Personaggi dello sport, Pino D’Alessandro e le sue simpatiche battute che tutti ricordano

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Nel 1950 arrivò a Latina – vincitore di concorso per l’ufficio tecnico erariale – il geometra Pino D’Alessandro, beneventano, un “guerriero sannita” così si definiva. Dopo una lunga carriera come giocatore che l’ha vinto vestire la preziosa casacca della Partenope Napoli, Pinuccio, come lo chiamavano gli amici più intimi, si è dedicato con impegno a far crescere la pallacanestro e lo sport nella zona pontina. Il primo amore non si scorda mai, per questo D’Alessandro è riuscito a costruire squadre vincenti, ad organizzare tornei internazionali che hanno visto all’arena estiva di palazzo Emme la presenza di quintetti americani e dei migliori club europei. D’Alessandro era solito invitare squadre dell’URSS, non solo nel basket. “Io sono sempre stato fascista – affermava – ma ammiro gli atleti russi, non solo per la loro bravura ma perché portano i capelli corti, non sopporto quegli zazzeruti che praticano lo sport”. Dal Movimento Sociale Italiano passò alla Democrazia Cristiana venendo eletto a furoe di popolo consigliere comunale a Latina, ricoprendo poi l’incarico di assessore allo sport, il ramo che prediligeva. Durante una trasferta in pullman a Siena dove era impegnata la sua Pallacanestro Latina, D’Alessandro si accorse che Sergio Mancini, giocatore appena arrivato da Pesaro ,stava leggendo il Corriere della Sera, il quotidiano più diffuso in Italia nel 1978. Pinuccio guardò Mancini accigliato dicendogli: “Leva dalle mani quel giornale di sinistra”. Il buon Sergio rimase un po’ stupito visto che il Corriere della Sera era un quotidiano di orientamento centrista, espressione della borghesia milanese. A quell’epoca il giornale meneghino era diretto da Piero Ottone che aveva “sterzato” leggermente a sinistra. D’Alessandro era molto generoso e non faceva amai mancare ai suoi atleti un abbigliamento sportivo di qualità. Un sabato pomeriggio Maurizio Pagni – provetto playmaker e tiratore con i fiocchi – suonò alla sua abitazione dicendo: “Presidente, le mie scarpe si sono rotte, posso averne un paio?” E rimasta famosa nel mondo della pallacanestro la risposta del presidente del Coni: “Ti servono civili?” . Intendendo le scarpe per uscire, invece quelle richieste erano da gioco. Pino non sopportava oltre agli atleti con i capelli lunghi anche quelli che indossavano gli orecchini, il primo ad essere rimproverato fu Alberto Scodavolpe al palazzetto dello sport di Latina. Il nostro era molto attento alla forma e alle buone maniere, in una calda mattinata di luglio organizzò un pranzo all’hotel Europa per presentare ai giornalisti l’ennesimo torneo internazionale organizzato. In quel momento si affacciò alla sala da pranzo il giovane giocatore terracinese Antonio Fontana, tesserato con la Pallacanestro Latina. D’Alessandro lo vide con i pantaloncini corti. Lo fulminò con uno sguardo: “Fuoriiiiii!!!!!”. Fontana capì al volo e andò nella sua abitazione a vestirsi in modo adeguato alla circostanza. Sergio Mancini e Giulio Anesa furono ceduti a titolo definitivo nel 1974 dall’ Ab latina alla Max Mobili Pesaro. D’Alessandro, patron della Pallacanestro Latina, dopo due anni acquistò personalmente il cartellino di Mancini dal club marchigiano per 6 milioni. La squadra pontina in quella stagione perse un incontro molto importante a Scauri e Mancini non fu certo tra i protagonisti dell’acceso confronto. Dopo la doccia D’Alessandro si rivolse al giocatore con un certo scoramento: “Mancini sei milioni, nemeno un canestro”, in effetti aveva ragione. La rivalità tra la Pallacanestro Latina, tanto cara al presidente del Coni, e l’Ab Latina era enorme. D’Alessandro per rafforzare la sua squadra disse mentre era seduto ad un tavolo del bar Mimì: “Comprerò tutta l’Isef”, si riferiva alla scuola superiore di educazione fisica a Roma. Gli piaceva comandare tanto che nel corso di una riunione con i suoi dirigenti sportivi Vittorio Paone decise di mettere ai voti una decisione sulla quale non tutti erano d’accordo. L’uscita di D’Alessandro fu proverbiale: “Non siamo a Montecitorio”. Nel 1997 la Pallacanestro Latina vinse il campionato di serie D nazionale superando l’agguerrito San Saba Roma, i romani presentarono reclmano perché la federazione aveva assegnato alla Libertas Puteoli di Pozzuoli la vittoria a tavolino nei confronti del club capitolino che non si era presentato sul campo. I dirigenti del San Saba presentarono una memoria difensiva asserendo che il pullman di linea tra Roma e Napoli aveva subito un guasto meccanico. Presentarono- non si sa bene come- dei biglietti emessi per 15 persone dalla ditta incaricata del trasporto. Il ricorso fu respinto, D’Alessandro gongolava di gioia e organizzò una cena di ringraziamento per i giocatori all’Hotel Bologna a Latina Scalo. Tenne un discorso pieno di commozione:” Abbiamo vinto questo campionato che gente bassa e meschina voleva vincere a tutti i costi