Ricapitolando, nel mese di agosto scompaiono alcuni pannelli e si accusa subito l’Amministrazione di averli fatti sparire non si sa per quale motivo. Pochi giorni dopo quegli stessi pannelli vengono rinvenuti abbandonati tra i lecci di via Principe di Piemonte. Nel frattempo non si può non notare che, dove sono stati staccati, sono rimaste evidenti tracce di mastice sul travertino e si cerca di capire se rappresenti un danno o meno. Da subito si scatena una vera bufera sui social con la nascita di una petizione, perché pare che si sia toccato un vero e proprio tabù!
Il sindaco ha chiesto, allora, ai settori Cultura e Polizia Locale di portare avanti un’indagine per capire diverse cose: chi ha staccato i pannelli? Perché sono stati incollati col mastice? Si potevano attaccare sulle colonne di travertino, considerato che esiste un divieto di affissione sui palazzi di fondazione? E poi, di chi è la proprietà dei pannelli? Erano stati pensati per un’occasione momentanea o per restare lì in modo permanente? Il Comune era autorizzato ad affiggerli, visto che a chi affigge altro (locandine, pubblicità…) viene comminata una multa?
Premesso che sono tuttora in corso le indagini della Polizia Locale in ordine all’atto vandalico, è bene precisare che, dalle verifiche degli uffici competenti, sulla mostra sono emerse diverse informazioni alquanto singolari che meritano attenzione.
Allo stato attuale non risultano nei fascicoli e negli archivi comunali le autorizzazioni necessarie per l’affissione sulle colonne dei 130 pannelli componenti la mostra, ma solo una delibera di Giunta (n. 22 del 26/03/2014) che approva il calendario delle manifestazioni per l’80° della città, tra cui l’esposizione “Come eravamo” per l’appunto. Ora, ogni dipendente o impiegato comunale, sa bene che approvare una serie di manifestazioni non significa che quelle stesse non abbiano poi bisogno di seguire il proprio specifico iter autorizzativo. Se in un calendario di eventi compare, ad esempio, un concerto, chi ne segue la pratica e ne ha la responsabilità, sa bene che dovrà assicurarsi che il palco del concerto abbia il certificato di collaudo di un ingegnere e che sia pagata la SIAE.
Nel caso della mostra c’era bisogno, come sembra ovvio, di una serie di autorizzazioni: ad esempio il nulla osta della proprietà e il nulla osta paesaggistico, visto che si tratta di immobili di fondazione, dunque sottoposti a vincolo e a tutela. Entrambi non risultano esserci, come non sono state rinvenute le liberatorie dei soggetti ritratti nelle fotografie dei pannelli.
C’è poi un’altra questione: la mostra fotografica, facendo parte degli eventi celebrativi dell’80°, è un progetto del Comune di Sabaudia, elaborato dal settore di competenza, realizzato con soldi pubblici e per la cui buona riuscita coloro che vi hanno lavorato potrebbero aver ricevuto emolumenti a fine anno, poiché rientrava negli obiettivi raggiunti. Allora perché negli uffici non si è riusciti a rintracciare i file originali dell’opera? Risultano presenti solamente i pdf utilizzati per le stampe, ma non i cosiddetti file sorgente, che rappresentano la matrice di tutto il progetto.
Se il progetto è stato fatto proprio dalla Giunta, pubblicato con l’indicazione ben chiara dei diritti riservati al Comune ed è stato ideato nell’ambito della normale progettazione del settore competente, perché se ne rivendica la proprietà intellettuale?
A chi dice che alla presentazione della mostra ha partecipato un Ministro per cui è difficile che non ci siano le giuste autorizzazioni, ricordiamo che c’era una scala in piazza senza un briciolo di permessi e nessuno se ne era accorto. A chi proverà a dire, come mai non ve ne siete accorti prima, la risposta è ancora più semplice. Premesso che si stanno facendo le opportune verifiche, si presume che una attività del Comune sia eseguita seguendo gli iter e le norme. A seguito dell’accusa mossa sui social nei confronti dell’amministrazione sono partiti i controlli che per ora hanno evidenziato una mancanza di documenti tecnici.
Appare chiaro come intorno alla mostra ci siano diverse lacune amministrative che è necessario colmare, nel rispetto della normativa. È dovere di ogni Amministrazione comunale fare chiarezza e ricondurre nel giusto alveo una vicenda che ha, sin da subito, assunto i toni della strumentalizzazione e della sterile bagarre politica.
Assodato tutto ciò, è bene precisare che l’Amministrazione comunale riconosce pienamente il valore storico-culturale ed affettivo dell’esposizione e non vuole demonizzare niente e nessuno. Tant’è che vi è l’intenzione di recuperare l’intero progetto, aggiornarlo ed ampliarlo, affinché possa continuare ad essere patrimonio della comunità cittadina, possibilmente trovando una collocazione più consona che possa preservarne l’integrità e, al tempo stesso, garantire una più idonea fruibilità. L’idea è di inserire tali lavori nell’ambito delle attività del nascente comitato promotore delle celebrazioni per il centenario di Sabaudia, il cui regolamento è tra i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale.
Quindi nessuna cancellazione o reset di ciò che può avere un valore storico o culturale.
Siamo amministratori pubblici, dobbiamo operare nella legalità, seguendo gli iter ben delineati dalle leggi! Se amiamo la nostra città dobbiamo per primi tutelarla e rispettarne le regole, non solo a parole.
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