Roma – Sono più di 7000 le firme raccolte tra gli operatori nelle aziende sanitarie e negli ospedali di Roma e del Lazio, con la petizione lanciata da Fp Cgil di Roma e Lazio a sostegno di un percorso di stabilizzazione per i tanti lavoratori precari, in gran parte aumentati durante la pandemia Covid. 36000 in tutta Italia, oltre 3500 nel Lazio, tra tempi determinati, partite Iva, somministrati. Sono infermieri, operatori socio sanitari, tecnici di laboratori, tecnici di radiologia, medici, personale amministrativo, professioni tecniche, psicologi, farmacisti e tante altre figure professionali che hanno colmato le carenze strutturali negli organici delle strutture sanitarie del Lazio, provate da anni di disinvestimenti e blocco del turn over.
“È doveroso garantire un futuro a chi ha consentito di sostenere i servizi sanitari in emergenza, nei nostri ospedali e nei servizi territoriali. Si deve evitare che chi ha accettato chiamate a tempo determinato, da graduatorie aperte, avvisi pubblici o manifestazioni d’interesse, non esca dal sistema sanitario a fine aprile o al momento in cui sarà decretata la fine dell’emergenza. Sia perché la pandemia ha reso possibile un’accelerazione nell’inserimento di nuove professionalità in un sistema sanitario in cui erano già presenti enormi carenze, sia perché si potrebbe cadere nel paradosso di dover ricorrere ad altro precariato, creando un dumping tra attuali e futuri precari”, dichiara Giancarlo Cenciarelli, Segretario generale Fp Cgil Roma e Lazio.
“A Governo e Regione chiediamo un intervento concreto che porti alla modifica delle norme relative alle stabilizzazioni, a partire dalla proroga dei termini previsti dalla Madia, come minimo per ulteriori 3 anni, per consentire ai tanti lavoratori che hanno risposto alle chiamate a termine durante la pandemia. Tassello centrale di un complessivo intervento straordinario che da tempo chiediamo per il potenziamento, in modo stabile, del personale sanitario. La programmazione del precedente triennio e i nuovi concorsi, così come le assunzioni in via straordinaria durante il Covid, non bastano: è necessario investire e programmare assunzioni per almeno altri 10 mila professionisti, per compensare il drastico calo dovuto a pensionamenti e mancate assunzioni negli anni precedenti”, prosegue Cenciarelli.
“Abbiamo condiviso con l’amministrazione regionale l’obiettivo di non perdere alcuna unità attuale e di investire complessivamente su nuove assunzioni. Resta imprescindibile per noi garantire, nell’immediato, la continuità lavorativa di chi si è messo a disposizione del Servizio Sanitario Pubblico, in alcuni casi anche lasciando contratti a tempo indeterminato nel privato, e poi tracciare percorsi, all’interno delle norme e delle leggi, che non lascino i lavoratori nell’incertezza, ma diano loro una prospettiva di stabilizzazione, anche con l’espletamento di eventuali concorsi. Il rispetto e la gratitudine che tutti noi sentiamo di dover dare a chi ogni giorno si occupa della nostra salute, devono tradursi, da parte di chi governa e ha la responsabilità di questo processo, nel diritto a un’occupazione stabile e di qualità, perché estendere il perimetro della sanità pubblica, a partire dall’investimento sul lavoro, è strategico e imprescindibile per la garanzia del diritto alla salute di tutti i cittadini”, conclude.
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