ROMA- I giudici della terza sezione penale della Corte d’Appello di Roma hanno confermato il metodo mafioso nel processo “Alba Pontina”. Le pene sono state ridotte per i componenti del clan Di Silvio, accusati di associazione per delinquere con l’aggravante del metodo mafioso. Ecco le sentenze: 10 anni e otto mesi per Ferdinando Pupetto Di Silvio, 12 anni e sei mesi per Gianluca Di Silvio, 11 anni e 10 mesi per Samuele Di Silvio. Il reato dell’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, è stato riqualificato nell’ipotesi lieve e su cui era stata calcolata la pena base di 24 anni. Pena rideterminata per Gianfranco Mastracci in tre anni e quattro mesi. Pena rideterminata per Valentina Travali (due anni e due mesi), Jandoubi e Ounassi (2 anni e 4 mesi), pena rideterminata per Daniele Coppi in un anno e 4 mesi di reclusione.
Infine 4 anni e 20 giorni per Daniele Sicignano. Rispetto alle richieste del procuratore generale le pene sono diminuite per tutti. I giudici hanno disposto la condanna alla risarcimento in favore della parte civile del Comune di Latina, rappresentata dall’avvocato Francesco Cavalcanti e alla Regione Lazio e alla Associazione Caponnetto. Tra le richieste, in sede di requisitoria il procuratore generale aveva chiesto: 17 anni e quattro mesi di reclusione per Gianluca Di Silvio, 16 anni e 8 mesi per Samuele Di Silvio, 16 anni e 4 mesi per Ferdinando Pupetto Di Silvio. Resta l’aggravante del metodo mafioso. Tra novanta giorni le motivazioni. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Oreste Palmieri, Sandro Marcheselli, Alessia Vita, Fabrizio D’Amico, Alessandro Paletta, Virginia Ricci, Sandro D’Aloisi, Tony Ceccarelli, Marco Nardecchia.
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