APRILIA – Della vicenda di La Cogna e del progetto di Bonifica di Paguro abbiamo scritto già in diverse occasioni. Oggi arriva un’analisi approfondita di Etrurianews, che sviscera con dovizia di particolari aspetti davvero salienti della vicenda.
«Il 15 febbraio 2022- scrive il sito Etrurianews.it, sempre bene informato sulle vicende dei rifiuti laziali – l’ente guidato da Nicola Zingaretti, potrebbe dare parere negativo nella conferenza dei servizi del progetto della Paguro, ad Aprilia, propedeutico alla bonifica dei rifiuti inquinanti interrati illegalmente trent’anni fa e ad una eventuale nuova discarica controllata.
Questo almeno sembra essere l’orientamento che filtra da via Cristoforo Colombo.
Questa decisione, però, a leggere le carte, sembra essere frutto di una costruzione e assemblaggio di pareri negativi espressi da Arpa Lazio e Soprintendenza arrivati fuori tempo massimo, non completi nelle argomentazioni e la cui validità è stata impugnata dalla stessa Paguro.
Attualmente, infatti, questi pareri sono al vaglio del Tribunale amministrativo regionale, che affronterà il tema nell’udienza del 21 aprile 2022.
La regione Lazio rischia di considerare, nella imminente seduta della conferenza dei servizi, soltanto i pareri negativi utilizzati in modo strumentale per bocciare il progetto, arrivati in ritardo e che non hanno trattato il complesso delle argomentazioni bonifica/discarica, ma soltanto il tema discarica.
Nello stesso tempo, ignorando i numerosi pareri positivi che sono stati rilasciati da enti certificatori.
Ricordiamo che la provincia di Latina ha da tempo individuato le aree per lo smaltimento dei rifiuti e la Paguro ha un progetto che prevede la bonifica di una zona altamente inquinata e dove è dimostrato che i cittadini si ammalano con estrema facilità.
Per denunciare l’immobilismo delle Istituzione e la disparità di trattamento nelle decisioni prese dagli Uffici della regione Lazio, la Paguro ha depositato un atto di intimazione e diffida di 32 lunghe pagine in cui si ripercorrono le tappe della preoccupante vicenda. Denunciando, oltre all’evidente ostracismo verso il progetto (a differenza di altri), i seri danni alla salute a cui sono sottoposti, da ormai 30 anni, i cittadini residenti nella zona.
Lo studio epidemiologico commissionato dal Comune di Aprilia (che però, paradossalmente e chissà perché, si sta opponendo con forza al progetto) attesta percentuali di mortalità molto elevate per cause di tumori nella zona.
In più, la Paguro accusa lo stesso comune perché al momento della vendita del terreno non aveva inserito il sito da bonificare nel certificato di destinazione urbanistica.
Destinatari dell’atto di pesante accusa della Paguro sono, oltre al comune di Aprilia, l’Arpa Lazio, la Regione, ma anche la Provincia e la Asl.
La società di Aprilia è pronta ad affrontare a proprie spese la bonifica di tutta la zona per eliminare l’inquinamento presente da decenni nell’area di via Savuto, a La Cogna.
Dopo la bonifica, la società apriliana realizzerebbe un sito di stoccaggio di rifiuti.
Secondo l’atto inviato, “laddove non effettuata la bonifica, aumenta percentualmente il rischio di una estensione alla falda acquifera. Può trasmettersi alle aree vicine e ai terreni. C’è inoltre un inquinamento certo, localizzato e più superficiale, non necessariamente legato all’inquinamento della discarica, che richiederebbe indagini supplementari che il Comune, l’Arpa e la Asl non stanno effettuando, continuando l’utilizzo di acqua verosimilmente contaminata e non potabile alla cittadinanza”.
La vicenda della Paguro non può non essere messa in confronto con tutto il tourbillon sulla gestione dei rifiuti che stiamo vivendo in questi mesi.
Dalle Ordinanze in cui con una facilità allarmante si “riapre” dopo tempo la discarica di Albano e si aggira, con le volture firmate da Flaminia Tosini, l’interdittiva antimafia firmata dell’ex Prefetto Pecoraro, alle polemiche per la VIA appena rilasciata per la discarica di Magliano Romano.
Sito, come già raccontato, che ha ottenuto con facilità l’autorizzazione nonostante sia oggi solo una discarica per inerti e che per legge europea non potrebbe nemmeno operare e divenuta area di sosta e “pasteggio” di centinaia di gabbiani.