con carta bollata e fogli dattiloscritti”. Lui era fatto così, gli piaceva quel linguaggio legalitario. La sua fama crebbe in città quando nel 1983 firmando 150 milioni di cambiali a titolo personale salvò il Latina Calcio dalla radiazione, si recò a Montecatini il 15 agosto, ultimo giorno utile per l’iscrizione al campionato di serie C, versando le cambiali a Ugo Cestani, presidente di Lega. D’Alessandro, dopo aver concluso l’operazione finanziaria, tornò a gran velocità a Latina con la sua Alfetta fondendo il motore all’altezza di Chiusi visto che l’olio al motore era terminato. La vettura fu caricata su un furgone dell’ACI e condotta da un meccanico della zona. D’Alessandro dovette aspettare tre giorni in albergo in attesa della riparazione e di un nuovo motore. Al suo arrivo a Laltina fu accolto dai tifosi calciofili festanti. Sui muri della città comparvee a caratteri cubitali una scritta: “Grazie D’Alessandro”. Vestire i giocatori elegantemente per lui era fondamentale, in molti salivano alla sede del Coni a via Umberto I chiedendo di poter cominciare un’attività sportiva. “Va bene – diceva il presidente – scendi giù da Susi Sport, prendi magliette, tute e scarpette”. Si riferiva al negozio Susi Sport posizionato sotto la sede del suo ufficio. D’Alessandro non è stato famoso solo queste frasi simpatiche che ancora si raccontano negli ambienti sportivi di Latina, sono stati tanti i suoi successi e le soddisfazioni che lo hanno portato a raccogliere la stima del grande presidente del Coni Giulio Onesti che ha condotto lo sport italiano ad altissimi livelli in campo internazionale e organizzato le Olimpiadi invernali di Cortina 1956 e quelle estive di Roma 1960. Proprio lo stadio olimpico nella capitale ha offerto grandi soddisfazioni a Pino D’Alessandro. È stato Pino ad organizzare la cerimonia d’apertura in occasione dei campionati del mondo di calcio nel 1990, le famose “notti magiche”. Il suo spirito meticoloso ha portato a curare tutto nei minimi particolari, ha soddisfatto pienamente lo staff della manifestazione iridata trasmessa in televisione in tutto il mondo. Uno dei migliori amici di Alessandro è stato Mario Pescante, segretario generale e poi presidente del Coni. Pinuccio è stato sempre molto impegnato nei Giochi della Gioventù, uno splendido spettacolo che ha coinvolto milioni di giovani in Italia.La più grande manifestazione di massa del sport italiano, impossibile dimenticare i Giochi della Gioventù ideati dal presidente del Coni Giulio Onesti. Si parla molto di sport nella scuola, di idee nuove e di grandi cambiamenti, ora c’è soltanto il passato da rinverdire. Il 29 giugno 1969 si celebrava a Roma la fase finale dei Giochi della Gioventù, favolosa iniziativa di promozione sportiva varata durante il 29° Consiglio nazionale del 3 settembre 1968. Una mini-Olimpiade aperta a ragazzi e ragazze appartenenti a scuole, società sportive, centri di addestramento giovanili Coni e Olimpia, Enti di propaganda, gruppi aziendali, associazioni varie. Nessun obbligo di tesseramento alle federazioni, ma soltanto documento di identità e certificato medico di idoneità fisica. Ricordo tante società di basket nate in provincia di Latina in quel periodo, grazie ai Giochi della Gioventù, all’ingresso dello sport nel mondo scolastico. Nel 1973 ho guidato come coach la squadra dell’Ab Latina nelle finali nazionali di Roma, per noi era come toccare il cielo come un dito. Ci sentivamo bravi e importanti nel mondo dei canestri italiano, dopo aver superato le lunghe fasi preliminari. Giocare all’interno del Palazzetto dello sport di viale Tiziano ha rappresentato per noi il raggiungimento di un sogno. Alla fase finale della prima edizione partecipano 4.118 giovani, in rappresentanza di 5.509 comuni, usciti da una base di 2.400.000 partecipanti alle fasi locali e dai 597.482 concorrenti delle fasi provinciali. L’inaugurazione solenne si tenne allo Stadio Olimpico di Roma con la sfilata aperta dalla squadra di Agrigento e chiusa da quella di Viterbo. Maurizio Damilano e Gabrielle Dorio hanno vinto i Giochi Olimpici nell’atletica leggera cominciando l’attività sportiva con i Giochi della Gioventù, come Giuseppe Giannini e Maurizio Fondriest. L’edizione invernale ha fatto conoscere la sciatrice Paola Magoni. Proprio questo movimento enorme di ragazzi ha convinto D’Alessandro a sviluppare la pratica sportiva nelle borgate circostanti la città di Latina, ricordo il pullman che, in estate, ogni mattina conduceva i ragazzi di Le Ferriere ai corsi di nuoto organizzati nella piscina
della scuola agraria di Borgo Piave e al centro CTA-DAT dell’aereonautica militare. Un simpatico episodio ha reso protagonista D’Alessandro prima della manifestazione di apertura dei Giochi della Gioventù della neve a Fanano, centro appenninico in provincia di Modena. Pinuccio, prima del via dei Giochi ebbe una discussione con il primo cittadino tanto da dirgli: “Sindaco, lei è peggio di Gorbaciov.”


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