“Nastri per cappelli” è il libro di esordio del giornalista Simone Consigli, presentazione all’ex-Cinema Aurora

Presentazione venerdì 04 ottobre alle ore 18.30

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Livorno, 01 ottobre 2024 – Simone Consigli è un giornalista che racconta Livorno in maniera trasversale, senza pregiudizi, con la libertà d’animo e professionale che lo caratterizza, ma soprattutto con la volontà di puntare la luce negli angoli bui e reconditi, dove spesso la stampa locale non arriva. Per tutto questo e per molte altre ragioni ho deciso di farlo salire a bordo con me in questa avventura che è News-24 Toscana. Simone è arrivato qui con una sola condizione, la libertà, ed è stata la migliore richiesta che potesse farmi, perché questa libertà è per lui il sale della vita e oggi lo è anche per questa testata.

Il 4 ottobre (questo venerdì, n.d.r.) verrà presentato al pubblico il suo primo libro da scrittore “Nastri per cappelli” edito da Erasmo Libri. Un debutto, quello di Simone, che regala ai lettori un volume con nove racconti di vita, di vita vera, di vita biografica, talvolta, forse, autobiografica, ma senza dubbio racconti pieni di mondo reale.

Nove racconti di fantasia, uno diverso dall’altro, tra spaccio di stupefacenti, amore, drammi e tradimenti, noir, poesia, romanticismo e un pizzico di psichedelia oltre a un monologo di un moderno e arrabbiatissimo pifferaio magico alle prese con il coronavirus invece che con la Peste“, sono queste le premesse che si presentano al lettore, con pagine che promettono tutto, fuorché la noia.

Ho intervistato Simone in questa sua nuova veste di scrittore che poi, come ha sottolineato anche lui, non è così diversa da quella di giornalista.

Simone, i personaggi di questi racconti sono reali o di fantasia?

Sono personaggi realistici, talvolta di fantasia e talvolta reali

Mi colpisce perché questi racconti si svolgono principalmente nel buio della notta, corretto?

Sì, il mondo di riferimento di questi racconti è un modo notturno, non racconto persone ordinarie

Che cosa sono questi “nastri per cappelli”?

I nastri per cappelli rappresentano i racconti, ogni nastro è un racconto. I cappelli rappresentano la realtà, il nastro sopra è un ornamento di fantasia, ma che è parte della realtà. Quello che potrebbe accadere ma che si pensa che non accada mai, l’altra faccia della moneta, la gente che spaccia, che gira di notte, le situazioni drammatiche come il contagio da Aids. Cose che si dice “non potrebbe mai accadere, non fa parte della realtà” ma invece può accadere, è un nastro del cappello, può essere una cosa bella o brutta, dipende se ti stringe troppo la testa.

Che valore ha per te questo libro?

Innanzitutto è il primo che pubblico, sono racconti che ho scritto a penna, il libro rappresenta un periodo della mia vita. Potrebbe essere l’inizio di una carriera da autore come no, è un passaggio.

Tu sei un giornalista, generalmente il giornalista racconta, racconta scientificamente, qui invece racconti delle storie, cosa cambia?

La narrazione è la solita, in un ambito usi un linguaggio più giuridico, più inquadrato, in letteratura sei più libero. Un giornalista scrive da sveglio, uno scrittore scrive mentre dorme e mentre sogna. Ma la realtà è la stessa, sono i contorni che sfumano. Non vedo le due professioni staccate. Il mestiere è lo stesso, tu racconti qualcosa che accade, nel reale o nella tua mente. Il soggetto, alla fine, è la vita.

C’è un messaggio che vuoi che arrivi al lettore con questi racconti?

Io non voglio dare dei messaggi; né ideologici, né politici. Dentro però c’è sicuramente il mio modo di vedere il mondo. Io sono una persona libera, che percepisce il mondo di oggi, in cui le persone fanno di tutto per apparire, per avere il controllo psicologico sugli altri. Il mondo così com’è ora non mi convince.

Cosa non ti convince?

Non ci credo molto in questo mondo, vedo un mondo di guerre e stermini, fondato sulla ricchezza e basta. Le persone non hanno idea di cosa siano le vere ricchezze. Tutti sanno perché si muore ma nessuno sa perché si vive.

I tuoi racconti sono particolarmente sofferti e sofferenti, ma c’è una luce in fondo a tutto questo?

La luce è venire fuori dal garbuglio. Prendere gli eventi con distacco è un punto di svolta. La forza, la ragione e il rispetto per il prossimo portano alla luce. La luce arriva quando il prossimo è uguale a te, altrimenti non c’è la luce. Però poi, alla fine, è importante saper separare le due cose. Quello che succede nel libro succede ai personaggi, non succede a te, questo va tenuto a mente. Sono vicende, alcune tristi e senza speranza, ma sono solo vicende.


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