LIVORNO – il consigliere comunale uscente di Fratelli d’Italia Alessandro Perini è salito alla ribalta per quella che lui stesso ha definito “affittopoli” livornese. La vicenda era tutta incentrata su persone vicine al partito di governo cittadino che vivono in case del Comune senza pagare l’affitto. Per la questione era stato interpellato il programma tv “Fuori dal coro” di Mario Giordano ed aveva avuto eco nazionale. Perini fa sapere che il Ministero dell’Interno, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, ha dato ragione all’opposizione livornese, secondo cui il primo cittadino ha secretato i nomi degli occupati di queste case.
“Il Ministero dell’Interno smentisce il Comune: l’amministrazione Salvetti ha violato la legge quando ha nascosto i nomi degli amici e parenti del Partito Democratico che vivono nelle case comunali e non pagano l’affitto –scrive Perini– Questo è quanto emerge dalla risposta all’interrogazione parlamentare presentata dal sen. di Fratelli d’Italia Marco Lisei. Adesso, se Salvetti non ha problemi a rispondere della gestione degli appartamenti, sveli le carte complete. Altrimenti sarà legittimo pensare che sia stia strumentalizzando la “privacy” per nascondere informazioni ai consiglieri comunali e limitare, così, la loro attività di controllo sugli atti dell’amministrazione. Non è che in questo modo il sindaco spera di evitare i miei sopralluoghi e le “sgradite” visite della trasmissione Fuori dal Coro?
Certo è che, nonostante gli sforzi fatti per non farmi sapere i nomi dei detentori delle case, l’Affittopoli livornese ci ha comunque regalato delle belle sorprese. Dalla ex assessore di sinistra, attualmente dipendente a tempo indeterminato del Comune di Livorno, che gestiva alcuni di questi appartamenti attraverso l’associazione Il Villaggio e che ha lasciato enormi debiti per affitti mai corrisposti al Comune; fino a Mbaye Diop – già autorevole esponente del PD e padre di Mia, dirigente nazionale del PD, fedelissima di Elly Schlein. Chissà chi altro si nasconde tra i documenti censurati.
Finora l’amministrazione si era appellata alla “protezione dei dati personali”, ma quale diritto alla privacy ci può in questo caso? Chi sono quei privilegiati che hanno una casa in affitto, a prezzo stracciato e senza alcuna procedura di bando, ai quali il Comune ha concesso di non pagare l’affitto per decenni? Ora da parte del Viminale abbiamo la conferma che il Comune ha gravemente ignorato un principio ben cristallizzato nella Giurisprudenza italiana: ai consiglieri comunali non può essere opposta la riservatezza nei casi in cui i dati e le informazioni richieste siano strumentali all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali.
Insomma, secondo la risposta del Ministero dell’Interno, era ed è mio diritto chiedere nomi e cognomi degli intestatari degli affitti e di chi attualmente vive in queste case. Ancora una volta, però, si sono prevaricati i consiglieri comunali, violate leggi e regolamenti, piegata la trasparenza della pubblica amministrazione e la democrazia. Se non fosse per il fatto che si voterà l’8 e il 9 giugno, un sindaco del genere dovrebbe immediatamente dimettersi. Dopo le elezioni saremo noi di Fratelli d’Italia a tirare fuori le carte nascoste nei cassetti” conclude Perini.
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