Panico in città! Il sito internet di Latina Bene Comune risulta misteriosamente inattivo e tutti si son chiesti come diavolo fosse possibile.
Tutti eccetto chi scrive, ovviamente, dato che ignoravo persino l’esistenza di un’appendice online del movimento colettiano. Nell’epoca contrassegnata dalla rete, dal vagheggiamento chez Casaleggio sulla potenza della “democrazia digitale”, apprezzata anche da illustri esponenti dell’attuale maggioranza come la Dott.ssa Ciolfi super immortalata alla kermesse napoletana dei cinque seghe, essere fuori dal mare del net equivale ad un encefalogramma piatto.
Oltre, ovviamente, allo zero spaccato che Coletta ed i suoi possono vantare sul piano amministrativo, visto lo stato comatoso in cui versa la città.
La vicenda risulterebbe anche di picciol affare se non fosse che il Segretario e Consigliere Comunale di Lbc Francesco Giri, di gran lunga uno dei migliori lì in mezzo, si sia giustificato con un post su Facebook :” In quanto Segretario del movimento Lbc, ho dimenticato di rinnovare il dominio”.
Ora, se l’ottimo Giri si fosse consultato con l’ultimo degli scribacchini politici, per esempio col sottoscritto , gli avrebbe illustrato una valanga di ottime ragioni per non scrivere un post del genere. Cerchiamo di elencarne qualcuna: innanzitutto, non spetta al Segretario politico di un movimento che governa la prima città del Lazio dopo Roma Capitale rinnovare un sito internet, ma ad una qualsiasi segreteria. Inoltre, il tratto distintivo della sciatteria non riguarda soltanto l’amministrazione o l’abbigliamento francamente inopportuno della quasi totalità degli ellebicini (eccetto Giri, naturalmente!) ma anche da un tal fatto che sarebbe di poco conto se riguardasse l’ultima pro loco d’Italia, ma che diventerebbe grave già per una Comunità Montana, figurarsi per un movimento\partito che gestisce una comunità di oltre 120.000 abitanti.
Insomma, un evento trascurabile e non già fondamentale è stato trasformato, da chi aveva tutto l’interesse a che non s’elevasse agli onori della cronaca, nell’ennesimo indizio che costituisce la prova dell’inabilità politica di Coletta e dei suoi.
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