Si separa dalla moglie e 36 anni dopo scopre di avere l’epatite C, contratta proprio dalla moglie e deceduta 15 anni fa a causa della stessa malattia.
Archiviato il matrimonio, l’uomo scopre nel 2014 di essere positivo al virus HCV, malattia progredita in cirrosi e tumore al fegato. L’anziano, attraverso informazioni incrociate, ha avviato una ricostruzione della vicenda, resa più complicata dal fatto che l’ex moglie era nel frattempo morta. Molto probabilmente la malattia era stata conseguenza di un contagio dovuto a trasfusioni di sangue infetto.
Il suo avvocato ha dunque avviato una causa per il “danno indiretto o da rimbalzo”. A oltre 36 anni dai fatti il tribunale ha riconosciuto un risarcimento di 600mila euro stabilendo che “non vi è dubbio che, sulla base delle produzioni in atti e degli accertamenti medici d’ufficio, può essere ravvisata sia la sussistenza di un nesso causale tra le trasfusioni e la patologia contratta […] sia la conseguente responsabilità del Ministero convenuto. Per quanto attiene alle cause che hanno determinato la contrazione del virus, il nesso causale con la patologia contratta dalla ex moglie a seguito delle trasfusioni del 1982 può ritenersi accertato giudizialmente in forza del principio della verosimiglianza nonché per la mancata prova dell’esistenza di altre possibili situazioni produttive del contagio”. Al momento lo stato di avanzamento del virus dell’epatite C non consente all’anziano di curarsi con i farmaci di nuova generazione.
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