Edgar Morin Il maestro centenario: grande filosofo francese
Bisogna ripensare il mondo, la vita, l’uomo, la società, la storia perché viviamo in un’epoca di vuoto del pensiero. Edgar Morin
Edgar Morini è un testimone unico della nostra storia, di origine ebraica, sefardita, nato a Parigi 1921, un po’ italiano e un po’ spagnolo, profondamente mediterraneo, cittadino del mondo, figlio della Terra-Patria, ha saputo intercettare e leggere lo stato nascente di fenomeni inediti o ancora imprevedibili. Nella sua adolescenza ha vissuto un’epoca molto drammatica; anni che hanno preceduto la guerra segnati da una crisi economica gravissima che ha contribuito a determinare la presa del potere da parte di Hitler. I suoi saggi sono stati tradotti in 27 lingue e pubblicati in 42 Paesi. Ha ricevuto 38 lauree Honoris Causa. Pioniere di inediti campi di ricerca, capace di leggere i segni anticipatori delle sfide del secolo. Il suo primo libro L’anno zero della Germania (1946), che ha ispirato l’omonimo film del regista italiano Roberto Rossellini, lo ha scritto a 25 anni, quando è capo dell’ufficio Propaganda per il governo francese nelle zone di occupazione in Germania. Edgar Morin è stato, nel 1956, il primo a insegnare sociologia del cinema presso l’università Sorbona di Parigi. Con Jean Rouch è stato regista del film Chronique d’un été (1961) per il quale ha ricevuto il premio della critica al Festival di Cannes; questa pellicola è diventata film di culto e ha inaugurato «il cinema della modernità». A cominciare dagli anni Sessanta ha vissuto e studiato le conquiste di libertà nei costumi e nei modi di vita e le culture giovanili, i linguaggi globali (in particolare la musica) e ha individuato il formarsi di una cultura di massa, legata allo sviluppo dei media, nella quale, secondo il suo pensiero «non c’è discontinuità tra arte e vita che è cosmopolita per vocazione e planetaria per estensione e che ci pone il problema della prima cultura universale della storia dell’umanità». Insieme al saggista, critico letterario, linguista e semiologo francese, fra i maggiori esponenti della nuova critica francese di orientamento strutturalista, Roland Barthes, Edgar Morfin ha fondato la rivista Comunication, antesignana in Europa negli studi sui media. La sua monumentale opera filosofica, in sei volumi, è Il Metodo nella quale ha rielaborato l’intero quadro dei saperi in una prospettiva transdisciplinare, al fine di renderli adeguati ad affrontare la complessità della conoscenza contemporanea e della società planetaria. Nel 1994 in Italia è stato pubblicato il suo libro Terra Patria un manifesto della globalizzazione, dove l’attuale umanità viene concepita come inedita comunità di destino terrestre, generata dalle minacce nucleare ed ecologica. In questo volume, tracciando le linee di una politica per la civiltà planetaria, ha scritto che la Terra Patria «Non è la Terra promessa, non è il Paradiso terrestre. È la nostra patria, il luogo della nostra comunità di destino di vita e di morte terreni». Edgar Morin ha, tra l’altro, scritto per il terzo millennio saggi sulla riforma dell’educazione (La testa ben fatta, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Insegnare a vivere), nei quali delinea i principi di una necessaria riforma dell’insegnamento all’altezza dell’era planetaria, volta ad educare alla complessità e a una «cittadinanza terrestre. In un suo ultimo libro Lezioni da un secolo di vita (Mimesis editore) che consiste nel «cercare di conservare la capacità di resistere ai momenti di isteria collettiva, di odio collettivo, quasi di follia collettiva che si manifestano continuamente nella vita della società, in particolare in tutti i conflitti, che siano le guerre o gli scontri politici», racconta esperienze, riflessioni, incontri della sua lunga vita e del suo impegno teorico. Edgar Morin, nel suo lungo secolo di vita, è stato considerato dal compianto Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, «fonte di grande ispirazione per il futuro dell’Europa» e non solo.
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