I sentimenti si muovono spesso in coppie di opposti: al piacere corrisponde in negativo il dispiacere, all’amore l’odio, alla simpatia l’antipatia. Anzi in alcuni casi lo stesso sentimento racchiude in sé quei due volti. Gianfranco Ravasi
«I sentimenti sono davvero universali? Oppure mutano secondo i tempi e le latitudini? Dove sta il confine tra l’amore e la lussuria, l’odio e lo sdegno, l’invidia e la gelosia, la tristezza e la malinconia?» A questi interrogativi Gianfranco Ravasi, autore del libro Piccolo dizionario dei sentimenti. Amore, nostalgia e altre emozioni (Il Saggiatore editore), cerca di dare risposte offrendo una guida utile nella vita di ogni giorno.
Nell’Introduzione il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra scrive: «la nostra conoscenza è polimorfa, si compie attraverso molti e diversi canali: certo, capitale, è quello dell’intelligenza e della razionalità, ma altrettanto importanti sono i percorsi dell’estetica (l’arte, la letteratura) della spiritualità e della religione (la fede e la teologia), dell’amore che ha leggi proprie». I sentimenti, le passioni, le emozioni, le intuizioni e l’affettività costituiscono l’altro emisfero della personalità umana che dovrà armoniosamente congiungersi e coniugarsi con l’altra dimensione razionalista ugualmente significativa per la complessa realtà umana. Nel libro l’autore teologo, propone un alfabeto tematico, una mini-antologia di voci inerenti i sentimenti e le emozioni che spesso si muovono in coppie antitetiche, piacere e dispiacere, amore e odio, pietà e crudeltà, rispetto e disprezzo, simpatia e antipatia, e che in alcuni casi racchiudono due volti non necessariamente antitetici con particolari sfumature e risonanze. L’itinerario di esame dei vari sentimenti ha inizio con la coppia amore-lussuria. L’amore come agape è esaminato partendo dalle parole del libro biblico Canto dei Cantici; un tema fondamentale presente nell’Antico e nel Nuovo Testamento inteso sia come amore verso Dio che verso i fratelli «chi ama Dio, ami anche suo fratello (1Gv4,21)». Questo precetto biblico è spinto verso la vetta suprema del perdono del nemico e della donazione di sé «Nessuno ha un amore più grande di questo; dare la sua vita per i propri amici (Gv 15,13)». Antitesi dell’amore autentico (che è donazione e gioia) è la lussuria intesa come deformazione e degenerazione dell’amore e come vizio è uno dei sette peccati capitali molto diffuso in vari libri biblici, sintetizzabile nei moniti: «Non commettere adulterio» e «non desiderare la moglie del tuo prossimo». L’angoscia, il cui antipodo è la gioia, è uno dei sentimenti fondamentali della persona umana, ed è, nelle varie forme psicologiche individuate dalla psicanalisi, una componente strutturale della vita. L’autore, riferendosi al testo biblico, mette in risalto le molteplici iridescenze dell’angoscia che attanaglia Gesù quando piange per la morte dell’amico Lazzaro e per la sorte dell’amata città di Gerusalemme. Soprattutto nell’Orto degli Ulivi Gesù manifesta la sua angoscia che genera estrema tristezza e sofferenza che lo inducono a chiedere al Padre di essere liberato dalla morte.
Nel cogliere la finezza di sfumature dei sentimenti, Ravasi distingue l’ira rabbiosa, che è uno dei sette vizi capitali, e lo sdegno nei confronti del male e dell’ingiustizia, che è invece una virtù. In numerose pagine insanguinate della Bibbia è narrata la collera furiosa a cominciare dalla violenza fratricida di Caino, ma l’autore si sofferma sullo sdegno sincero e autentico, sull’indignazione a difesa delle vittime dell’ingiustizia e del male e sull’ira di Dio per la tutela degli oppressi, dei miseri e degli ultimi ignorati dai potenti.
