La vicenda è sconcertante, si tratta della Presidenza della Commissione antimafia, eletta l’on. Colosimo del Fdi, con il sostegno diretto della Meloni e la dichiarata assenza per protesta di PD, M5stelle e sinistra. Eppure non è una novità che in commissioni come questa solitamente, per reciproca garanzia di terzietà, consultazioni preliminari cercano di pervenire possibilmente alla unanimità sul nome del Presidente e questo anche a garanzia delle parti lese interlocutrici appassionate ed ancora sofferenti delle atrocità subite. Ebbene per qualche testimonianza fotografica formalmente compromettente, anche se motivata diversamente, non c’erano le condizioni di serenità necessarie a questo tipo, spesso controverso, di indagini e l’irremovibilità della Meloni non solo ha esasperato il confronto ma sta sollevando una serie di interrogativi. Possibile che la Presidente del Consiglio, impegnata da un’agenda internazionale di tutto rilievo con esiti di accresciuto prestigio per il Paese per fedeltà alle scelte europee ed atlantiche, con un’agenda interna altrettanto impegnativa con lo straordinario degli allagamenti in Emilia e Romagna, s’imbarchi in una vicenda con disponibilità di alternative agibili nel suo partito, senza prezzi da pagare, mentre ha in piedi tante altre iniziative. L’avviato confronto sulle riforme costituzionali. Una sudditanza psicologica da parte della Meloni foriera di altri cedimenti, avendo creato il precedente. Gli sforzi, pur messi in atto, per un rapporto più disteso tra maggioranza ed opposizioni rischiano di fallire ed aprire anzitempo con conseguente paralisi la battaglia elettorale per le europee.
Rodolfo Carelli
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