Un tempo quando ci si sposava a Priverno non poteva mancare mai la “pizza doce”, dolce ricamato che solo Pongelli e qualche persona come zia Elvira D’Achille sapevano fare. Un lavoro sapiente e faticoso, perchè all’epoca non c’erano certo le impastatrici meccaniche e bisognava fare tutto a mano. Avete mai fatto un pan di spagna? Beh, se non lo avete mai fatto sappiate che ci vuole veramente tanta forza ed energia per far diventare i rossi d’uovo e lo zucchero una spuma bianca che poi monta in forno. Ma questa non è che la prima parte. Perchè poi il pan di spagna viene ricoperto di cioccolato e quindi ricamato con le chiare d’uovo, quelle avanzate dai tuorli del pan di spagna, sbattute e montate a neve con lo zucchero. Una volta si facevano i “cartoccetti” di carta “oleata”, quella del salumaio per intenderci e si appuntavano con uno spillo in fondo. Con questo poi si ricamava sul cioccolato tutto quel merletto che dava raffinatezza e splendore al dolce “della sposa”.

Una festa per gli occhi, che Pongelli, da cento anni sempre lì in via Consolare e come dice Carmine…un po’ nascosto, continua a fare. Insieme a tante altre prelibatezze e …alle pesche. Le pesche di Pongelli sono un dolce paradisiaco. Carmine, terza generazione, dopo Carmine nonno e Checchino padre, ne ha preparate tantissime per domani. Per festeggiare i cento anni di questa attività a cui tutto Priverno è legato. “Nessuno le fa come voi” scrivono i supporter su facebook. Le conoscono tutti ormai e quando le regalano sanno che l’ottima figura è assicurata.
Ora Carmine sta provando a sperimentare prodotti nuovi. Un panettone alla birra. Birra Sandiego prodotta dall’altro socio, Fabio Cacciotti. Nei paesi ormai ci si salva solo se si fa sinergia. E Priverno in rete ci prova e ce la sta mettendo tutta.

L’idea di questi festeggiamenti è venuta proprio a loro e anche agli amici e parenti di Checchino, Carmine e Maria Paola.
Da mesi la notizia passa da persona a persona e da socio a socio, tanto che in molti si sono sentiti coinvolti nei preparativi dell’evento. Chi ha lavorato a creare una nuova immagine del negozio, stando attenti a lasciare il carattere tradizionale. Chi ha pitturato. Chi ha suggerito. Chi ha girato il video. E chi lo ha raccontato e continua a raccontarlo. Insomma gran parte della città è stata coinvolta e attiva per festeggiare questo genetliaco “pongelliano”. E domani saranno tutti lì per fare festa a questa famiglia che ha accompagnato per cento anni tutte le ricorrenze dei privernati.

Questo il programma
Alle 11:00 ci sarà una cerimonia ufficiale per il riconoscimento dell’attività centenaria. Quindi si brindera’ tutti insieme con un aperitivo e un buffet offerto dalla casa.
Ci si rivedra’ il pomeriggio alle 17,30 per un Podcast Live, ovvero un salotto multiperformativo …“come fosse un programma radiofonico con pubblico presente” per inaugurare i nuovi ambienti della sala da tè e della sua nuova funzione al servizio della cultura locale e non. Verranno esposte come prima mostra le opere grafiche di Pino Zanda. Ci sara’ anche un salotto letterario, musica e bookcrossing permanente.
Parteciperanno: scrittori locali, Mario Giorgi, Achille Giorgi e altri. Parleranno di storia locale alle nuove generazioni in un momento di grande cambiamento tecnologico e sociale come quello che stiamo attraversando.
L’ attrice Giselda Palombi, della compagnia Grosso Gatto, leggerà alcuni brani tratti da “Bar sport” di Stefano Benni, “La vie de Gargantua et de Pantagruel” di François Rabelais e “Cose che accadono a Derry” di Orso Maria Carminio.
Tutti e tre i monologhi avranno come tema la pasticceria. Seguira’ un momento musicale con le canzoni della tradizione romana rivisitate di Maurizio Visca. Il tutto coordinato dalla voce di Angelo De Nardis con la regia di Neurone Specchio. La giornata di festa si concluderà con un brindisi finale.
Un riconoscimento importante lo hanno già ed è in bella mostra nel negozio. C’è scritto…“Ad una piccola-grande azienda familiare testimone di un’arte dolciaria senza tempo e radicata al territorio e alle sue tradizioni. E’ di Slow food Lazio di Arsial. Ma domani ne arriveranno altri.


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