“Io Tiresia,vecchio con poppe avvizzite,/percepii la scena, e predissi il resto-/anch’io attesi l’ospite inaspettato./Lui, il giovane pustoloso, arriva,/…./con un solo sguardo baldanzoso,/uno del popolo a cui la sicumera sta/ come un cilindro a un giovane cafone arricchito./Il momento è ora propizio,come lui congettura,il pranzo è finito….” (A.Camilleri,Conversazione su Tiresia). Grande Camilleri, come i grandi,autentici classici, eterno, immortale. Un ciclone abbattutosi su quella parte d’Italia rasa al suolo dalla barbarie,ignoranza, insensibilità dei nuovi barbari. Invasa-ta dal reddito di cittadinanza, destinata a essere scompensata dal “reditu” di povertà ossia da una povertà di ritorno(lat.reditus) nel senso che i malefici (altro che benefici!) non tarderanno a venire. Un’Italia imbarbarita in cui i classici rischiano di essere seppelliti anche nelle scuole se non si provvede a respingere l’assalto dei vandalici,distruttivi smartphon e stregonerie similari, sirene infide che avvelenano e offuscano i sensi e i sentimenti,ottundono il cervello. Da Seneca a Calvino lo abbiamo appreso: leggere i classici non una ma tante volte, ogni volta li scopriremo nuovi. Con essi riscopriremo l’uomo che è in noi, ci chiederemo con Primo Levi se davvero “questo è un uomo” cioè un popolo umano e pensante. No, non è questo il vero popolo,anch’esso imbarbarito da una barbarie globale,è vero, nel nostro piccolo da Quelli che uomini non sono bensì mercenari della cosa politica,lanzichenecchi. “servi della regione o landa” (Land+ Knech),purtroppo, non della ragione. Asserviti alla logica del potere spacciandosi per salvatori del popolo e della patria, gente dal millantato credito e di malafede. Grande lezione di civiltà,di riscatto dalla barbarie quella di Camilleri il quale,oltre al merito poetico,letterario,teatrale, ha avuto il grande merito di resettare pure la televisione sia pure per un arco di tempo troppo breve. Anche il suo ringraziamento alla Rai per non averlo interrotto con la pubblicità va letto tra le righe/parole: un modo arguto,sottilmente ironico e signorile per dire che la mercificazione in atto di cui la pubblicità è complice in primo grado, è uno dei m ostri che il Tiresia del XXI secolo dovrebbe accecare.(gmaul)


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