Nel pomeriggio di ieri, il generale Vito Di Ventura è tornato al Comando Artiglieria Controaerei di Sabaudia dove, quando era ancora conosciuto come Scuola di Artiglieria Controaerei, ha mosso i primi passi da giovane ufficiale, prima di diventarne il comandante alcuni lustri fa, da Generale di Brigata, dopo che l’ente aveva assunto la denominazione e le funzioni di Centro Addestramento e Sperimentazione Artiglieria Controaerei.

Vi è tornato, non senza un pizzico di emozione, per presentare il suo ultimo libro “Il vento freddo dell’Africa”, edito da Prometheus. Un omaggio a suo suocero, Luca Fortiguerra, al quale lo legava uno spesso filo di stima ed affetto.

Un racconto che comincia a snodarsi dai primi decenni del Novecento per concludersi nel 1980, muovendosi sulle orme delle gioie, dei dolori, delle vicissitudini di un uomo e di una famiglia che, come tantissime altre famiglie italiane, ha patito le ristrettezze di quei tempi e le sofferenze della guerra.

Attraverso la storia del protagonista ne vien fuori uno spaccato autentico dell’Italia dell’epoca, condensato in un romanzo di oltre duecento pagine scritto in forma chiara e scorrevole e dal ritmo serrato, dove ad emergere sono i valori che animano i personaggi, attraverso una descrizione che sa cogliere alla perfezione situazioni generali e dettagli introspettivi.

Nel corso dell’evento, il generale Vito Di Ventura, su sollecitazione dei conduttori, i giornalisti Ebe Pierini e Gaetano Coppola, ha fatto un rapido, ma esauriente, excursus sulla vicenda narrata fornendo anche particolari di carattere militare e non, solo accennati nell’opera, destando grande attenzione ed interesse nel folto uditorio presente all’interno dell’aula magna della Caserma “Santa Barbara”, gremita quasi ai limiti delle sue capacità ricettive.


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