L’8 giugno è l’ultimo giorno di scuola per molti istituti scolastici. È evidente quanto sia stato un anno scolastico difficile per tutti. Difficile per gli studenti, dai più piccoli del nido e della scuola dell’infanzia, ai più grandicelli della primaria, difficile per gli adolescenti delle scuole secondarie e per i giovani degli ultimi anni.
Ogni studente ha dovuto affrontare l’allontanamento dalla sua comunità, la perdita del contatto con i compagni, del confronto diretto con gli educatori e anche della frequentazione dei luoghi scolastici: i corridoi, la classe, il cortile, la palestra, la mensa… quella scuola così difficile, inadatta, vecchia è sembrata di colpo così importante e fondamentale, impossibile da sostituire, neanche con una buona connessione.
Difficile per le maestre e i maestri, le docenti e i docenti, che hanno dovuto reinventarsi davanti a metodologie per molti completamente inesplorate e hanno dovuto sperimentare tanti errori pedagogici in un mondo per lo più sconosciuto: nessuna didattica può essere “a distanza”, ma molti docenti hanno testimoniato che si può creare “prossimità” anche non in presenza.
Difficile per i genitori che come mai era avvenuto prima si sono ritrovati centrali e fondamentali nella mediazione educativa e didattica, sopratutto per i bambini più piccoli. E spesso hanno vissuto sulle proprie spalle tutti i momenti di solitudine, tutti i momenti di frustrazione come tutti i momenti di soddisfazione per ogni risultato mancato o raggiunto dai propri figli.
Difficile per i dirigenti scolastici che si sono caricati, volenti o nolenti, tutte le responsabilità del momento pensando alla sicurezza del presente e del futuro prossimo, dei loro studenti come di tutto il personale.
Oggi comincia il tempo per fare sintesi e condividere i processi di valutazione degli apprendimenti.
Vogliamo augurare a tutti gli studenti, a tutti i docenti, a tutti i dirigenti scolastici e a tutte le famiglie, che possano davvero sentirsi sempre di più una comunità educativa, che possano sentirsi ognuno nella sua singolarità essenziale e insostituibile per la costruzione di questa comunità, che è e sarà sempre una comunità in costruzione, perché la scuola, come scrisse don Lorenzo Milani al suo allievo Francuccio Gesualdi, “deve tendere tutta nell’attesa di quel giorno glorioso in cui lo scolaro migliore le dice: “Povera vecchia, non ti intendi più di nulla!” e la scuola risponde rinunciando a conoscere i segreti del suo figliolo, felice soltanto che il suo figliolo sia vivo e ribelle.
Abbiamo tutti, oggi, la grande e forse unica nella storia recente, possibilità di ricostruire una scuola differente, una scuola inclusiva, contemporanea, luogo dove costruire saperi nuovi, luogo di centralità. Possiamo farlo solo se saremo insieme, una comunità. Ripartiamo, ripartiamo dalla scuola.(Gianmarco Proietti assessore alla Pubblica Istruzione )
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