Che ci fa una chiesa valdese a Colleferro? Questa è la domanda cui cerca di dare una risposta il saggio Valdesi a Colleferro. Storia di una singolare chiesa valdese del Basso Lazio, di Sandro Magnosi (Atlantide Editore). L’Autore, originario di Gavignano (Rm), già documentarista al Senato della Repubblica e appassionato cultore della storia locale del XX secolo, ricostruisce le vicende della comunità valdese di Colleferro e della diaspora in generale, con particolare riferimento alle discriminazioni delle quali essa fu vittima in sede giudiziaria oltreché in quella sociale. Una comunità sorta in una città che affonda le sue, recenti, origini nel piccolo borgo nato in funzione del complesso industriale Bombrini-Parodi-Delfino (BPD), nei primi anni del Novecento. La prima ipotesi che, dunque, viene in mente sulle origini della chiesa valdese di Colleferro rinvia al fenomeno migratorio che, nel 1914, vide giungere alla BPD un nucleo di maestranze specializzate piemontesi, provenienti dal polverificio di Avigliana, Comune prossimo alle valli (Val Pellice, Val Germanasca, Val Chisone), nelle quali si concentra ancora oggi la metà dei valdesi presenti in Italia e che rappresenta il nucleo più antico del loro insediamento. In realtà, non c’è alcun punto di contatto tra l’immigrazione dalle valli piemontesi e la nascita della chiesa valdese a Colleferro, la cui origine risale, invece, ai primi anni del secondo dopoguerra ed è tutta locale. E, allora, la curiosità di conoscerla porta alla scoperta della storia, veramente particolare, di una comunità il cui momento fondativo è da ricercarsi in un evento luttuoso che colpì la famiglia Amicarelli Passera, attorno alla quale si riunirono uomini e donne che presto abbracciarono quella «strana» predicazione, eccentrica rispetto alla cultura e alla pratica religiosa dominante del cattolicesimo, e che diedero “corpo” a quella “specificità religiosa” fino a farla diventare una presenza di indubbio interesse all’interno della realtà locale.
Ricostruire la storia della comunità Valdese di Colleferro è un modo per affrontare una questione che — per dirlo con le parole di Massimo Aquilante, Pastore delle chiese valdesi di Colleferro e di Ferentino e autore della prefazione di Valdesi a Colleferro — «nella sua apparente “innocenza” rimanda a problematiche complesse che riguardano la storia dell’Italia (…). È un patrimonio culturale che appartiene al Paese ma che, per la particolarità del quadro religioso italiano, è stato tenuto ai margini del processo di formazione delle coscienze, un patrimonio di cui, quindi, gli italiani hanno scarsa consapevolezza. Da questo punto di vista, la ricostruzione della vicenda di una chiesa evangelica diventa anche un riflettore puntato su una minoranza: si getta luce sulla qualità della democrazia e allo stesso tempo sulle dinamiche, o sulle “strategie”, di resistenza che hanno caratterizzato quella minoranza».
Di tutto ciò si parlerà venerdì, 18 marzo 2022, alle ore 18.00, nella sala della “Casa del Combattente” di Latina, in piazza San Marco 4, nell’ambito della rassegna “Dove eravamo rimasti…rassegna letteraria ai tempi (pandemici) di recupero”, organizzata da Atlantide Editore e dedicata a quei libri che a causa della pandemia non avevano potuto avere la loro presentazione nel capoluogo pontino. Insieme all’Autore, Sandro Magnosi, interverranno la professoressa Maria Forte, docente di Storia e Filosofia del Liceo Classico “Dante Alighieri” di Latina e l’editore Dario Petti. Gli altri appuntamenti della rassegna, tutti presso la Casa del Combattente di Latina, si terranno il 25 marzo con “I Liberi e Forti non vacillano. Il Partito popolare italiano nel Lazio (1919-1926)” di Luigi Giorgi e infine il 1 aprile “Un bel dì d’april… Sermoneta nei miei ricordi (1940-1950)” di Maria Rosaria Marchioni.
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