Ieri il sessantenario del passaggio della Fiaccola Olimpico a Sabaudia. Oggi, 25 agosto 2020, pari anniversario per i Giochi a cinque cerchi del 1960, che, con il giuramento degli atleti letto dal discobolo Adolfo Consolini e con il discorso del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, iniziavano ufficialmente allo Stadio Olimpico di Roma. Dove ancora una volta Sabaudia giocò un ruolo da protagonista. Grazie all’argento conquistato nel C2 metri 1000, in coppia con Aldo Dezi, da Francesco La Macchia, un ragazzo siciliano diventato sabaudiano d’adozione. Poco più di tre secondi al finish divisero i due dal gradino più alto del podio su cui salì il formidabile equipaggio dell’allora Unione Sovietica. Una medaglia tuttora di valore semplicemente straordinario per lo sport italiano, perché prima, e rimasta unica, della canoa azzurra nelle competizioni olimpiche fin qui disputate. Un traguardo scolpito nella memoria dei sabaudiani e nella storia di tutto il movimento sportivo nazionale. A portare e trattenere La Macchia sulle sponde del lago di Sabaudia fu la militanza prima nel Gruppo Sportivo della Marina Militare poi in quello delle Fiamme Oro, dove esercitò anche da allenatore e da tecnico federale. “Francesco La Macchia – scrive il sindaco Giada Gervasi – ha saputo incarnare i veri valori dello sport, gli stessi che nella sua carriera ha sempre anteposto a qualsiasi altra cosa, in particolar modo di fronte ai giovani sportivi che è stato chiamato ad allenare. La sua professionalità e le sue indiscusse doti umane siano da esempio per tutti gli atleti, affinché possano vivere sempre lo sport con passione, determinazione e sincera abnegazione”. Da Tonnarella, in provincia di Messina, a Sabaudia, trasportato dall’onda della sua vita agonistica. Il mito della canadese ha conosciuto la città, i suoi angoli, la sua gente, ed è subito scoccato l’amore. Non l’ha più lasciata. A separarli solo la morte, sopraggiunta tre anni fa, all’età di 79 anni.


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