Stavolta Francesco Rosi non mi ha convinto col suo “Notturno” che davvero non ha il climax di un Notturno di Chopin quanto a “musicalità” ossia ritmo e cadenza: per lo più noioso e ozioso, un pò cervellotico, un documentario ai limiti dell’asettico, ripetitivo e didascalico (vedi Isis). Insomma, con un climax….decrescente! Eppure l’incipit sembra promettere bene, con un prologo da tragedia greca -una corifea (una madre) straordinaria che evoca il figlio nella prigione dove è stato massacrato, sentendolo e vedendolo vivere accarezzando teneramente le pareti. Nel prosieguo Rosi,forse emulando Anghelopulos, procede dilatandosi a dismisura in piani sequenza a dir poco asfissianti,privi dell’intensità,evocazione ed espressività propri del regista greco; in silenzi per nulla assordanti circa il messaggio bensì in sordina. Quanto alla questione politica essa rimane sulla superficie della cronaca tranne qualche squarcio “caravaggesco”, dico di alcuni interni di un realismo convincente e coinvolgente, di esterni, drammaticamente eloquenti sul non senso della guerra e dei confini: si insiste molto, con le dovute didascalie, nel segnalare le varie zone di confine Iran-Iraq,Siria etc.. Merito anche di una pregevole fotografia (dello stesso Rosi) degna,appunto, di un Caravaggio quanto a luci e ombre,cromatismo,chiaroscuri e simili. Sul piano documentaristico nonché politico peraltro il discorso m’è parso debole se paragonato al portentoso “Morire a Madrid” (Rossif), al recente “Santiago Italia” di Nanni Moretti, a mio giudizio politicamente più incisivo del film in questione. E’ come se Rosi abbia voluto strafare nell’affrontare un tema non solo spinoso ma intricatissimo risolvendolo come un teorema senza usare però le coordinate giuste,quelle dello sguardo critico cioè distaccato e al tempo stesso partecipato. A dirla tutta, il suo è un discorso o assunto ai limiti dell’intellettualistico,appunto, uno sguardo impolitico o apolitico. Riguardo all’Isis, ad esempio, si salva in corner limitandosi a “citarlo” attraverso lo sguardo dei bambini (della serie “I bambini lo guardano”), magari avrà inteso evitare una facile retorica-dell’Isis,purtroppo,abbiamo saputo/sentito tutti i particolari in cronaca e in video- ma può percepirsi come una “distrazione”. Nulla a che vedere con l’agghiacciante denuncia di Rossif (l’impressionante calata della divisione Condor-SS che rade al suolo Guernica), la spietata denuncia della repressione di un K. Loach (“Povera vacca”, “La canzone di Carla”, “Il vento che accarezza l’erba”) capace di affondare la lama nel ventre del “mostro” sociale in maniera crudele e inequivocabile; rivelando una medesimezza umana e coscienza politica di spessore e alto livello. Insomma,il film dura 100′, arrivare alla fine è un pò faticoso ed esci tra l’annoiato e l’incazzato! (gimaul)
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