Umberto Brindani è laureato in filosofia all’Università di Bologna, giornalista professionista dal 1985, ha iniziato la sua carriera al mensile Espansione, passando successivamente al quotidiano finanziario Italia Oggi. Nel 1986 è approdato a Panorama, dove è stato il principale collaboratore del direttore Carlo Rossella, rivestendo la carica di condirettore. Nel 2004 è passato al Gruppo Editoriale Hachette- Rusconi dove ha assunto la direzione di Gente. Nel 2005 è tornato alla Mondadori, dirigendo per un anno il settimanale Chi affiancato dal vicedirettore Alfonso Signorini. Il 16 ottobre 2006 è passato alla direzione di TV Sorrisi e Canzoni, sostituendo Massimo Donelli(passato alla direzione di Canale 5).
A fine 2007 ha partecipato a una polemica a distanza con l’attore e autore satirico Daniele Luttazzi, nata in seguito a una risposta data da Brindani in una rubrica del settimanale, in cui il giornalista criticava il comico approvandone l’allontanamento dagli schermi di La7.
Il 19 giugno 2008 ha lasciato la direzione di Tv sorrisi e canzoni (al suo posto subenterà Alfonso Signorini) e la Mondadori per approdare alla RCS, dove è diventato condirettore di Oggi e direttore di Tv Oggi. Nel febbraio 2010 è diventato anche direttore del settimanale. Dal giugno 2015 è Direttore responsabile del nuovo settimanale “Reazione a catena”. A gennaio 2022 ha lasciato la direzione di Oggi dopo 12 anni, sostituito da Carlo Verdelli. Dal febbraio 2023 è di nuovo direttore responsabile del settimanale Gente, attualmente edito da Hearst Magazine Italia.
La sua ultima fatica letteraria “Suicidio imperfetto” edito da Armando Curcio editore.
Un giornalista di Nera, appassionato di inchieste e indagini sui casi di cronaca, stanco e annoiato da una professione ormai al declino, si trova suo malgrado invischiato nella morte della giovane figlia del suo editore. Una tragedia che colpisce tutto il giornale e l’opinione pubblica. Inizia così le sue indagini, interpella le sue fonti, fa ricerche su internet e grazie soprattutto al fiuto di cronista vecchio stampo arriva a mettere insieme vari indizi. Scopre uno scenario fatto di prostituzione, droga, soldi facili. Animato dal sacro fuoco della verità, azzarda e si avvicina a personaggi equivoci, segue la pista dei criminali serbi… La donna magistrato che conduce le indagini apprezza il suo lavoro ma apparentemente non lo sostiene. Cosa c’è dietro, cosa vogliono nascondere? Un giallo metropolitano che si legge d’un fiato e apre scenari inaspettati su un certo modo di fare giornalismo e di amministrare la giustizia.
E’ riassumibile a grandi linee in questo modo, ma tra pedinamenti, aneliti sentimentali in odor di melodramma, tentativi di suicidio, sfocia in un finale rivelatore di un intrigo inatteso.
Siamo insomma al cospetto del brivido più compiuto e complesso: il romanzo che ne chiude idealmente è un distillato di suggestioni dark – una storia d’amor fou che è anche una detective story che è anche thriller, che è possibile storia di e/o di follia – intessuta di simbolismi tematico-formali funzionali ai temi del doppio e della vertigine, nelle vertigini di cui soffre il “detective”.
Uno degli sconfinamenti funzionali più suggestionanti del romanzo risente infatti degli stilemi climi, qui caricato di connotati aggiunti, psicanalitici e thriller.
L’autore inquadra opportunamente il “thriller imperfetto”, “pieno di buchi (ma forse sarebbe più esatto dire buchi neri, non tutti involontari”).
Forte di una competenza consolidata negli anni, Brindani analizza le tracce formali e contenutistiche della storia, divagando funzionalmente, a sostegno di una lettura ulteriore a quella consolidata.
Il romanzo scandaglia ancora, scena per scena, anticipi e derivazioni, efficacemente rinquadrato come crossover di paura e desiderio, amore e morte, ricerca di senso e smarrimento.
Il caso coinvolge il protagonista in modo profondo e diretto su più fronti,
L’unica persona in grado di fornire qualche informazione sul killer è proprio il protagonista.
Quello del protagonista è un personaggio imperfetto e vulnerabile, che sta facendo del suo meglio per mantenere il precario equilibrio fra vita privata e lavoro.
Prova sensi di colpa, ma sente che il suo impegno è necessario perché il mondo – che a volte sembra cospirare contro di lui – sia un posto migliore. Proprio perché occupa una posizione di rilievo, e deve combattere contro la diffidenza.
Un altro dei punti di forza di questo romanzo è senza dubbio la dettagliata descrizione del lavoro investigativo. Si rafforza l’identità dei personaggi, si supporta l’azione e crea empatia, anche se non mancano imprevisti, ostacoli ed errori – alcuni piuttosto grossolani – nella valutazione dei fatti, con conseguenze devastanti per l’indagine.
Nel finale poi viene espressa una considerazione tanto lucida quanto forte, che ci porta a riflettere sul concetto di legge.
Capite bene che in quest’opera, c’è tanto per cui appassionarsi, rinnovando con piacere il momento di incontro col libro e la storia che contiene.
Alessandra Trotta
(Giornalista e scrittrice)
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