Altra coppia di sentimenti analizzati è cuore e coscienza. Il primo, oltre a essere sede simbolica della ragione e della volontà, delle decisioni e della morale, è anche simbolo di affetto e passione e accoglie il ventaglio delle caratteristiche e delle qualità dell’anima. Il cuore, centro vitale dell’intelligenza, della sensibilità umana e del nostro agire, è anche il simbolo della coscienza che può essere «retta e irreprensibile», ma anche «contaminata e cattiva». Il tema del desiderio, che può degenerare nella brama o bramosia, coinvolge questioni di carattere morale, psicologico, filosofico e sociale come è testimoniato nel molteplice approccio delle Scritture. Nei confronti del desiderio si delineano due volti: quello oscuro e perverso che attrae, seduce e genera il peccato e quello nobile e santo che deve essere coltivato e riguarda soprattutto Dio, ma anche la persona umana, come dimostra la letteratura sapienziale, capace di gustare la vita e le cose belle. Ai sentimenti di fedeltà e di lealtà si contrappone il tradimento, il cui ricordo rimanda a Giuda («con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo» (Lc 22,48) e a Bruto (Tu quoque, Brute, fili mi?). Ma Ravasi, in riferimento al testo biblico, si riferisce al volto positivo della fedeltà, parola in ebraico plurisemantica, che sintetizza una gamma di significati che esprimono la ricchezza e la complessità delle relazioni e dei sentimenti.
In numerose pagine della Bibbia si trova la parola gioia che è uno stato interiore donato da Dio, un sentimento profondo di chi è in comunione con Dio e partecipa della sua pienezza di vita, una felicità alimentata dalla fiducia e dalla speranza del fedele. Luca è per eccellenza l’evangelista della gioia e della felicità da condividere con altri.
L’invidia, come afflizione dello spirito, tensione dell’animo, passione che travolge il cuore ed emozione dolorosa, è uno dei sette vizi capitali che ha riguardato Caino e Abele, Giuseppe e i suoi fratelli, Saul e Davide e il figlio maggiore del padre prodigo della parabola lucana. Una terribile variante dell’invidia è la gelosia che è l’antipodo dell’amore rappresentato da Otello di Shakespeare e descritto nel Don Chisciotte da Cervantes come «un verme roditore dell’anima e del corpo, radice di mali infiniti».
Altri sentimenti esaminati sono la meraviglia e lo stupore che nella Bibbia si trovano in diversi libri, in particolare nei Salmi: sentimenti che si provano davanti alla gloria e alla grandezza di Dio, alle opere compiute, alla bellezza del creato e dei volti umani.
Sentimento radicale umano, esistenziale, spirituale e sociale è la misericordia che si trova nell’Antico e nel Nuovo Testamento e anche nel Corano. La misericordia è un soffrire con l’altro e quindi com-passione, tenerezza, empatia, pietà, perdono che coinvolgono l’intimità profonda dell’essere umano verso i poveri, gli ultimi, i deboli, gli indifesi. Oggi, secondo l’autore, è necessario riproporre una cultura e costruire un’etica della misericordia, della solidarietà, dell’amore.
La mitezza–generosità è un sentimento, una virtù, una qualità che caratterizza la persona paziente, benevola, docile, buona, mansueta, clemente, affabile e gentile. Nel Discorso della montagna, parlando di Beatitudini si afferma: «Beati i miti perché avranno in eredità la terra (Mt 5,5)». Questo sentimento virtuoso è collegato alla non violenza con la quale si tenta di dominare sugli altri, e si riferisce all’amore verso il prossimo che genera perdono. La nausea-noia, come senso di vuoto, di solitudine e di disperazione, è un sentimento che è stato oggetto di attenzione filosofica, esistenziale e culturale da parte di Heidegger, Sartre, Moravia. La noia assume diverse sfumature e atteggiamenti come malinconia, ignavia, indifferenza, accidia, inerzia e pigrizia e di quest’ultimo sentimento vizioso l’autore fornisce numerose citazioni tratte dal Libro dei Proverbi, dai sapienti biblici, Qohelet e Siracide. L’odio, che ha come variante istintiva l’astio, è un sentimento estremo riscontrabile nella storia di Giuseppe e i suoi fratelli e nei vari episodi in cui Cristo è stato odiato dai nemici. Sentimenti non del tutto identici sono il timore e la paura. Il timore è una realtà positiva, è il riconoscimento del proprio limite di fronte alla grandezza di Dio e dell’universo; la paura è una sensazione profondamente umana, un’emozione presente in diversi avvenimenti narrati nel Vangelo.
