Titolo: Nostalgia
Regia: Mario Martone
Soggetto: Ermanno Rea (dall’omonimo romanzo, Feltrinelli 2016)
Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita Di Maio
Produzione Paese: Italia, Francia, 2022
Cast: Pierfrancesco Favino, Francesco Di Leva, Tommaso Di Leva, Tommaso Ragno, Aurora Quattrocchi, Sofia Essaïdi, Nello Mascia, Emanuele Palumbo, Artem Tkachuk, Salvatore Striano, Margherita Mazzucco, Virginia Apicella, […]
Nostalgia, una parola composta proveniente dal greco antico, nostos (ritorno a casa) e algia (dolore), che etimologicamente significa il dolore del ritorno a casa e che esprime, come un fiume in piena, la voglia intensa e melanconica di un essere umano di ritornare nei luoghi dell’infanzia per ritrovare gli affetti, tra cui quello materno, gli amici, gli oggetti, i ricordi più cari, per rivivere le emozioni perdute, e dove è ubicata la tristezza felice o la felicità triste. Nostalgia è il sentimento già declamato da Omero (VIII sec. a.C.) nei primi versi dell’Odissea – «Musa, quell’uom di moltiforme ingegno/ Dimmi, che molto errò,… », oppure quel che si coglie nella poesia Patria di Giovanni Pascoli (1855 – 1912) – « … dov’ero? Le campane/ mi dissero dov’ero,/ piangendo, mentre un cane/ latrava al forestiero,/ che andava a capo chino …» -, o ancora nel canto A Silvia di Giacomo Leopardi (1798 – 1837) – « … Quale allor ci apparia/ la vita umana e il fato!/ Quando sovviemmi di cotanta speme,/ un affetto mi preme acerbo e sconsolato,/ e tornami a doler di mia sventura». E si apprezza pure leggendo alcune righe di Cesare Pavese (1908 – 1950): « … la mia felicità sta in questa angoscia. E ancora una volta mi ritorna la speranza che forse domani basterà il ricordo» (da Il mestiere di vivere- Diario – Einaudi, 2014). La nostalgia è dunque aggrappata ai ricordi perché senza la memoria del tempo che fu non ci sarebbe la nostalgia.
E la nostalgia, appunto, è quella forza umana incontrollabile che spinge Felice (Pierfrancesco Favino), dopo quarant’anni, a ritornare a Napoli nel Rione Sanità, dov’era nato e vissuto fino all’età di quindici anni. Felice, diventato un ricco imprenditore, ritorna per rivedere la sua patria e per riabbracciare ed accudire la sua dolce mamma Teresa (Aurora Quattrocchi) ormai vecchia e bisognosa di affetto, e anche il suo amico di venture e sventure, Oreste (Tommaso Ragno). Amicizia che però non era già condivisa dalla madre che metteva ripetutamente in guardia il figlio: Tu sei figlio a me, vedi di stare attento. Tu non sei come lui! E non solo! Felice, anche se tutti adesso glielo sconsigliano, ha deciso di comprarsi una casa proprio a Napoli, dove andrà a vivere con la moglie araba (Sofia Essaïdi) e rincontrarsi col suo amico Oreste per richiamare alla memoria assieme a lui il tempo che fu. Costui, diventato, nel frattempo, un camorrista mediocre del Rione, evita di incontrare Felice, a cui addirittura fa incendiare la moto e imbrattare la casa dove abita. E Felice si rivolge allora al parroco don Luigi che interceda per fargli incontrare Oreste: Io lo voglio incontrare, Oreste è come me. Lei mi deve guardare come uno dei suoi ragazzi: possono fare altre scelte, ma non potranno mai tradirsi l’uno con l’altro. Ovviamente il parroco, conoscendo le infami azioni di Oreste, glielo sconsiglia: Tu ti illudi, i cuori si richiudono col tempo. Felice, tuttavia, insiste perché i suoi ricordi sono fermi all’età di quindici anni ed è sicuro della solidità dei suoi sentimenti verso l’amico, e viceversa. Sarà così?
Da questo momento il film cambia orizzonte perché da un ethos poetico sentimental-romantico – l’incontro con la madre, il perdersi per le vie e viuzze di Napoli coniugati dai piacevoli ricordi infantili e il respirare i profumi gastronomici unici al mondo – passa ad un telos che trasporta Felice ad incontrare a tutti i costi il suo amico, perché ritiene che i sentimenti consolidati nell’infanzia siano solidi e robusti. E anche perché dal continuo frastuono chiassoso ad un tratto si avverte un incontenibile silenzio che stona con la eco che rimbomba tra le viuzze degradate dal tempo ma non dai ricordi.
Nostalgia è un film ben costruito e magistralmente diretto, che fa ancora una volta di Mario Martone un grande regista, il quale, senza retorica, descrive le vicissitudini del protagonista Felice, interpretato da un magnifico Favino; vicissitudini che assomigliano, nel loro complesso, a quel fenomeno che il matematico Douglas R. Ofstadter (in Godel, Escher, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante – Adelphi Edizioni, 2016) chiama uno Strano Anello, fenomeno che consiste nel fatto che una persona si ritrova inaspettatamente, salendo o scendendo lungo i gradini di qualche sistema gerarchico, al punto di partenza. E uscendo un attimo dal tema, tale fenomeno si evince anche dalle opere grafiche dell’olandese M.C. Escher (1898-1971), dall’Offerta musicale del musicista tedesco J.Sebastian Bach (1785 – 1850) o dalla traduzione in termini matematici del paradosso filosofico di Epimenide, effettuata dallo svizzero K. Friedrich Gödel (1906 – 1978).
Un film semplice che descrive una storia semplice è dunque Nostalgia che, tuttavia, affronta un tema profondo, universale, da cui emergono i conflitti interiori ed esteriori di ognuno, con i quali è difficile competere in quanto difficile è penetrare e controllare la complessa psiche umana sia nel bene che nel male.
Nostalgia ha concorso per la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2022 che, finita la proiezione, ha avuto per la sua intrinseca bellezza nove minuti di applausi.
Filmografia
Morte di un matematico napoletano (1992), Rasoi (1993), L’amore molesto (1995), La salita ne I vesuviani (1997), Teatro di guerra (1998), L’odore dl sangue (2004), Noi credevamo (2010), Il giovane favoloso (2014), Capri-Revolution (2018), Il sindaco del rione Sanità (2019), Qui rido io (2021).
Francesco Giuliano
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