Un doveroso omaggio al poeta Franco Loi

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La poesia è una via che ci porta verso la conoscenza di noi stessi. Franco Loi

         Apro il giornale, come abitudine quotidiana, e scopoi che è morto Franco Loi,  una persona che hai incontrato, conosciuto e con il quale ho parlato di poesia, che mi ha incoraggiato nel lavoro laboratoriale che stavo in quel periodo portando avanti con i miei fedeli compagni di viaggio nel mondo della poesia, della magia della parola.

Subito mi assale un senso di tristezza e di vuoto, avverto immediatamente che,  dentro di me, nel mio animo qualcosa si è staccato, che nella mia mente si è interrotto un dialogo a distanza con una persona affidabile, molto stimata.

Il ricordo fortemente vivo e vivido dell’incontro, avuto al Salone Internazionale del Libro di Torino, con il poeta Franco Loi mi assale dopo questa improvvisa e inaspettata notizia.

Il suo sguardo intenso e luminoso balza nella mia memoria. Il proficuo e breve scambio di idee sull’importanza e sul valore della poesia, in un mondo caratterizzato dalla frenesia e dalla velocità del vivere, riemerge con lucidità nel bagaglio dei ricordi e dei pensieri legati al “fulmineo” incontro di peso e di qualità esistenziale. Fisicamente non lo conoscevo, ma rimasi enormemente colpito dalla straordinaria sensibilità, gentilezza e disponibilità della sua personalità.

I suoi preziosi suggerimenti su come coltivare la passione per il linguaggio poetico, il suo aiuto pratico nel creare, all’interno dell’attività  di ricerca del laboratorio di poesia, una metodologia dello scavo, sono stati un viatico utile e necessario per proseguire il cammino formativo di scoperta per un corretto contatto con la poesia.

Grazie ai suoi unici ed eccellenti consigli, ho potuto costruire, insieme ai vari componenti del gruppo di poesia, presso il Centro Socioculturale per Anziani “Vittorio Veneto” di Latina, un approccio utile e produttivo per come leggere, scrivere un testo poetico e poterlo comprendere, assaporare, gustare, assimilare e comporre in maniera più consapevole e sicura e stimolare così l’intelligenza creativa, la fantasia e la sensibilità.

Ma chi era Franco Loi? Questa domanda me la posi anch’io dopo il “folgorante” incontro con il poeta. Incominciai a documentarmi, a studiare, a leggere le sue raccolte poetiche, a conoscere la sua biografia umana e letteraria di poeta, scrittore e saggista.

Nato a Genova nel 1930, cresciuto nella Milano popolare, è diventato una delle voci più originali e autorevoli della cultura milanese, lombarda e italiana. È stato uno dei più importanti autori italiani del secondo Novecento. Si era formato come autodidatta ed esordì più che trentenne nella letteratura e nella poesia.

 Dopo il diploma in ragioneria, iniziò a lavorare come contabile allo scalo merci di Lambrate di Milano e poi come impiegato del porto di Genova fino al 1950. Nel 1955 fu incaricato per le relazioni pubbliche presso l’Ufficio pubblicità della Rinascente e nel 1962 lavorò all’Ufficio stampa della casa editrice Mondadori. In gioventù fu un militante comunista e collaboratore dell’Unità.

 

Nel 1973 esordì come poeta dialettale, pubblicando I car, una raccolta giovanile di versi con i quali dialogava con se stesso e l’anno dopo pubblicò la raccolta Poesie d’amore. Nel 1975 compose il poema Stròlegh, per il quale ricevette molte critiche positive. Questo testo, di forte consistenza concettuale e drammaturgica, fu pubblicato dall’editore Einaudi con l’introduzione del critico letterario e saggista Franco Fortini.

Nel 1978 scrisse la raccolta Teater e nel 1981 l’opera L’Angel (ampliata nel 1994 e accompagnata da un poderoso saggio scritto dal filologo e accademico italiano Cesare Segre), dove l’autore scrisse: «la mia idea era di raccontare la vita di un italiano medio che si muove lungo i momenti cruciali della nostra storia con la convinzione di essere un angelo. È un testo al quale non ho mai messo la parola “fine”. Nei miei libri successivi c’è sempre stata una sezione intitolata L’Angel come se avessi ancora bisogno di aggiungere qualcosa».

Per quanto riguarda la sua poesia dialettale,  il poeta Guido Oldani ha scritto: «Loi è poeta che sa prendere la callosità del dialetto lombardo e farlo volare liricamente come una piuma».

E noi, mantenendo sempre vivo la sua memoria, vogliamo ricordare ciò che ha scritto lui stesso: «La poesia è come il sogno, esprime la nostra parte inconscia, quello che ti viene dettato da dentro. La poesia è il momento in cui ti congiungi con l’ignoto, con il mistero, anche con Dio. La poesia non è un uso della parola, perché la poesia è un movimento che suscita la parola. La poesia è voce, elemento corporeo attraverso cui si plasmano sentimenti e pensieri, è respiro con cui si modula il proprio stare al mondo».


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