Ad accogliere le autorità civili e militari in piazza Lanzuisi, gli alunni dell’istituto comprensivo “Leonardo da Vinci”, che hanno intonato l’Inno d’Italia all’arrivo del Prefetto, S.E. Maurizio Falco. Presenti i vertici provinciali delle forze dell’ordine il Questore Michele Maria Spina, il colonnello dei carabinieri Lorenzo D’Aloia, il colonnello della Guardia di Finanza Umberto Maria Palma, i comandanti locali, rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma e di protezione civile, nonché i vigili del fuoco e la polizia locale. In rappresentanza dei Comuni di Terracina e Lenola, invece, erano presenti i rispettivi vicesindaci: Patrizio Avelli e Severino Marrocco. A fare gli onori di casa, il sindaco Giuseppe Schiboni, che ha ringraziato gli intervenuti, e l’amministrazione comunale.
Dopo un breve saluto alle scolaresche, alle 10 e 30 in aula consiliare si è riunita l’assise civica per il formale conferimento dell’onorificenza. Il primo cittadino, in apertura dei lavori, ha ringraziato l’amministrazione Petrucci per aver dato il via, nel 2014, all’iter che ha portato all’assegnazione della medaglia d’oro da parte del Presidente della Repubblica.
«È importante non dimenticare – ha detto Schiboni, menzionando anche i recenti avvenimenti bellici nella guerra in Ucraina – e trarre insegnamento dalla storia. Purtroppo, fatti come quelli che ricordiamo oggi sembravano lontani da noi, ma quanto sta accadendo in questi mesi ha dimostrato il contrario. Dobbiamo impegnarci affinché simili atrocità non accadano più».
Dopo una lettura da parte del delegato Angelo Guattari, tratta dal libro del parroco di San Felice, don Carlo e relativa agli eventi storici verificatisi tra il ’43 e il ’44 a San Felice Circeo durante l’occupazione nazista, ha preso la parola il consigliere Saputo, che ha ricordato l’iter avviato nel 2014 e la figura di don Giuseppe Capitanio, il parroco che, in quel tragico 4 maggio, cercò di salvare la vita agli italiani rastrellati dai nazisti tentando invano di immolarsi al loro posto.
«Le curve della storia – ha detto il Prefetto – purtroppo ci portano all’attualità, con la guerra in Ucraina. Dobbiamo imparare che il confronto non deve mai diventare conflitto. Dobbiamo insegnarlo alle giovani generazioni, già messe a dura prova dalla pandemia, e dobbiamo far sì che loro facciano tesoro della Storia. È necessario lavorare per mantenere la coesione anche nella quotidianità».
Al termine dell’assise civica, la cerimonia si è spostata a Borgo Montenero. Il corteo, accompagnato dalla banda dell’Esercito Italiano, ha raggiunto l’area in cui sorge il Monumento ai Caduti, dove è stata celebrata una breve funzione religiosa officiata da Padre Bruno Mustacchio, parroco della parrocchia S. Francesco d’Assisi di Borgo Montenero. Presenti anche i familiari di Vittorio Vagnozzi e Giuseppe Gallo, omaggiati con dei fiori dall’amministrazione comunale.
«La storia, anche se con ritardo, dà formale riconoscimento ai nostri martiri ed eroi – ha detto il Prefetto che durante il suo discorso ha voluto accanto a sé la figlia di Vittorio Vagnozzi -. Purtroppo, gli errori degli uomini si ripetono e immagino che, quando nel 2014 avete deciso di formalizzare la richiesta per il conferimento dell’onorificenza, nessuno potesse mai pensare di ritrovarsi otto anni dopo in una situazione analoga, con degli innocenti trucidati. È inutile parlare di ragioni e cause, la verità è una sola: dobbiamo lavorare per il bene e dire “no” alla violenza, senza se e senza ma. Dobbiamo nuovamente riempire i fossati dell’odio in tutte le parti del mondo e chiudere le trincee».
«Sono molti anni che ho l’onore di ricordare i nostri martiri con questa cerimonia – ha aggiunto il sindaco Schiboni – e da sempre ho invitato tutti a mantenere vivo il ricordo e il dolore delle atrocità avvenute, entrambi necessari per produrre pace. E questo non è uno slogan. Il mare è fatto da gocce d’acqua e, analogamente, ciascuno di noi può fare la propria piccola parte».
Molto toccante, in conclusione della cerimonia, le parole pronunciate dalla signora Vagnozzi. «Ringrazio tutti i presenti, i bambini di Borgo Montenero e i suoi abitanti perché – ha detto – in questi 78 anni mi hanno aiutato a sopportare la mancanza di mio padre. Grazie a tutti».
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