Foto di Giuseppe Miele

LATINA – “È un profondo senso di dolore e di costernazione quello che abbiamo provato alla notizia dell’immane tragedia che ha colpito Cori. Noi, come associazione e come cittadini, ci siamo interrogati ancora una volta su quanto sia necessario usare la massima cautela e attenzione sulle strade per evitare di causare incidenti o restare vittime di irreparabili sciagure destinate a segnare per sempre l’esistenza di persone e di intere famiglie. Sinistri mortali che ci spingono a non abbassare mai la guardia, invocando ancora una volta interventi mirati affinché certe tragedie possano essere scongiurate. Siamo tutti noi che dobbiamo prenderne atto e adoperarci singolarmente, nel nostro vivere quotidiano, creando i presupposti per circolare sulle strade con la massima serenità. A cosa serve cercare responsabili o causalità dopo aver perso un proprio caro? Siamo profondamente addolorati ed allo stesso tempo pervasi da un senso di rabbia e di dolore perché torniamo ancora a registrare questi avvenimenti che, alla fine non hanno, un senso pur nella loro drammaticità. Perché dobbiamo morire sulla strada? Ce lo dovremmo chiedere tutti prima di metterci alla guida di un mezzo, e non dopo che è avvenuto l’irreparabile”.

A scriverlo, in una nota, è Giovanni Delle Cave, il papà di Eros, Responsabile dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada APS per la sede di Latina e Frosinone.

Ma quanti ne devono morire perché qualcuno intervenga sul serio? Dopo la strage lo spettacolo della morte. La preoccupazione cresce non soltanto per le tante vite spezzate o invalidate, ma anche per la quasi assenza di reazioni corrispondenti, anche a livello dell’opinione pubblica e della gente comune. Sembra che a queste morti ci si stia rassegnando, abituandosi quasi fossero ineluttabili o un tributo da pagare al dio del profitto e della velocità. Oltre lo strazio dei genitori, dei parenti, degli amici, non c’è da parte dei pubblici poteri un’azione, un programma mirato almeno ad una seria inversione di tendenza. Ad ogni strage segue il solito rituale: il sindaco che proclama il lutto cittadino, i politici addolorati (DI COSA NON LO SAPPIAMO), il prete che si appella al valore della vita, la gente che applaude le bare e la televisione che tutto riprende e diffonde. Lo spettacolo della morte è servito. Dopo non accade più nulla, fino alla prossima strage. Così non si può continuare! Bisogna fare qualcosa per porre fine alle stragi.

L’associazione Italiana familiari e vittime della strada, da sempre in prima linea per la sicurezza stradale, dice basta: è ora di intervenire seriamente e con urgenza”.


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