Titolo: Respect
Regia: Liesl Tommy
Soggetto: Callie Khouri, Tracey Scott Wilson
Sceneggiatura: Tracey Scott Wilson
Produzione Paese: USA, Canada, 2021
Cast: Jennifer Hudson, Forest Whitaker, Marlon Wayans, Audra McDonald, Marc Maron, Albert Jones, Leroy McClain, TitussBurgess, Saycon Sengbloh, Hailey Kilgore, Skye Dakota Tumer, Tate Donovan, Mary J. Blige, Heather Headley, Kimberly Scott, Kennedy Chanel, Nevaeh Mooore, Peyton Jackson, Gilbert Glenn Brown, […]
La trama del film Respect, opera prima della regista sudafricana Liesl Tommy, inizia nel 1952, quando Aretha (Skye Dakota Tumer da bambina, e Jennifer Hudson da adulta) all’età di dieci anni, assieme alle due sorelle Erma (Saycon Sengbloh) e Carolyn (Hailey Kilgore), vive nella casa del padre Clarence LaVaughn “LC” Franklin (Forest Whitaker) separato dalla madre Barbara Siggers (Audra McDonald). Già a quell’età Aretha possiede una voce strabiliante pari a quella di una trentenne. Sei davvero speciale, hai un talento naturale, un vero dono! – le dichiara il padre, che per questo dapprima la fa cantare nel coro della sua chiesa battista ma, in seguito e grazie a questa magnifica dote, l’avvia sulla strada della musica. Il cammino all’inizio è inaspettatamente deludente, in quanto Aretha nella sua espressione canora risulta legata ai vecchi connotati stereotipati, connessi alla musica sacra (gospel). Tuttavia, grazie ai consigli ricevuti dalla madre prima che morisse (Cantare è sacro, tesoro, e non devi farlo solo perché qualcuno te lo chiede! La cosa più importante è che tu venga trattata con dignità e rispetto!) e grazie anche alle esortazioni prorompenti ma orientanti ricevute casualmente dalla cantante Dinah Washington (Mary J. Blige) (- Devi trovare la canzone che ti emoziona, finché non lo farai, non arriverai da nessuna parte -), Aretha inizia a stravolgere e correggere gradualmente lo stile e il ritmo del suo linguaggio musicale, dandogli un’indelebile impronta originale che le consentirà di prendere il volo verso un meritato e indiscusso successo planetario, divenendo la Regina del soul: Mi serve una svolta! Voglio decidere io cosa cantare!
La sceneggiatura originale e accattivante che, grazie ad una tessitura di brani musicali da grande concerto scelti in modo perspicace e alla bravura di Jennifer Hudson, rende coinvolgente, suggestivo ed emozionante questo film riuscendo sia a mettere in evidenza l’essenza umana della grande cantante, altalenante tra imposizioni paterne e libere scelte, tra successi e fallimenti, tra entusiasmi e depressioni, tra amori e dissidi, sia a farne cogliere i profondi problemi esistenziali ed irragionevoli, ora nella sfera privata, ora in quella artistica. Al tempo stesso, essa fa porre l’attenzione su tutti quegli eventi personali e familiari che come tappe importanti della vita hanno ogni volta, attraverso i dubbi e gli sconvolgimenti sentimentali, influito sul carattere di Aretha facendone maturare non solo l’esigenza del rispetto personale ma anche l’autonomia nelle scelte veicolata, appunto, nel cambiamento della dirittura di percorso.
La regista Liesl Tommy di Cape Town (Sudafrica), pluripremiata per la sua singolare attività artistica, che ha vissuto la segregazione razziale durante l’apartheid, approfittando di questa sua esperienza, ha evidenziato in Respect il violento e persistente problema razziale, nel periodo in cui i neri venivano chiamati negri in senso dispregiativo, rilevando la collaborazione di Aretha col movimento pacifista per i diritti civili degli afroamericani diretto da Martin Luther King (Gilbert Glenn Brown), che venne assassinato nel 1968 per evitare che realizzasse il celebre sogno di Lincoln: I have a dream: … that all men are created equal.(Ho un sogno: … che tutti gli uomini sono creati uguali).
Il richiamo del film memorabile The Blues Brothers (1980) di John Landis in cui Aretha Franklin viene ritratta con Dan Aykroyd e John Belushi, esalta ancor di più e ad ampio giro il ruolo della cantante nella cultura musicale americana considerando il successo che questa pellicola ottenne. Il titolo Respect è il titolo dell’omonima canzone incisa nel 1965 da Otis Redding che venne poi cantata da Aretha in un suo album (1967) e che costituì parte della colonna sonora del film sequel Blues Brothers – Il mito continua (1998).
Francesco Giuliano
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