LATINA- Che stupendo Paese, il nostro! L’ultima sbandata ce la siamo presa per un Professore Ordinario di Diritto Privato che, fino a due anni fa, non sapevamo dove e cosa insegnasse. Non stiamo mica parlando di un Sabino Cassese, di un Flick o di un Rodotà. Un professorino di provincia assurto in cattedra grazie ad un rapporto tutto particolare con il Prof. Guido Alpa, a digiuno di qualsiasi esperienza politica, s’è ritrovato al Governo dalla sera alla mattina. Come è potuto accadere che un Paese come l’Italia, membro autorevole del G7, spalancasse le porte di Palazzo Chigi a Giuseppe Conte? Nello stivale miserabile ed un po’ straccione dove i cinquestelle han potuto sbancare al botteghino elettorale, minacciando d’aprire le aule parlamentari come una scatoletta di tonno ( e vaffanculo alla democrazia rappresentativa ed altre sciocchezze, viva la piattaforma Rousseau al grido di onestà onestà onestà !!!) e distribuendo a destra e a manca un po’ di soldi per rimanere sul divano a ruttare sui social media, è accaduto l’impensabile. Uno dei leader del movimento suddetto, il grillino e manettaro Alfonso Bonafede, ex dj siciliano trapiantato a Firenze, ha suggerito al suo leader Giggino Di Maio (un ex bibitaro dello stadio San Paolo, passato dalle noccioline alla diplomazia della Farnesina) di coinvolgere il Prof.Giuseppe Conte nella campagna elettorale del 2018. Al bambinello di Pomigliano non è parso vero di avere fra i suoi un cattedratico, perdipiù elegantissimo nei suoi abiti sartoriali con annessa pochette. Infatti, in una celeberrima conferenza stampa, il Prof. Giuseppe Conte è stato presentato da Di Maio come ipotetico Ministro della Pubblica Amministrazione in un eventuale governo pentastellato.
Come andò a finire lo sappiamo: Conte da improbabile Ministro divenne Premier del suo primo gabinetto. Il Vicepremier e uomo forte dell’esecutivo era Matteo Salvini, quello che al Papeete s’è lasciato andare ad alcol e cubiste. Da Ministro degli Interni il leader leghista ha varato i cosiddetti “Decreti Sicurezza”, subito bollati dalla sinistra come un provvedimento chiaramente razzista e xenofobo. Conte, incravattato e con la splendida tintura fresca di parrucchiere, s’affrettò a farsi immortalare con dei cartelli con su scritto “Decreti Sicurezza” avendo accanto il mitico Salvini.
Passata la sbornia di Milano Marittima, grazie ad un colpo di genio dell’antipaticissimo Matteo Renzi, Conte s’è ritrovato nuovamente a Palazzo Chigi con Pd , Leu (il partito di sinistra-sinistra di Speranza- Bersani- D’Alema) ed Italia Viva. Scoppia la pandemia ed il nostro comincia ad essere affetto da una sindrome superomistica che si riassume in un acronimo: DPCM. Rimando qualsiasi valutazione tecnica alle valutazioni espresse più volte dall’ex Presidente della Corte Costituzionale Sabino Cassese. Basterebbe ricordare che soltanto il 2% dei provvedimenti varati dal Governo per fronteggiare il Covid hanno visto il coinvolgimento del Parlamento.
Quando Italia Viva ha fatto notare alcuni ritardi ed inefficienze nella elaborazione del Recovery Plan, il Premier nel corso di una conferenza stampa si è espresso così: “Ci vediamo in Aula!”. Di più, nelle scorse ore è stato depositato il simbolo del nuovo partito che dovrebbe far riferimento a Conte, “Insieme”.
Tutte queste cose lasciano intuire che il Premier abbia gradito il sapore della caramella politica e che tutto desideri fuorché lasciare i palazzi romani. Chiama Mastella, corteggia senatori centristi ed altri poveri disperati che, pur di non andare a casa, legittimamente cercano di allungare il brodo della Legislatura. Sempre aperta, per Conte, è la finestra del voto che, a quel punto, lo vedrebbe nel remake della candidatura – sciagurata e sfigatissima – del Monti alle elezioni politiche del 2013 con “Scelta Civica”.
La verità è che Renzi, aprendo la crisi, ha posto al centro del dibattito la centralità della Politica. Si dice sia irresponsabile una crisi politica in piena pandemia: in America (quella che celebriamo come “la più grande democrazia occidentale” ma dove vige la pena di morte) si assalta il Campidoglio, mentre da noi al massimo si cambia l’inquilino di Palazzo Chigi.
Dire o ci sono Conte e Casalino al Governo o c’è il vuoto politico fa torto all’intelligenza di chi dovesse pronunciare una tale idiozia. Se un Governo arranca, litiga, non funziona – specialmente in un periodo come questo, dove il Covid impone coesione e scelte rapide – è un dovere lavorare per un nuovo Esecutivo che faccia ripartire il Paese.
Il Professore Ordinario di Diritto Privato Giuseppe Conte, a seguito delle dimissioni di due Ministri e di un Sottosegretario, non sente l’esigenza – politica e giuridica- di salire al Colle per rimettere il suo incarico nelle mani del Capo dello Stato.
Persino il grillino Presidente della Camera Fico ha ricordato al Premier che è suo preciso dovere riferire in Parlamento, istituzionalizzando quindi la crisi di Governo.
“Fonti di Palazzo Chigi”, leggi Casalino, hanno lanciato l’hashtag #AvanticonConte. Noi, più modestamente, siamo per la soluzione più rapida ed immediata: #AvantiSENZAConte.
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