Infine, visto che si parla di una bonifica che a via Cristoforo Colombo non vogliono concedere sull’area “La Cogna” di Aprilia, ricordiamo anche la semplicità con cui il Governo e la regione Lazio si preparano ad approvare la bonifica dell’area di Malagrotta caricandosi sulle proprie spalle l’intero costo (250 milioni di euro) dell’operazione. Dicono che si rifaranno sul privato (Cerroni) che avrebbe dovuto effettuare l’operazione. Intanto, però, i soldi spesi saranno pubblici di cui beneficerà il privato.
Proprio sulla disparità di trattamento riportiamo uno stralcio della diffida: “Nonostante la su descritta situazione di inquinamento dell’area perdurante da oltre 30 anni, senza che né il Comune né la Regione siano stati in grado di provvedere, con effetti nocivi sull’ambiente, sulla salute umana (come attestato sia dalle analisi, che dallo studio epidemiologico) nonché dei rischi per le aree limitrofe e le falde acquifere (rischi anche questi evidenziati nell’analisi di rischio), in seno alla Conferenza di Servizi il Comune di Aprilia, l’ARPA e diversi uffici e Aree regionali hanno espresso parere negativo al progetto della Paguro, benché questo possa risolvere in maniera definitiva il problema dell’inquinamento, ed anche quello della mancanza di una discarica per l’ATO di Latina (la stessa Arpa Lazio riporta che su 10 discariche esistenti sul territorio laziale, solo 3 sono in esercizio: https://www.arpalazio.it/ambiente/rifiuti/gli-impianti-di- trattamento-dei-rifiuti), discarica che avrebbe anche una durata estremamente limitata, tenuto conto delle tempistiche necessarie alla bonifica. A questo proposito occorre rilevare una evidente disparità di trattamento rispetto ad altri operatori (ma che in verità cela scelte che sono di natura prettamente politica). Con determinazione G01106 del 4.2.22, la Regione ha autorizzato la VIA di IDEA 4 per una discarica, anche grazie ad una normativa più semplice applicabile a discariche già esistenti (non applicata alla Paguro), e nonostante detta discarica sia finita rumorosamente in cronaca per il rischio di inquinamento che produrrà (che ha portato i cittadini a prospettare la presentazione di una petizione al Parlamento europeo ai sensi dell’art. 227 TFUE), mentre la Paguro ha proposto la bonifica di un’area inquinata illegalmente da terzi con un eccezionale risparmio di ingentissime risorse pubbliche, eppure si vede negare l’autorizzazione alla bonifica e alla discarica. Con riferimento alla discarica di Albano Laziale, prorogata sino a luglio 2022, la Direzione regionale Rifiuti della regione Lazio ha dato il via libera nel 2019 e 2020 alle volture a favore di Colle Verde e Ecoambiente senza interpellare la Prefettura di Roma sulla interdittiva antimafia che grava sulla soc. Pontina Ambiente”.
Cosa farà il 15 febbraio la regione Lazio? Darà il via libera alla bonifica di un sito altamente inquinato e compromesso da circa 30 anni oppure boccerà il progetto?
Ricordiamo che il progetto stesso ha ricevuto anche molti pareri favorevoli. Tra questi il Comune di Ardea e altre 10 autorità che si sono dette favorevoli al progetto di bonifica dell’area presentato da Paguro.
L’atto di intimazione e diffida inviata ha comunque sortito il primo effetto.
La Prefettura di Latina ha scritto alla regione Lazio, all’Arpa Lazio, alla provincia di Latina, al comune di Aprilia e alla Asl di Latina. L’oggetto della missiva, “Procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell’art. 27 bis parte Il del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. progetto ‘Bonifica del sito ex cava località La Cogna con sistemazione idrogeologica, rinaturalizzazione e deposito definitivo in sito dei rifiuti rimossi dalla bonifica e sovvalli’ nel Comune di Aprilia in località La Cogna. Società proponente: PAGURO s.r.l.”
Poche parole ma molto incisive: “Si prega di voler fornire cortesi notizie in merito a quanto rappresentato dalla Paguro S.r.L. nella nota allegata in copia, in particolare per quanto riguarda i potenziali rischi per la salute umana ivi esposti”.
Qualcosa si muove e qualcuno dovrà rispondere di 30 anni di disastri ambientali. Sperando, anche, che qualcuno provveda a bonificare la zona».
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