Il tribunale del Riesame di Roma ha respinto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari presentata dai difensori di Claudio Rainone e Maria Graziano Esposito, accusati di aver avuto un ruolo determinabnte per aiutare alcuni candidati al conorso ASL di Latina.

I fatti risalgono al settembre 2019 e al dicembre 2020. Cade l’accusa di  falsità ideologica in atti pubblici e rivelazione di segreti di ufficio solo per Esposito. Il concorso era in forma aggregata con le aziende locali di Frosinone, Latina, Viterbo e Roma 3.

Per la prima prova contestata erano state presentate 1.300 domande, per la seconda oltre 2.900. «Le procedure concorsuali “inquinate” sono accumunate dalla compresenza di entrambi gli indagati nella composizione delle commissioni esaminatrici in qualità, rispettivamente, di Presidente e Segretario – fanno sapere gli inquirenti . Più precisamente, le indagini hanno permesso di accertare che gli indagati, nei giorni precedenti le prove scritte e orali, hanno rivelato i quesiti predisposti per il concorso ovvero le domande che sarebbero state poste in sede di esame, attestando falsamente la regolarità della procedura dei verbali della commissione». Procedura che invece è stata “piegata” per favorire alcuni candidati. Finora sono stati identificati solo cinque favoriti che non sono ancora indagati. Ma potrebbero essere molti di più i beneficiari delle soffiate. Perché «tutti gli accertamenti compiuti hanno evidenziano come l’utilizzazione distorta della procedura concorsuale sia stata ampia, con la conseguenza che lo spettro di “favori” elargiti dagli indagati grazie a tale meccanismo illecito sia estremamente vasto, come vasta appare la rete di connivenze creatasi».

La Regione si costituirà parte civile
«Desidero ringraziare la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza di Latina e la Magistratura per le importanti operazioni che stanno svolgendo sulle ipotesi di procedure concorsuali inquinate – ha dichiarato l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato -. Bene ha fatto il Direttore Generale della Asl di Latina, Silvia Cavalli, ben prima degli arresti odierni, a revocare in accordo con la Direzione regionale Salute il bando concorsuale e allontanare il dirigente dalla Direzione amministrativa che ha gestito il concorso (quello per 70 posti, . Su queste questioni non guardiamo in faccia a nessuno e la trasparenza e le legittimità devono essere elementi essenziali».

Quindi D’Amato ha annunciato «che si dovranno adottare tutti gli atti consequenziali nei confronti dei dipendenti della Asl e che, se le contestazioni verranno confermate».

E che la Regione si costituirà «parte civile per risarcire un danno di immagine subito dal Servizio sanitario regionale». Proprio l’assessore D’Amato è stato ascoltato dagli inquirenti in procura a Latina, una settimana fa, come poersona informata dei fatti. In nessuna delle intercettazioni è mai emerso il suo nome. D’amato ha risposto a tutte le domande fatte dal procuratore aggiunto, Carlo La Speranza.


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