“…Non propriamente giganti….sono detti così,perché gente d’alta e potente corporatura,che stanno sulla montagna che c’ è vicina…..l’esercizio continuo della forza,il coraggio che han dovuto farsi contro tutti i rischi e pericoli d’una immane impresa…non han soltanto sviluppato enormemente i loro muscoli,li hanno resi naturalmente anche duri di mente e un pò bestiali. Gonfiati dalla vittoria offrono facilmente il manico per cui prenderli: l’orgoglio: lisciato a dovere, fa presto a diventar tenero e malleabile” (L.Pirandello, I giganti della montagna). I classici sono un pozzo senza fondo, richiedono solo di essere letti e interpretati. Al caso nostro, una duplice lettura: in chiave locale -la triste sorte del teatro D’Annunzio- e nazionale -la sorte grottesca e aberrante cui versa il paese Italia- E visto che di teatro si tratta, che dire delle tristissime sorti e regressive del teatro D’Annunzio di Latina? Di quei giganti locali affatto “montanari” (ignoranti) che,nel passato, hanno avuto il “coraggio” di affrontare “i rischi e i pericoli d’una immane impresa” ovvero i loro affari unitamente alla noncuranza fino al punto di lasciar degradare e degenerare un patrimonio d’inestimabile valore? Sfracellandolo proprio come ha immaginato Strehler nel finale dei suoi “Giganti”. I giganti della pianura,dunque, e non della montagna benché come quelli “duri di mente e un pò bestiali”, con loro i “giganti” del governo, uno in particolare, che “ha sviluppato enormemente i suoi muscoli”.Il più dannoso e oltraggioso che ha potenziato e legittimato gli istinti brutali alla violenza, verbale e fisica, al disprezzo della persona umana, allo svilimento della cultura, circonfuso di stelle de-filanti e sfilacciate. Purtroppo i giganti sono fra noi corteggiati, peraltro, da quanti hanno ancora il coraggio di replicare alle critiche o denunce (le mie comprese) rinfacciandoti di non capire, di essere parziale e irriverente: no, egregi signori,liberi di pensare e parlare ma,per favore, niente a che fare con voi complici di coloro che furono uomini,divenuti “bruti” perniciosi, oltremodo pericolosi, assolutamente ignoranti. Costoro,purtroppo, ci inducono a dimetterci da cittadini di un paese che fu onorato. “Mi sono dimesso. Dimesso da tutto: decoro,onore,dignità,virtù,tutte cose che le bestie,per grazia di Dio,ignorano nella loro beata innocenza….Guardiamo alla terra, che tristezza!”(Pirandello,op.cit.). Noi guardiamo all’Italia,che tristezza! Ovviamente, Cotrone sottintende che ogni virtù è stata ignobilmente calpestata e disonorata dai “giganti”, dunque, si è indotti a prenderne le distanze. Una sola speranza: colpirli nell’orgoglio ovvero nella loro superbia e tracotanza come? Con la forza della ragione e della humanitas (da parte dell’ex PD con una robusta autocritica!).
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