SABAUDIA – Positivi i riscontri dello screening sanitario effettuato dalla sezione di Latina dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana su di un campione di 117 daini. E’ emerso dalla conferenza stampa convocata stamane dall’Ente Parco Nazionale del Circeo presso l’auditorium del Centro Visitatori di via Carlo Alberto a Sabaudia, alla quale hanno partecipato Giuseppe Marzano, presidente dell’Ente Parco Nazionale del Circeo; Nicola Marrone, Direttore FF dell’Ente Parco; Ester Del Bove, funzionario del Servizio Biodiversità e Reti Ecologiche dell’Ente Parco, Daniele Paoloni di Istituto Oikos che si occupa del coordinamento scientifico-operativo del Piano e Giorgio Saralli, direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana.
Nel corso dell’incontro è stato anche comunicato che a fine gennaio riprenderanno le operazioni previste dal Piano gestionale di controllo del daino, con l’obiettivo di portare ad una sensibile riduzione del numero di capi, verosimilmente oggi quasi duemila, che costituiscono un serio pericolo non solo per la biodiversità dell’area protetta.
Come noto, il daino si è insediato negli ultimi decenni nella Foresta Demaniale, raggiungendo nell’ultimo rilevamento compiuto nell’estate 2020 il numero di poco meno di 1800 esemplari. Una cifra consistente che ha avuto un impatto molto negativo sulla biodiversità locale e creato rischi stradali lungo le arterie che intersecano e delimitano la Foresta, altissimo soprattutto nelle ore notturne.
Al fine di limitarne gli effetti in campo ambientale e sociale negli anni scorsi il Parco ha redatto ed adottato un Piano di gestione, subito approvato da Regione Lazio, Istituto Superiore per la Protezione Ambientale – ISPRA e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), che prevede una rilevante riduzione della densità di popolazione del daino, in quanto specie parautoctona ossia non originaria del territorio italiano ma immessa dall’uomo in tempi storici.
Fino allo scorso mese di settembre, ricorda l’Ente Parco, il programma di controllo del daino poteva attuarsi tramite diversi scenari, tra cui anche soluzioni non cruente che il Parco ha cercato di mettere in atto in via prioritaria attraverso appositi bandi per la cessione di capi. Al Parco sono giunte 8 istanze per un totale di 32 capi potenzialmente cedibili a strutture private, che si riducono però a 19 capi in base alle caratteristiche delle strutture ospitanti. Sempre per dare il via libera alle traslocazioni dei capi, previa sterilizzazione, in recinti a scopo ornamentale (le cosiddette “adozioni”) e in aziende agri-turistico-venatorie, tra gennaio e maggio è stato svolto un campionamento sanitario da parte dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana – sezione di Latina, sottoponendo 117 capi appositamente abbattuti con arma da fuoco ad esami necroscopici. Tutte le prove diagnostiche di laboratorio realizzate per accertare infezioni riferibili a malattie sottoposte a piani di controllo e/o profilassi hanno dato esiti negativi, dando il via libera al prelievo e trasporto degli animali al di fuori del Parco. Tuttavia, con l’evidente obiettivo di dare più tutela agli animali detenuti in cattività e alla salute pubblica, nell’ottica di prevenire epidemie e pandemie, uno degli ultimi decreti della precedente legislatura – il D. L. 5 agosto 2022, n. 135 promosso dall’ex Ministro Speranza – ha messo in dubbio questa possibilità, dato che il daino non rientra tra le specie autoctone ma nemmeno tra quelle che sono considerate “animale da compagnia”.
In attesa di capire se si potrà procedere con la cessione dei capi, prenderanno in ogni caso avvio, nel prossimo mese di gennaio, le operazioni di rimozione, che verranno attuate, escluse eventuali catture finalizzate alla traslocazione di animali in vivo, tramite prelievo con arma da fuoco, tecnica che si è rivelata efficace e compatibile con le esigenze di sicurezza proprie di un luogo altamente frequentato come la Foresta Demaniale. L’obiettivo è quello di prelevare almeno 350 animali all’anno nel corso dei prossimi anni, ovvero un numero necessariamente superiore a quello delle nascite annuali stimate nella popolazione, per giungere così ad un sensibile decremento della specie nell’arco del quinquennio di applicazione del Piano.
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