Rancore e risentimento, due malattie e degenerazioni dell’anima, figli dell’odio e dell’ira, hanno come sorelle la gelosia e l’invidia. Questi due sentimenti, che hanno caratterizzato i celebri episodi di Caino e Abele, di Assalonne (figlio di David) e Tamar (sua sorella) violentata da Amnon (fratellastri), esplodendo, sono sfociati nel delitto.
La serenità-quiete interiore e profonda è un atteggiamento che, portando alla gioia e alla pace, rende saldo il cuore anche nel tempo della bufera e dell’oscurità e procura serenità a sé e agli altri. La sofferenza-dolore è un sentimento molto profondo, un’esperienza umana, un simbolo della nostra realtà di creature limitate, caduche, pervase dal male. Il dolore umano è presente in diverse parti della Bibbia, in particolare nel Vangelo di Marco dove Gesù sperimenta l’intera gamma della sofferenza umana: fisica, psicologica, esistenziale.
La tenerezza è una virtù che indica l’emozione viscerale che si prova di fronte al dolore del prossimo. Anche Gesù provò questa sensazione durante il funerale del figlio della vedova di Nain. La tenerezza come sentimento delicato, come eros può sfociare nell’amore che, tra due persone che si amano, è donazione totale reciproca.
La tristezza è un sentimento profondamente umano che Gesù provò nell’Orto dei Getsemani quando fu abbandonato dai suoi discepoli e avvertì l’approssimarsi della morte. La forte emozione della tristezza ha pervaso il popolo ebraico nei momenti tragici della sua storia come nella distruzione di Gerusalemme (586 a.C.) a opera dei Babilonesi. Sorella minore della tristezza è la malinconia, sentimento che si ramifica nell’anima a causa di esperienze di stanchezza o di disgusto della vita. L’umiltà, contrapposta alla superbia e all’altezzosità, è un sentimento vissuto con sincerità e costanza da Gesù, che «svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo» e che «umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte di croce» (Fil 2,6-7) e da altri personaggi come Giovanni Battista e Maria. L’autore accosta la semplicità all’umiltà una virtù che, come ha scritto nelle Lettere da Capri Mario Soldati, «quando la si ha, si crede di non averla». La vergogna, che ha come sinonimo il pudore, è un sentimento presente non solo nella letteratura (Shakespeare, Cechov) ma anche in diversi episodi della Bibbia dove si carica di significati religiosi e morali, legati al tradimento della fede e alla nudità.
L’autore nelle ultime pagine prende in considerazione la vigilanza e la tensione stati d’animo, avvicinabili all’inquietudine intesa come incertezza e insicurezza permanente. Vigilare sulla propria condotta, su se stessi, sul proprio linguaggio è molto importante come affermano i profeti biblici, san Paolo, san Pietro e lo stesso Gesù.
Leggere attentamente e riflettere sul Piccolo dizionario dei sentimenti del teologo Gianfranco Ravasi aiutano a comprendere e a “dominare” i sentimenti, le emozioni, gli affetti, l’amore e la felicità che si provano non soltanto di fronte al dolore del prossimo o al travolgimento per le persone amate, ma anche nell’incontro con il diverso.
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