Massimo Bordin, un artigiano della parola.
Quella sua voce calda, beffarda, sibilante che potevi sentire l’odore del tabacco anche via radio o immaginare i tortuosi voli del fumo che inondavano Radio Radicale.
“Stampa e Regime”, la sua rassegna stampa mattutina ha rappresentato per molti anni un rito laico che accompagnava le vite di chi non s’arrendeva al già visto, al già sentito e, all’opposto, bramava una visione ed uno sguardo diversi, pieni di cultura. Certamente erano visioni e sguardi che appartenevano, idealmente, ad una parte politica e, se volete, culturale. E però mai servo, mai fazioso, mai cameriere del potere. Con Marco Pannella, che era il suo editore, la domenica erano conversazioni fiume dove lo scazzo dominava sull’accordo. Così diversi Pannella e Bordin. Il primo egocentrico, narcisista, istrione geniale ed artigiano di provocazione e fantasia. Il secondo riservato ed assolutamente rapito dal suo lavoro svolto fino al 2 di Aprile, malgrado il tumore gli avesse tolto oltre a quei capelli bianchi dalla pettinatura irregolare, anche le energie.
Nasce trotskista, Bordin, per poi seguire il percorso quasi obbligato per un liberale di sinistra: socialista prima, radicale poi.
Il partito radicale e la malattia, due esperienze che intrecciano indissolubili le Vite di Marco Pannella e Massimo Bordin. Esperienze che ne tracciano i punti di contatto e le distanze. Ad un Marco Pannella che decise di trasformare la mansarda di Via della Panetteria in un tempio laico in cui amici, persone comuni e celebrità potessero condividere con lui un pensiero, una fumata o un vaffanculo, si oppone un Massimo Bordin che della sua malattia non parla. Decide soltanto di resistere e di lottare, lavorando.
Due opposte visioni di sé stessi, del modo di intendere la convivenza con il male. Entrambe legittime. Entrambe espressione di un sé grande, carismatico.
Bordin muore in un momento complesso per l’informazione italiana. Anche la sua creatura, Radio Radicale, ( dalla cui direzione si dimise quando la polemica con Pannella cominciava a pesare troppo) lotta fra la vita e la morte, minacciata com’è dall’ignoranza barbara dei Cinquestelle e di tal Vito Crimi (lo sconosciuto Sottosegretario con delega all’editoria) che vorrebbe chiudere il rubinetto del finanziamento pubblico alla radio di Boldrin ché è il mercato, bellezza!
Ieri il sopracitato Sottosegretario ha dichiarato, a mezzo stampa, il suo dolore per la scomparsa di Boldrin. Ci ha pensato Vittorio Sgarbi, dal suo scranno alla Camera dei Deputati, a denunciare l’ipocrisia di chi vorrebbe spegnere la voce libera di Radio Radicale e si dispera per la scomparsa della sua anima, perché tale era Massimo Bordin.
La verità è che ad essere scomparso non è il Direttore radicale, che continuerà ad esistere nella cultura e nella Storia italiana, ma la Politica oggi invasa da nanetti senza alcuna coscienza di cosa vogliano dire Libertà e Democrazia.
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