Omicidio di Pontecorvo : Si cercano prove nei telefonini. Il coltello non si trova

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Pontecorvo

Delitto di Pontecorvo, telefoni sotto la lente. Chat, messaggi, celle telefoniche agganciate nelle ultime ore di vita di Mourad El Guerouani, il ventiquattrenne marocchino ucciso con un solo fendente all’addome, sferrato in strada al culmine di una lite. Ogni elemento tecnico servirà a stabilire con maggiore precisione cosa sia accaduto domenica notte in via San Giovanni Battista. Ma anche un altro aspetto: i due, secondo le dichiarazioni dell’arrestato – non erano amici. La vittima era il cugino di un amico dell’arrestato, almeno in base a quanto dichiarato ai militari alla presenza del pm Fioranelli. E ribadita al gip Di Croce.

L’arrestato, assistito dagli avvocati Rea e Meglio, avrebbe infatti dichiarato di conoscere solo in modo superficiale Mourad e di averlo rimproverato quella sera per la presenza di sostanze stupefacenti. Senza che tuttavia scaturisse tra loro una animata discussione, elemento questo smentito dai presenti che invece raccontano di parole pronunciate in arabo in modo piuttosto concitato.

Poi Mehdi avrebbe anche ricostruito i momenti della violenza: sarebbe stato, a suo dire, colpito alle spalle dalla vittima mentre erano già fuori dall’appartamento di via San Giovanni Battista. E di essersi difeso per poi raggiungere la sua auto, prima di tornare a casa: una volta a terra, l’indagato avrebbe sostenuto di essersi rialzato, poi di aver spintonato la vittima che a sua volta è caduta.

Colto dalla paura, sarebbe salito in auto per raggiungere la propria abitazione (ora sotto sequestro insieme all’appartamento di via San Giovanni Battista, ai cellulari, alle vetture e agli abiti). Ma Mourad era vivo.
Gli uomini della Compagnia di Pontecorvo, agli ordini del capitano Bartolo Taglietti, stanno mettendo tutto a sistema: i dati raccolti nell’immediatezza, le dichiarazioni, le immagini del sistema di videosorveglianza, quanto verrà estrapolato dai cellulari. Si tratta di tasselli fondamentali di una complessa inchiesta che servirà a chiarire diversi aspetti dell’omicidio dell’ambulante di 24 anni. Importanti, inoltre, i risultati dell’autopsia eseguita mercoledì: tra 90 giorni potrà essere infatti resa nota la reale causa del decesso del ventiquattrenne, colpito all’addome con un’arma che ancora non è saltata fuori. Cercata dai carabinieri anche con l’utilizzo del metaldetector.

Al momento mancano all’appello l’arma e il movente. Ma anche altri aspetti legati, ad esempio, alla sequenza temporale.
Per l’arrestato – che ha subito negato le accuse, spiegando di essere stato aggredito – Mourad era vivo quando lascia via San Giovanni Battista dopo la lite. Né coincidono gli spostamenti, tratteggiati grazie all’escussione dei ragazzi presenti alla serata, prima della violenza.
Il gip, che ha ritenuto il quadro indiziario «grave», ha ribadito la presenza di una «solida piattaforma indiziaria» in relazione alle accuse relative all’omicidio. Sottolineando poi le incongruenze nelle testimonianze raccolte: il quadro investigativo è tutt’altro che definito. Le indagini proseguono su più fronti.

(Fonte Ciociaria oggi )


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