Pontinia – Operazione Smokin’ Fields, sequestrata un’azienda di Pontinia.
Tre per ora le aziende sequestrate.
Una a Roma e due in provincia di Latina.

Sono ventitre gli indagati a vario titolo per traffico illecito di rifiuti, danni ambientali e falso, circa un milione di euro sequestrato preventivamente.

L’operazione “Smokin’ Fields” portata a termine questa mattina tra la province di Roma, Latina, Frosinone e Napoli, ha impiegato oltre cento uomini e due elicotteri coordinati dalla direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma per l’esecuzione di numerosi sequestri e perquisizioni.

Un’azienda di Pontina quella sequestrata nel corso della maxi operazione congiunta di Polizia stradale di Aprilia e Carabinieri forestali di Latina, per traffico illecito di rifiuti discarica abusiva e gravi danni ambientali.

Le due forze di polizia, in collaborazione con i Carabinieri Forestale dei Gruppi di Roma, Frosinone, Napoli e Salerno e dei relativi Reparti territoriali e gli omologhi reparti della Polstrada, l’apporto tecnico del Raggruppamento Aeromobili Carabinieri di Pratica di Mare e il Reparto Volo della Polizia di Stato di Roma, nelle prime ore del mattino hanno sequestrato le tre aziende operanti nel campo della gestione di rifiuti, due in Provincia di Latina e una in Provincia di Roma.

I siti sequestrati sono una discarica di proprietà di una società di Roma, quattro appezzamenti di terreno, due nel Comune di Pontinia e due in quello di Roma.
Circa un milione di Euro, dieci i mezzi tra autocarri, trattori, semirimorchi ed escavatori sotto sequestro preventivo, per equivalente del profitto del reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti.
Per tutti gli indagati i reati contestati sono concorso in traffico illecito di rifiuti, e per alcuni di essi, anche il falso ideologico in atto pubblico nella predisposizione di certificati di analisi, abbandono di rifiuti e discarica abusiva, e l’intralcio all’attività di vigilanza e controllo ambientale.

Per le aziende viene contestato l’illecito amministrativo da reato, in quanto il reato di traffico illecito di rifiuti è stato commesso nell’interesse e a vantaggio delle società coinvolte.

Le indagini, partite dopo gli esposti dei cottadini, sono state condotte per mesi in maniera coordinata, con sopralluoghi e servizi sul territorio corredati da rilievi fotografici, videoriprese da elicottero con telecamere di rilevazione geotermica, intercettazioni telefoniche ed ambientali, localizzazione di autoveicoli e telefoni cellulari con sistemi di rilevamento satellitare.

Il materiale prodotto dalle aziende non ha i requisiti per essere qualificato come Compost.
Questo hanno rilevato gli accertamenti del NIPAAF di Latina e delle Stazioni Carabinieri Forestale, che, con i numerosi campionamenti effettuati ed il supporto tecnico di analisi effettuate dall’Arpa Lazio, sezione di Latina, si è potuto riscontrare il superamento di diversi parametri previsti dalla normativa di settore, inerente al corretto utilizzo di fertilizzanti e prodotti affini.
Si tratta di rifiuti e non di Compost.

Grazie alle indagini si è potuto constatare che i
I rifiuti prodotti dalla società di Pontinia venivano sversati in vari terreni del Lazio.
Il materiale veniva poi interrato in una discarica.

IL risparmio di spesa per lo smaltimento dei rifiuti è più di un milione di euro.

L’impianto della società di Pontinia, adibito e autorizzato per la produzione di Compost di qualità da utilizzare come fertilizzante per i terreni, non poteva sversare il materiale invece prodotto non a norma in fondi agricoli ma doveva smaltirlo presso discarica autorizzata.

In almeno 55 occasioni venivano scaricati rifiuti costituiti da compost fuori specifica e percolato di processo provenienti dalla società di Pontinia all’interno della discarica.

“Smokin’ Fields” l’operazione così denominata in quanto i terreni sui quali veniva effettuato lo spandimento del compost, letteralmente “fumavano”.
Il materiale continuava a fermentare in corso d’opera, contravvenendo in tal modo ai più elementari principi di rispetto dell’ambiente, a cui si sarebbero dovuti attenere i responsabili degli impianti sequestrati destando le preoccupazioni dei cittadini dai quali, già dal 2014, sono partite le segnalazioni che hanno dato vita alle indagini.


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