Compirà a luglio 56 anni, ma non si sente per niente un anziano della pallacanestro, Pierluigi Ensoli. Da sempre calca i campi di gioco, ovvero da quando a sei anni iniziò a muovere i primi passi nel minibasket per poi proseguire tutta la trafila delle giovanili con l’A.B. Latina. Uno sfortunato quanto incredibile infortunio (fu travolto dalla caduta di un tabellone che gli si frantumò addosso procurandogli una seria ferita alla testa) lo tenne lontano dall’attività agonistica per quasi due anni. Si trattò di un incidente assurdo nel momento più importante della sua maturazione sportiva dopo aver coronato il sogno di esordire a 15 anni in serie B1 con la Mobil Tacconi – a Roseto degli Abruzzi – dell’allora tecnico Toni Santi. La brutta avventura, comunque, non intaccò parquet minimamente la sua grande volontà e l’amore per la pallacanestro tant’è che dopo la parentesi dell’infortunio tornò a giocare, a 17 anni, in serie D con la formazione della Virtus Vini del Circeo il cui presidente allora ero io l’allenatore Alberto Brogialdi. Quella stagione 83/84 Pierluigi Ensoli la ricorda con immenso piacere per molteplici motivi; soprattutto perché gli permise di tornare a giocare dopo due anni di inattività, poi perché centrò subito la promozione in C2, nella partita di esordio segnò 44 punti contro il Nocera Inferiore. Scaduto il prestito di un anno, ma soprattutto tornato a buoni livelli, “Pierlo” nel campionato 84/85 fece rientro nei Cosmos LATINA in serie C, allenati allora da Mario Provinzano al quale Ensoli, deve molto per averlo lanciato definitivamente nelle categorie maggiori. La sua permanenza con i nerazzurri durò tre anni fino a quando dovette fare le valigie (non per colpa sua) per trasferirsi a Marsala in serie B2 nella stagione 88/89. In Sicilia Ensoli ebbe una esperienza indimenticabile e, se non fosse stato per adempiere al servizio militare, avrebbe sicuramente intrapreso la carriera professionistica. Rientrato a Latina continuò a giocare per la società nerazzurra per altri quattro anni finché approdò nella stagione 93/94 nella Virtus Latina. Una carriera non certo arricchita dall’esperienza con molte altre società ma importante per la crescita e la maturazione di un giocatore per anni bandiera dei tifosi. Essere stato per anni un giocatore carismatico come lo sei to tu e passare doverti guadagnare il posto, ti ha traumatizzato? “Indubbiamente non è stato facile, non lo nascondo, un po’ d’emozione ci fu, ma la superai molto presto. Di traumatico non ci fu nulla, certo lasciavo una società alla quale avevo sempre dato molto e per questo un po’ di dispiacere lo provai. Nessun rammarico – continua Ensoli – anche perché per natura sono abituato a guardare avanti. Sono arrivato alla Virtus contentissimo, per l’ambientamento con i compagni non ci sono stati problemi, qualche problema l’ho avuto nel gioco. Nei Cosmos ero costretto a giocare molti palloni e a l’azione, nella Virtus sono dovuto diventare più operaio mettendomi a disposizione della squadra avendo davanti giocatori come Ceretta, Gatto e Crescenzi, con uno spessore maggiore. Forse ho tardato a trovare quell’amalgama necessario con i compagni.” Tu sei stato un tiratore, ovvero uno di quelli che durante una partita deve cercare di togliere le castagne dal fuoco, uno dalla mano calda come si dice nel nostro ambiente. È vero che se le prime bombe non vanno a segno aumentano sempre più le difficoltà?”
“Questo no. Sicuramente quando si tira non si pensa mai a quello precedentemente sbagliato. Un tiratore deve tirare e basta, può capitare la giornata storta o quella dove tutto va bene.”
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