Si è svolto oggi (martedì 10 dicembre) a Roma il consiglio direttivo dell’Upi Lazio. Diversi i temi trattati, tra i quali quello che riguarda il rapporto tra gli enti provincia e la regione. Questo contenuto è stato il protagonista dell’assemblea attraverso un documento varato e poi votato dalla stessa, nel quale si analizza da prima il ruolo dell’ente provincia dopo il referendum del 2016 e si chiede di conseguenza una profonda rivisitazione dell’ impianto normativo che le regola. Nella premessa/considerazione del documento, si legge infatti: “Le leggi regionali di attuazione hanno portato in generale ad un consistente accentramento dell’amministrazione a livello regionale e non hanno sviluppato le indicazioni significative pure contenute nei commi 88 e 90 della legge n. 56/14, che indicavano i nuovi enti di area vasta di secondo livello come l’ambito proprio in cui riorganizzare in modo appropriato le funzioni di stazione unica appaltante, di gestione dei concorsi, di riordino dei servizi pubblici locali di rilevanza economica”. Un input ben preciso che delinea il carattere del documento stesso. Un documento che appena dopo rimarca il fatto che nell’ambito del riordino delle Province: “La Regione Lazio non ha approvato una completa ed organica legislazione di attuazione della legge n. 56/14 sulle funzioni provinciali limitandosi alla disciplina parziale contenuta nell’art. 7 della L.R. n. 17/2015 (legge di stabilità regionale 2016). Allo stesso tempo, non è stata approvata una normativa organica sull’associazionismo comunale che favorisse la gestione associata delle funzioni comunali, in particolare nei piccoli Comuni, mentre è ancora in corso il commissariamento delle Comunità montane per la loro trasformazione in unioni di comuni”. Unione province italiane del Lazio chiede poi con fermezza che alle stesse: “occorre poi attribuire un ruolo più forte nel rapporto con i Comuni, in un’ottica di semplificazione di tutto il sistema di governo locale. Accanto alle funzioni di raccolta ed elaborazione dati, assistenza tecnica ed amministrativa agli enti locali del territorio, anche le funzioni di stazione uniche appaltanti e di gestione dei concorsi, il piano per la definizione degli ambiti della gestione associata delle funzioni comunali e tutte le altre funzioni conoscitive, strumentali e di controllo che possono essere svolte in forma più adeguata in ambito provinciale”. Ed è proprio in quest’ottica che l’Upi richiede un canale di collegamento tra l’Ente Regione e le stesse Province, che consenta di gestire correttamente il processo di razionalizzazione delle funzioni di coordinamento del territorio. Un canale che possa evidenziare/segnalare una serie di materie da affrontare con maggiore urgenza. Proprio a riguardo, l’Upi indica il tema dell’Ambiente, per le quali funzioni la Regione Lazio non ha assunto alcuna decisione normativa, sebbene siano ormai trascorsi i tempi imposti dalla legge 56 del 2014. Per queste finzioni infatti, le Province stanno continuando ad esercitare le regolamentazioni della legge regionale n.14 del 1999 garantendo la continuità amministrativa e quindi continuità del servizio pubblico reso, in attesa dell’effettivo esercizio delle funzioni da parte dell’ente subentrante, che non si è ancora verificato. Nonostante, dopo il trasferimento del personale alla Regione, i Settori Ambiente delle Province sono rimasti, per lo più, depauperati di risorse finanziarie e professionali e non riescono a far fronte agli adempimenti richiesti sia sotto il profilo del tempestivo rilascio dei titoli autorizzativi per le materie ricomprese nelle funzioni regionali, sia per quanto attiene alla esecuzione di attività di vigilanza e controllo sulle attività già autorizzate, con gravi ricadute sui territori anche in termini occupazionali. Altro aspetto rilevante di mancata regolamentazione è quello della Formazione Professionale che, a seguito del riordino delle competenze, è stata considerata competenza non fondamentale e come tale ricondotta alla titolarità della Regione. La situazione venutasi a determinare implica che gli enti delegati sono tenuti a gestire la delega senza oneri essendo una gestione per conto dell’ente delegante. Ciò, richiede che il sistema sia a totale carico dell’ente delegante. Nel documento approvato, l’assemblea dell’Unione Province Italiane del Lazio sottolinea anche altre problematiche da affrontare che, nonostante non siano preminenti come quelle sopracitate, restano comunque poco chiare e sono sempre legate ai rapporti tra Regione e Provincie, come: utilizzo, sotto varie forme di personale regionale nelle materie delegate, o comunque attraverso comandi o distacchi per ulteriori esigenze; chiara definizione dell’impiego del personale della polizia locale nelle attività di vigilanza e controllo non più riferibili ad un solo ente; razionalizzazione del patrimonio immobiliare ove sono collocati gli uffici preposti alle funzioni delegate; ed infine, solo per citare ulteriori materie: produzione di energia da fonti rinnovabili, gestione dei parchi naturali, gestione del demanio idrico; concessioni di derivazione delle acque pubbliche, piano assetto idrogeologico, vincolo idrogeologico e forestale, pianificazione territoriale. «Quello votato oggi – dichiara il vice presidente Upi Lazio Vincenzo Carnevale (foto sopra) – è un documento importantissimo che pone finalmente la giusta attenzione su una situazione che per certi versi non è più tollerabile. C’è bisogno, come del resto dichiariamo nel contenuto stesso, di una comunicazione diretta ed immediata con l’Ente Regione. Una preferenziale che ci aiuti a mettere ordine nei nostri enti dopo la svolta referendaria e la seguente regolamentazione, e che ci dia poi in successione la possibilità di operare per il nostro unico scopo: il bene dei cittadini. Abbiamo già dimostrato di poter fare molto, nonostante il cambiamento legislativo degli enti provinciali, lavorando con metodo e responsabilità, ma ora è il momento per capire meglio, confini, ambiti, responsabilità. In quest’ottica credo che debbano decadere ogni tipologia di idealismi o prese di posizione, per lavorare tutti, indistintamente verso l’unico traguardo possibile».
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