GAETA – Nel corso dei controlli svolti dalla motovedetta dell’Arma dei Carabinieri di Gaeta, a tutela dell’ecosistema marino e del rispetto delle leggi negli specchi d’acqua del golfo di Gaeta e delle isole pontine, i militari si sono nuovamente imbattuti nel fenomeno della pesca di frodo, che prevede l’immersione in mare di vere e proprie trappole artigianali, in cui ogni specie di abitante del mare può imbattersi, ma anche in reti, contenitori di plastica e aste in ferro che, oltre ad essere inquinanti possono gravemente compromettere la navigazione di piccoli natanti o l’ incolumità di subacquei e la sicurezza in generale di turisti e amanti del mare.

Le nuove trappole, rinvenute dal personale della motovedetta dei Carabinieri a ridosso delle coste tra l’isola di Ponza e di Ventotene, erano composte da piccole palme galleggianti che servivano, oltre che a segnalare il punto di immissione, ad ombreggiare lo specchio d’acqua ed attirare in superfice i pesci che sarebbero rimasti in tal modo in trappola.

“Questi meccanismi illeciti, come comunicato nelle settimane addietro – spiegano in una nota i carabinieri del comandante della Compagnia di Formia Alessandro Tolo –rappresentano, oltre che una minaccia per la fauna marina, soprattutto relativamente alle specie in pericolo di estinzione come possono essere le tartarughe marine, anche un pericolo tangibile per le imbarcazioni che solcane quelle acque. Le eliche delle barche rischiano infatti di impigliarsi nelle reti attaccate alle boe, mettendo in serio pericolo sia la sicurezza degli equipaggi che l’integrità delle imbarcazioni stesse.


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