Premessa: sarò irrimediabilmente “letterario”, perdonatemi. Per buttarla sul politico, la vittoria dei “soldi soldi”, l’ ho presa un pò come un reddito di cittadinanza,per dirla coi giova,una paraculata dunque, una cinquestellata della Rai. Non deve far meraviglia,invece, l’esclusione dei vincitori ideali, prevista da sempre per le opere d’arte (pensate alla mostra dell “‘arte degenerata”,una specie di festival voluto da Hitler contro grandi capolavori della pittura contemporanea da lui messi al bando!),per gli Oscar negati a film riconosciuti,poi, dalla storia del cinema come capolavori, risarciti da un successo e una durata nel tempo incredibili. Per autori,artisti e poeti disprezzati o ignorati tra cui Leopardi (bocciato dagli accademici), i poeti maledetti francesi e non; grandi opere liriche fischiate dalla critica e messe al bando (vedi Verdi, Bertolucci con Ultimo tango) etc. Tutto nel conto come la storia insegna,anche il divario o contrasto tra le generazioni, il vecchio e il nuovo. Un esempio per tutti,la Scapigliatura milanese e quella tedesca, lo Sturm und drang tedeschi (tempesta e assalto, più correttamente impeto tempestoso), movimenti della contestazione del passato,della baldanza giovanile e rivoluzione così nel costume (dai capelli in giù) come nel linguaggio.Sempre attuale un motto degli Sturmer: “I pensieri sono liberi da dogana”. Gli Scapigliati rottamarono Manzoni, un “paruccone” da buttare nel cesso, Emilio Praga lo sbeffeggiò col motto “Cristo è rimorto” che fa il paio con “i cazzi” di alcune canzoni sanremesi.La Scapigliatura fu senz’altro uno dei movimenti e momenti più innovatori così della lingua come del costume, un’avanguardia davvero avanti, non tutti i suoi esponenti,però, furono tali. Un Praga, ad esempio, non è da paragonarsi a un Carlo Dossi, questi un raffinato, assai ironico, coltissimo, che non andava per il sottile -elogiava la “letteratura dei cessi” (le scritte sui muri), la più autenticamente popolare-. A lui paragonerei Silvestri e la sua bella canzone (dove “cazzo” non stona) che mi ha subito colpito per il senso compiuto,ideale e sociale del contenuto e del messaggio. A Leopardi,invece, assocerei (è un’allusione,non un paragone) Cristicchi per il suo bellissimo testo poetico, una sorta di “ginestra” in re minore che esprime l’amore per l’umanità,la poesia della vita. Ultimo può dirsi uno “scapigliato” lirico, di bella sensibilità, consapevole che a essere effimeri si perde e lui non lo è. Quelli del Volo (mioddio!), non più che dei Crepuscolari in ritardo! Grande la Berté, lei sì vera canzone di protesta, giovane altro che scapigliata, una “fata turchina” in versione Giuditta che ha tagliato la testa a tutti quei giovanotti, Olo(in)ferni approssimativi, super tatuati, propinati come innovatori o non so che, semplicemente sconcertati e sgrammaticati. Lo spettacolo? Barocco nel voler suscitare la “meraviglia”, stupire a tutti i costi anche con il vile metallo pur se spruzzato d’argento o oro. I presentatori? Dignitosi e puntuali protagonisti di una “commedia all’improvviso”, interpreti di un canovaccio solo apparentemente improvvisato, piuttosto scontato e obsoleto nelle battute (gag), accattivanti come gli artisti degli avanspettacoli di buona memoria. Baglioni, l’ “uomo qualunque” sveviano (l’Alfonso Nitti di “Senilità” di Italo Svevo), comunque un personaggio protagonista, c….(mo ci vuole)! Come sempre, la Prima rimane lei: geniale la sua “TIMtarella di luna”, col simbolo/calcomania della sua faccia lunare buffa e sghignazzante: Mina dalle “Mille bolle blu”, la Prima degli esclusi di allora ! Nessuno,nessuno la può giudicare, nemmeno i giovani potranno superarla! (gmaul)


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