Olimpiadi amarcord, la mia Cina Olimpica 2008

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Cosa mi ha spinto a scrivere una sorta di diario di viaggio? Semplice. Sono un giramondo di professione, un girovago che cerca preferibilmente due cose: mare, sport e cultura. Oppure cultura, sport e mare. La Cina mi ha sempre affascinato, non potevo perdere l¹occasione ¬ sicuramente ghiotta ¬d’assistere al più grande spettacolo che lo sport può offrire: le Olimpiadi. Facile e scontato parlare di spirito olimpico, fratellanza tra i popoli, momento di aggregazione, quell¹evento che si svolge ogni quattro anni è l’essenza del mondo migliore. La Cina è vicina. Il titolo del film del 1967, diretto da Marco Bellocchio, aiuta ad avvicinarsi a un mondo che, in questo modesto lavoro, cerco di descrivere con spirito ironico e sicuramente pieno di passione. Appunto, la passione. Solo la pura follia spinge una coppia di italiani a vedere il canottaggio con 40 gradi e un’umidità vicino al top stagionale. Siamo stati costretti a vedere allo schermo elettronico, con difficoltà, la scritta Italy, capire dalla voce dello speaker che gareggiava un equipaggio vestito di biancorossoverde e portarsi in tribuna dopo essersi rifugiati sotto i ponteggi per proteggersi dal sole cocente. Per fortuna,
bibite gassate, ombrellini e qualche gelato alla crema, ci hanno aiutato a sopravvivere, grazie anche alla cortesia dei cinesi, dei ragazzi del volontariato, ai servizi igienici efficienti. Il canottaggio è uno sport duro, di fatica, fatto da donne e uomini speciali ma, credete, una medaglia anche di cartone, pensiamo di averla meritata io e mia moglie Ketty che ho coinvolto in una giornata che poteva sembrare da incubo. Poi, giunto il fatidico momento serale, abbiamo quasi esultato, come aver vinto una gara:
quella della sopravvivenza. Questo episodio per spiegare, con un modesto contributo, l’Olimpiade di Pechino 2008, il raid verso l’Oriente compiuto da due innamorati (nella vita) che cercano di coniugare sport, cultura e divertimento. In Cina ci siamo sicuramente riusciti, abbiamo camminato, corso, sudato ma tornare indietro ci è costato fatica. La Cina ci attende ancora.


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Paolo Iannuccelli
Paolo Iannuccelli è nato a Correggio, provincia di Reggio Emilia, il 2 ottobre 1953, risiede a Nettuno, dopo aver vissuto per oltre cinquant'anni a Latina. Attualmente si occupa di editoria, comunicazione e sport. Una parte fondamentale e importante della sua vita è dedicata allo sport, nelle vesti di atleta, allenatore, dirigente, giornalista, organizzatore, promoter, consulente, nella pallacanestro. In carriera ha vinto sette campionati da coach, sette da presidente. Ha svolto attività di volontariato in strutture ospitanti persone in difficoltà, cercando di aiutare sempre deboli e oppressi. É membro del Panathlon Club International, del Lions Club Terre Pontine e della Unione Nazionale Veterani dello Sport. Nel basket è stato allievo di Asa Nikolic, il più grande allenatore europeo di tutti i tempi. Nel giornalismo sportivo è stato seguito da Aldo Giordani, storico telecronista Rai, fondatore e direttore della rivista Superbasket. Attualmente è presidente della Associazione Basket Latina 1968. Ha collaborato con testate giornalistiche locali e nazionali, pubblicato libri tecnici di basket e di storia, costumi e tradizioni locali Ama profondamente Latina e Ponza, la patria del cuore.