La corte di Cassazione ha respinto il ricorso proposto, nello scorso mese di ottobre, dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano contro l’ordinanza del Riesame che, il 27 settembre 2018, aveva dissequestrato l’immobile di Borgo Piave, immobile al quale erano stati apposti i sigilli il 31 agosto per l’ipotesi di reato di lottizzazione abusiva.
All’epoca dell’esecuzione del provvedimento, il manufatto, oltre novemila metri cubi di volumetria, era già sotto sequestro a seguito di un precedente procedimento giudiziario, per il quale alcuni imputati, tra cui il proprietario dell’immobile, l’ex consigliere comunale Vincenzo Malvaso, erano già stati condannati per i reati di abuso d’ufficio e violazione delle norme in materia urbanistica.
E’ proprio su questa circostanza che il difensore di Vincenzo Malvaso, l’avvocato Renato Archidiacono, aveva fatto leva per contestare l’adozione della nuova misura preventiva,sostenendo che l’ulteriore sequestro si configurava come un caso da manuale di «né bis in idem».
Tesi fatta propria dal Tribunale del Riesame di Latina, che era arrivato alla decisione di annullare il nuovo sequestro sostenendo che l’abuso edilizio già contestato con il procedimento che aveva portato alla pronuncia di una sentenza di condanna nei confronti di due imputati, «già conteneva in realtà la contestazione di tutti gli elementi costitutivi del reato di lottizzazione abusiva contestato nel procedimento odierno».
E a sostegno della loro decisione, gli stessi giudici avevano anche aggiunto che «Non può essere nuovamente promossa l’azione penale per un fatto e contro una persona per i quali un processo già sia pendente nella stessa sede giudiziaria e su iniziativa del medesimo ufficio del pm».
Inevitabile il dissequestro dell’immobile.
Ma il sostituto procuratore Miliano non si era arreso, e meno di un mese dopo l’ordinanza del Riesame aveva impugnato il provvedimento in Cassazione, sostenendo che i due procedimenti relativi allo stesso immobile di Borgo Piave «pur muovendo da un presupposto fattuale coincidente in termini di luogo, persona e circostanza di tempo, non presentano una identità del fatto ed una condotta nesso causale evento tale da poter ritenere integrata la preclusione imposta dalla regola del né bis in idem».
Ma come era già apparso evidente ai giudici del Riesame, anche la Corte di Cassazione ha ritenuto che il nuovo procedimento giudiziario che configura l’ipotesi della lottizzazione abusiva costituisca una inammissibile sovrapposizione al precedente procedimento (in parte già definito con una sentenza e in parte ancora pendente): la decisione è stata infatti di rigetto del ricorso per inammissibilità, per motivi manifestamente infondati.
«Siamo soddisfatti per l’esito di questo giudizio – commenta l’avvocato Renato Archidiacono – Ci auguriamo adesso che la Procura della Repubblica voglia chiedere l’archiviazione del procedimento».
La vicenda dell’immobile di Borgo Piave è finita anche nel processo Olimpia, dove tra le altre cose si contesta anche l’adozione delle varianti ad alcuni Piani particolareggiati della città, ivi compreso quello di borgo Piave
(Fonte Latina Oggi in edicola)


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