“Far conoscere i fatti – diceva il grande maestro di giornalismo, che ci ha lasciato oggi a una ragguardevole età – è già un modo di risvegliare le coscienze”. Zavoli amava raccontare i fatti e detestava l’informazione enfatica e ammiccante, tanto di moda oggi.
Chi era Sergio Zavoli? Forse i più giovani non lo hanno mai sentito nominare. Ma a lui si devono tante invenzioni intelligenti nel mondo dell’informazione pubblica….da Processo alla tappa, a Tv7 , a Viaggio intorno all’uomo a La notte della Repubblica e molto altro. Tutti format intelligenti e di successo voluti dal cattosocialista o “socialista di Dio”, come veniva definito all’epoca, dal nome di un suo libro.

Zavoli era un professionista rigoroso e irraggiungibile, che amava conversare e intervistare con toni pacati e spiazzanti i suoi interlocuturi. La sua figura autorevole riempiva lo spazio del tempo concedendo dignità a tutto.
Non lo nego. Per me era un mito. Tanto che avevo acquistato ancor prima di conoscerlo molti dei suoi libri.

Eh si. Mai avrei pensato che un giorno lo avrei incontrato e ancor di più, ricevuto un importantissimo riconoscimento professionale da lui.

Come accadde? Ho dovuto fare un bel lavoro di memoria per ricostruire il tutto.
Era l’inizio del ’97 e io lavoravo come addetto stampa del ministro Vincenzo Visco alle Finanze.
Un pomeriggio tra un gruppo di agenzie che mi portarono, quasi tutte di economia, ce ne era una che attrasse la mia attenzione. Ad Alatri era stato bandito, forse per il secondo anno, non ne sono sicura, il concorso nazionale di giornalismo Alberto Minnucci. Un premio importante che pare sia stato assegnato anche a Enzo Biagi, Bruno Vespa, Carmen Lasorella, Lilli Gruber etc. Un concorso di grande richiamo quindi. Soprattutto per l’autorevolezza della giuria.

Quell’anno il tema era sull’ambiente e si poteva partecipare solo con articoli già pubblicati.

Sulla pagina regionale del Messaggero era stato da poco pubblicato un mio articolo sulle aquile dei monti Lepini. Si trattava di uno studio del ricercatore e naturalista pontino Luigi Corsetti, che mi aveva raccontato del suo incontro con le aquile sul monte Gemma. Luigi che aveva studiato per anni quei nidi, non rivelando mai dove si trovassero per non mettere in pericolo i volatili, mi descrisse le attività delle famigliole che li abitavano. Decisi di partecipare con questo pezzo. E, come sempre, inviai e me ne dimenticai.

Una sera tornando da Roma tardi, vidi sulla panca dell’ingresso un telegramma indirizzato a me. Lo aprii, lessi solo Alatri e gli occhi cominciarono a ballare. Non capivo e non vedevo nulla. Chiesi a mio marito di leggerlo lui per me. Lo fece. Mi comunicavano che avevo vinto il primo premio, ex aequo, per la sezione del corrispondente locale.

L’appuntamento per tutti era ad Alatri il 6 settembre. E quindi il giorno in cui tutto il mondo era incollato alla tv per seguire i funerali di Diana, la mia famiglia e io, partimmo per Alatri.

Sergio Zavoli che era rimasto imbottigliato nel traffico di Frosinone…”tra quegli assurdi semafori” disse, arrivò in ritardo.

Fui orgogliosissima della motivazione con cui mi assegnarono il premio. La lesse Vittorio Emiliani, altro autorevole giornalista, già direttore de Il Messaggero. Disse che il mio era un pezzo molto bello e ben scritto… “cosa rara”, sottolineò e che dava a tutti la sensazione di stare su quel monte a vedere e a scrutare la vita di quei rapaci. Anche Zavoli si congratulò e mi consegnarono una targa e una somma di denaro che spesi per un ricordo di quel giorno.

Fu una cerimonia sobria ed elegante, come la persona che la presiedeva.
Un ricordo di cui andar fiera e che porterò ancor di più nel cuore ora che il grande maestro ci ha lasciato.

“ Il giornalismo italiano perde uno dei suoi maestri” ha detto Mattarella poco fa. “Il congedo di Zavoli – come lui stesso lo definiva – sarà occasione per ripensare la sua eredità, per ricordare l’originalità e la qualità dei suoi lavori più importanti, per trarre spunti e ispirazione dal suo stile, dalla sua etica professionale, dalla sua grande forza narrativa capace di andare in profondità e di cogliere l’umanità che sta dietro gli eventi e i protagonisti”.

Buon viaggio Maestro.


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