di favoreggiamento personale e simulazione di reato.
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