CISTERNA DI LATINA – Accusate di minacce e tentata estorsione una 60enne di Cisterna di Latina e sua figlia 21enne, V.R. e A.S. le loro iniziali. Entrambe sono state rinviate a giudizio dopo aver imbeccato più volte il loro ex datore di lavoro. Come riportato da “IlGazettino.it” l’uomo è un 56enne di Feltre – in provincia di Belluno –, titolare di una gelateria a Lienz in Austria nella quale hanno lavorato le due donne. Tuttavia, alla conclusione del rapporto di collaborazione, le due donne avevano dato inizio alle minacce sui social.

Avrai terra bruciata – ha scritto la 60enne di Cisterna in un messaggio privato al 56enne – ti do un’altra settimana di tempo, versa i soldi sul conto che ti ha lasciato mia figlia o per te sarà la fine professionale, sei un italiano che è andato all’estero per arricchirsi sulle spalle di ragazzi ignari della tua malvagità e cattiveria”.

Secondo la Procura di Belluno, l’inizio delle diffamazioni coincide con la fine del rapporto lavorativo nella gelateria austriaca. L’accusa ha messo insieme tutti i messaggi che, nei primi giorni di ottobre, l’uomo ha ricevuto da due account che presentavano nome e cognome delle sue ex dipendenti. La 21enne. A.S. è imputata di diffamazione aggravata per un messaggio pubblicato tra il 2 e il 3 ottobre 2019 sulla pagina Facebook della gelateria. “Un caro saluto a lei brutto cicciobombo che non sei altro – ha scritto – Piuttosto di parlare con mia madre guardati allo specchio la mattina e sputati in faccia. Perché non sei un uomo, sei solo uno schifo della società. Spero che la cattiveria che hai ti mangi vivo e spero con tutto il cuore che scoppi un giorno. Tantissimi saluti a lei represso”.

La 60enne, invece, dovrà difendersi dalle accuse di diffamazione, minacce e tentata estorsione. Per quanto riguarda il primo capo d’imputazione, la donna, più o meno nello stesso giorno in cui la figlia ha scritto il suo commento, scrisse un commento sulla pagina pubblica del locale: “Ridete che tanto non vi paga”. Poi, la minaccia arrivata per messaggi privati su Messenger. Il 4 ottobre, secondo la Procura, V.R. scrisse: “Certo con una ricevuta tutta in tedesco è facile fregare persone e la copia della ricevuta dov’è, c’è l’hai solo tu? Allora non insultare la mia intelligenza, perché a mia figlia hai dato solo 500 euro e quindi abbiamo capito che noi questi soldi non li vedremo mai perché non abbiamo carte e prove. Ti auguro solamente di incontrare delle persone molto, ma molto peggio di te e che te la facciano pagare cara, senza distinti saluti…I soldi che devi a mia figlia te li devi mangiare tutti in medicine, tanto stai per scoppiare maiale schifoso”.

E alla fine, anche la tentata estorsione, poiché, secondo la 60enne, l’ex datore di lavoro aveva un debito nei confronti della figlia nato dal rapporto di lavoro. Sembrerebbe, invece, che la 21enne aveva firmato un documento in cui attestava di aver ricevuto tutto il dovuto.

Ai primi di ottobre 2019, al titolare feltrino della gelateria arrivò questo messo: “Ti renderò la vita impossibile, sei un pezzo di me..a che vale 900 euro, i soldi che hai rubato a mia figlia vergognati, sei anche un maniaco sessuale e ringrazia Dio se mai nessuno ancora ti ha messo le mani addosso brutto zozzo balordo. Pervertiti tu e i tuoi collaboratori, avrai terra bruciata ovunque, ti do un’altra settimana di tempo, versa i soldi sul conto di mia figlia o per te sarà la fine professionale”.

Il giudice del Tribunale di Belluno ha fissato la prima udienza per madre e figlia il 5 settembre 2022.


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