ROMA- 43 anni fa moriva, in circostanze drammatiche, Pier Paolo Pasolini,uno dei più grandi poeti del novecento.
Era il 2 novembre 1975. Nell’orazione funebre, Alberto Moravia disse “Quando muore un poeta è terribile, perché di poeti ne nascono uno ogni cento anni e Pier Paolo era un vero poeta”
Oggi,se fosse stato ancora in vita, ci avrebbe aiutato nelle analisi, per comprendere meglio la nostra vita, il nostro mondo.Già allora ebbe tante intuizioni, che poi si sono rivelate esatte.
Una mente straordinaria che parla ancora al cuore e alla ragione della gente, ecco perché il poeta Pasolini non muore mai.
Noi,per ricordarlo, abbiamo voluto riprendere alcuni versi dal libro ” Le Ceneri di Gramsci”
V
“Non dico l’individuo, il fenomeno dell’ardore sensuale e sentimentale…altri vizi esso ha, altro è il nome e la fatalità del suo peccare…Ma in esso impastati quali comuni,prenatali vizi, e quale oggettivo peccato! Non sono immuni gli interni e esterni atti, che lo fanno incarnato alla vita, da nessuna delle religioni che nella vita stanno,ipoteca di morte, istituite a ingannare la luce, a dar luce all’inganno. Destinate a esser seppellitele sue spoglie al Verano, è cattolica la sua lotta con esse:gesuitiche le manie con cui dispone il cuore;e ancor più dentro: ha bibliche astuzie la sua coscienza… e ironico ardore liberale… e rozza luce, tra i disgusti di dandy provinciale, di provinciale salute… Fino alle infime minuzie in cui sfumano, nel fondo animale,Autorità e Anarchia… Ben protetto dall’impura virtù e dall’ebbro peccare, difendendo una ingenuità dio sesso,e, con quale coscienza!, vive l’io:io,vivo, eludendo la vita, con nel petto il senso di una vita che sia oblio accorante, violento… Ah come capisco, muto nel fradicio brusio del vento, qui dov’è muta Roma,tra i cipressi stancamente sconvolti,presso te, l’anima il cui graffito suona Shelley… Come capisco il vortice dei sentimenti, il capriccio(greco nel cuore del patrizio, nordico villeggiante) che lo inghiottì nel cieco celeste del Tirreno; la carnale gioia dell’avventura, estetica e puerile: mentre prostrata l’Italia come dentro il ventre di un’enorme cicala, spalanca bianchi litorali, sparsi nel Lazio di velate torme di pini, barocchi, di giallognole radure di ruchetta, dove dorme col membro gonfio tra gli stracci un sogno goethiano, il giovincello ciociaro…Nella Maremma, scuri, di stupende fogne d’erba saetta in cui si stampa chiaro il nocciolo, pei viottoli che il buttero della sua gioventù ricolma ignaro. Ciecamente fragranti nelle asciutte curve della Versilia, che sul mare aggrovigliato, cieco, i tersi stucchi, le tarsie lievi della sua pasquale campagna interamente umana,espone, incupita sul Cinquale, dipanata sotto le torri de Apuane,i blu vitrei sul rosa… Di scogli,frane, sconvolti, come per unpanico di fragranza, nella Riviera,molle,erta, dove il sole lotta con la brezza a dar suprema soavità agli olii del mare… E intorno ronza di lietezza lo sterminato strumento a percussione del sesso e della luce: così avvezza ne è l’Italia che non ne trema,come morta nella sua vita: gridano caldi da centinaia di porti il nome del compagno i giovinetti madidi nel bruno della faccia, tra la gente rivierasca, presso orti di cardi, in luride spiaggette… Mi chiederai tu, morto disadorno,d’abbandonare questa disperata passione di essere nel mondo?”.


News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.