LATINA – “La Riforma del Catasto proposta dal Governo non sarà indolore per i proprietari di abitazioni, con il reale rischio di aumento della tassazione sugli immobili con l’incremento dell’incidenza di tutte le imposte dirette e indirette, in particolare dell’imposta di registro sui trasferimenti immobiliari e dell’imposta di successione relativamente ai fabbricati. Questa tendenza potrebbe poi essere particolarmente pesante per la nostra realtà pontina, in cui il settore edile, già in crisi, potrebbe pagare il prezzo più alto”.
E’ quanto afferma Efrem Romagnoli, past president dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed attuale componente del Consiglio della Camera di Commercio FR-LT che aggiunge:
“La Riforma presentata dal Governo contiene l’art 6, salvato in Commissione Finanze della Camera per un solo voto dall’emendamento che avrebbe voluto eliminarlo. Tale articolo non si limita a introdurre solo una innovativa metodologia per mappare immobili e terreni non accatastati, immobili abusivi o terreni agricoli edificabili, andando poi a rideterminare i valori catastali delle abitazioni adeguandoli ai valori di mercato (da vani a metri quadri), tenendo conto anche delle aree in cui sono edificati, senza portare – almeno stando al progetto di riforma – alcun aumento della pressione fiscale complessiva. In realtà – dice Romagnoli – sono molti a pensare l’esatto contrario, come il Presidente di Confedilizia Spaziani Testa, e cioè a ritenere che l’intento ultimo sia proprio l’aumento del gettito da immobili. Differentemente, infatti, si assisterebbe alla indolore convivenza della rendita catastale riformata e rivalutata con la rendita “vecchia” che, invece, continuerebbe ad essere la base imponibile della tassazione. E questo sembra poco credibile”
Romagnoli spiega meglio cosa potrebbe in realtà accadere:
“L’Amministrazione Finanziaria potrebbe domani ritenere utilizzabili, come imponibile, solo le “nuove” rendite. E l’aumento del prelievo sarebbe realtà, sempre che nel frattempo non si ritenesse anche di intervenire sulle aliquote. A Latina, come nel resto della penisola, la maggiore incidenza si avrebbe soprattutto sugli immobili di medio-basso valore, come ad esempio per un A/3 la cui rendita oggi è in funzione dei 3 vani, e che domani sarà rapportata ai circa 60-70 mq di superficie, tramite un coefficiente. Si stima che gli aumenti medi delle rendite potrebbero raggiungere anche il 128%.
In prospettiva gli sgraditi effetti collaterali sarebbero numerosi e diffusi. Oltre all’aumento dell’IMU ci sarebbe l’incremento dell’incidenza di tutte le imposte dirette e indirette su immobili, come ho detto, ed inoltre un effetto incrementativo dei canoni di locazione, senza tralasciare la perdita di agevolazioni ISEE. Da tutti questi aggravi, sarebbero inevitabili ulteriori effetti inflattivi.
E’ inoltre evidente che siffatto aumento impositivo agirà da disincentivo all’acquisto di immobili, con il negativo impatto sul settore edilizio che è uno dei principali volani dell’economia italiana e dello stesso territorio pontino.
Non dimentichiamoci – conclude Romagnoli – di essere in un periodo di crisi economica che non finirà a breve. Non vorremmo che la revisione delle rendite fosse funzionale al fatto che dal 2027 bisognerà iniziare a restituire i prestiti del PNRR che, come noto, va abbinato a misure di accompagnamento, tipo riforma fiscale, per eliminare le debolezze strutturali dello stato, il che equivale a dire che serve fare nuovo gettito, magari con lo strumento più semplice, cioè una rafforzata e diffusa imposta patrimoniale, stavolta ammantata da riforma del catasto”.
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