LATINA- Giorni or sono la Sala De Pasquale, del  Comune di Latina, ha ospitato il noto sondaggista Pagnoncelli, per la presentazione di un suo libro. Non ero presente all’incontro,ma. mi è stato riferito che è intervenuta anche la Direttrice della Feltrinelli che avrebbe dichiarato o chiarito che, presso quel luogo, non saranno più previste/autorizzate presentazioni di libri e occasioni similari. Una dichiarazione che merita almeno qualche nota critica. Credo sia conclamato che la città continui a non brillare per iniziative culturali, per così dire istituzionali, concertate cioè  alla luce di una visione della cultura non episodica o d’occasione, bensì che rifletta il senso dell’essere cittadini “tutti fra sé confederati”: uniti dall’esigenza e dal sentimento di essere attori e non solo spettatori. Una visione finalizzata alla polis,quindi, politica. Nel suo piccolo, Massimo Bortoletto, già direttore della Feltrinelli, aveva intuito la valenza e l’importanza per la città di creare un punto di incontro e aggregazione dove poter praticare quel “commercio delle idee”(significato e significante di matrice illuministica) connaturato al vivere civile. Dove la presentazione di questo o quel libro era semplicemente l’occasione per discutere delle idee,delle riflessioni o fantasie di quanti agiscono e pensano da “animali politici”(Aristotele):persone,cittadini che non si accontentano del pressappoco e del sentito dire. Certo,lo spazio era esiguo eppure era bello vedere giovani e non assiepati per terra (come ai tempi dell’Università!) o stipati su sedie improbabili, tutti felici di ritrovarsi e riconoscersi in un luogo in cui sentirsi accomunati dall’essere parte attiva (pensante) di una città; di “essere gentili al mondo” Sono bastati pochi anni perché quell’angolo felicemente improvvisato, facesse breccia nel cuore di molti cittadini, avvertito come una gratificante consuetudine che riscaldava un luogo di per sé strutturalmente “immagazzinato”.Ripensando al clima di quell’angolo affiora la nostalgia delle vecchie,piccole librerie superstiti,per fortuna,non azzerate da un fiscale pragmatismo o da corte vedute. A dire il vero questa direttrice fa pensare a qualche dirigente scolastico(!) Esemplare(al negativo) la sorte analoga toccata all’Auditorium del liceo Classico, un altro spazio divenuto negli anni un “centro propulsivo” di attività culturali e varia umanità, aperto e frequentato da un pubblico eterogeneo, oggi inspiegabilmente azzerato. Come altri spazi o edifici della città un tempo vitali,poi,devitalizzati per incoscienza o ignoranza, per disamore della cosa pubblica: dicasi del  mercato annonario,l’ex Banca d’Italia, per i quali ci auguriamo che, finalmente, la mente degli amministratori (Comune) si illumini se non d’immenso (non pretendiamo tanto) almeno di buon senso! Nel caso dell’Auditorium il discorso è ancora più grave denotando scelte incomprensibili, un discorso che chiama in causa la scarsa lungimiranza della gestione,della Provincia, collateralmente del Comune. Nel 2009 fu firmato un protocollo d’intesa dall’allora preside uscente del liceo Classico e dal Presidente della Provincia circa l’utilizzazione (esterna) dello stesso. Nella paradossale e incresciosa situazione e condizione del “D’Annunzio” ( a tutt’oggi inagibile) quel luogo aveva tutti i requisiti per sopperire al fabbisogno: un teatro attrezzato di tutto punto come il “Ponchielli” (Scuola Media “A.Volta”) ma più grande (palcoscenico e posti a sedere, anche rispetto al Moderno),quindi, più consono a realizzare una stagione teatrale. In un’epoca ormai lontana ha ospitato il Teatro Argentina di Roma (Ritter Dene Vosse con M. Popolizio,M. Mandracchia, M.Paiato; Il pedone rosso, con gli allievi -diversamente abili- del Laboratorio teatrale “Piero Gabrielli” di Roma); il teatro Gioco Vita di Piacenza (La barca dei comici-Goldoni,Scrooge);La signorina Else (Strindberg),una produzione dello stesso Liceo Classico in collaborazione con la Scuola civica di teatro “Paolo Grassi” di Milano e la partecipazione della Provincia di Latina (un progetto); il Piccolo teatro di Milano (recital A.Jonasson-F.Graziosi,omaggio a G. Strehler a un anno dalla sua morte; Tutti quelli che cadono con Anna Nogara) e ancora, Moni Ovadia,N. Piovani,altri. A differenza di quel (glorioso!) teatro il “Ponchielli” è tenuto come un vero gioiello, uno spazio privilegiato, valorizzato all’ennesima potenza. Di pubblica utilità rispetto ai tanti della città che,purtroppo,risultano “vietati ai minori” idest i cittadini deprivati del piacere e della possibilità di usufruirne. La triste storia del teatro D’Annunzio la dice lunga, ancor più triste per una non irrilevante appendice: il degrado indecente del seminterrato (sottostante la sala conferenze del Grand Palais), un tempo significativo succedaneo o corollario dello stesso. Un teatro-studio dove si svolgeva un proficuo laboratorio teatrale (tenuto dall’attore Aldo Massasso), alcuni spettacoli sperimentali per essere l’equivalente di quei “teatri di cantina” romani e non solo. Vi fu rappresentato il recital brechtiano (poesie e canzoni) “Un’ora da tre soldi” (curato dallo scrivente) con Nino Bernardini, Lina Bernardi, il compianto Maurizio Tartaglione,Verdiana Costanzo,Giulia Maulucci (occhio ai nomi!); Maria Corsetti scrisse una bella recensione. Uno spazio oramai da tempo immemorabile sommerso dall’acqua, praticamente, distrutto. Non parliamo del “Cafaro letteralmente devastato e saccheggiato,concesso senza risparmio né riguardo ai cosiddetti cani e porci,soprattutto,dopo l’unica,onorevole eccezione dei concerti del Campus. Finale di partita: un teatro da compiangere piuttosto che da vedere (significato del termine greco,théatron), uno dei tanti spazi azzerati dalla superficialità o disattenzione di una politica niente affatto culturale. Uno dei luoghi incolti (non coltivati) deprezzati e disprezzati, per fortuna, compensati da spazi alternativi utilizzati da quanti intendono e sanno ancora proporre interessanti iniziative benché a titolo “privato”(non istituzionale),per esempio, le imperdibili occasioni musicali al Circolo Cittadino. (g.maul)


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