L’idea era quella di fargli un’intervista, ma già al telefono Massimo Passamonti mi aveva fatto capire che avrebbe preferito un’amichevole chiacchierata. E così è stato. Una volta arrivata nel suo studio, arredato con molto buon gusto, ho dovuto mettere da parte il taccuino con le domande e seguire lui in un amarcord di questa città davvero interessante. Altroché Latina, capitale della cultura 2032. Dobbiamo rispolverare la Latina negli anni 80 per capire come una città di provincia possa non essere seconda a nessuno, ma piuttosto, una fucina di idee, ispirazioni, progetti, attività con tanti, tanti, personaggi illustri che vanno e vengono.
Mentre parliamo ogni tanto si interrompe per andare nelle altre stanze a prendere un quadro, un progetto, una carta, a dimostrazione che quanto dice è vero e che provano, in maniera assoluta, le cose che si sarebbero potute fare e non si sono fatte. Raccontano della “Città Pontina”, che lui, Massimo Rosolini e Umberto Pannunzio, immaginavano. E’ di quell’epoca anche la fondazione da parte di loro tre, della casa editrice l’Argonauta. “Eravamo nel mondo. Pensa che i volumi pubblicati con la nostra casa editrice erano anche di letteratura russa, dove si parlava del dissenso dell’epoca. Ci si confrontava su tante cose. La città era viva”
Mi dimostra che quando governava Corona e lui era il segretario provinciale del Psi, un partito all’epoca al 20 per cento, le cose si facevano.
“Vogliamo parlare dei ponti tra i nuovi quartieri del Q4 e Q5 e la città, presenti nel progetto e che Nino Corona avrebbe voluto realizzare e che invece non sono stati più costruiti? Di quanto sarebbe cambiata la vita delle circa trentamila persone che abitano lì?”, dice subito, forse sapendo che è stato un mio cavallo di battaglia e di lotta.
Mi interessava molto questa chiacchierata con Massimo. Negli ultimi anni c’eravamo incrociati nei corridoi del Ministero dell’Economia e delle Finanze e sempre avevamo scambiato quattro chiacchiere. Massimo è tra i politici locali che apprezzo di più. E’ corretto e autorevole. Ha passione politica ed è empatico. Ha conoscenza della macchina governativa ed amministrativa e quindi grande capacita’ di proporre ed implementare nuove visioni della societa’. Sa comunicare e persuadere.
Ma andiamo avanti…..”Non eravamo su Marte quando qui erano di casa personaggi come Moravia, Portoghesi, Maraini, Luigi Nono, Vincenzo Cerami, Evtuscenko e tanti altri. E quando venne il presidente Pertini per i 50 anni della città? E Bettino Craxi per i 50 anni della provincia e poi Martelli, Formica, ministro delle Finanze etc. Insomma era una città viva. Qui abbiamo portato il mondo, eravamo usciti dall’isolamento”… ma a quanto pare le mura sono tornate, più alte di prima.
“Oggi bisognerebbe fare dei cambiamenti anche radicali. Ma manca il dibattito. Ognuno dice la sua.
Prendi la Ztl. Secondo me la cosa migliore sarebbe chiudere il centro il sabato e la domenica e aprire i varchi dal lunedi al venerdì sera“.
“E’ stato mortificato un intero quartiere che viveva di attività commerciali e che ora non esiste più.
Andrebbe rivisto il tutto. L’isola pedonale dovrebbe partire da piazza Quadrata e arrivare a Piazza del Popolo. Quello è stato ed è, l’asse portante di fondazione. La linea immaginaria, infatti, parte da quella piazza, costeggia le Poste, passa sotto i due archi dove sta l’enoteca dell’Orologio e arriva in Piazza. Da lì, poi riprende e passa sotto gli archi dell’Intendenza di Finanza, viale Mazzini e Tribunale. Viale Italia poi la fai diventare un piccolo boulevard dove la gente passeggia e si incontra tra ristorantini e bancarelle di alta qualità.
Oggi è tutto, fuorchè questo. La verità? Nessuno sa dire di no al koemenista di turno che improvvisa una soluzione più comoda”.
“Il centro è morto, continua. Non credo che i cartelli “vendesi” li legga solo io”.
“Altra cosa senza senso la pista ciclabile. Boh, non la capisco proprio”.
“Dobbiamo tornare all’idea originaria della città pontina”. Mi mostra come sarebbe dovuta essere e come dovrebbe essere. “Guarda qui al Nord, Latina dovrebbe assicurare un progetto di insediamenti industriali con Aprilia e Cisterna. A sud realizzare la vocazione turistica e sportiva con Sabaudia e Pontinia. Il mare verso est e poi la passeggiata storica con i Lepini. La storia è lì. Parte da lì. Questo che ti sto mostrando è un progetto di Paolo Portoghesi del 1985. Da noi non è mai nato, ma tra Caserta e Benevento, si. Le cose si fanno se c’è la volontà”.
“Invece la nostra è la città delle occasioni mancate. Che aspettiamo ad aprire la facoltà di biotecnologie al san Benedetto?”
Gli faccio notare che questa facoltà qui c’è stata, ma solo per pochi anni. Poi l’hanno riportata a Roma. Incomprensibile.
“Noi al contrario di altri che oggi rimuovono la cultura autoctona pontina, quella di città di fondazione, quella di città democratica….ecco, noi invece, al contrario, volevamo innestare, non rimuovere. Noi avevamo degli ideali.”
“Guarda la marina. Che tristezza con quelle case. Dobbiamo darci un turismo di qualità. Basta con questo lungomare che assomiglia alle periferie povere del nord Africa”.
Ti manca la politica Massimo?
“No, perchè nel mio lavoro ci sono sempre a contatto”.
Hai delle aspettative?
“Non ne ho. Desidero solo vivere bene qui nella mia città”.
L’intervista è stata pubblicata sul nostro Magazine
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