“L’ultimo Partigiano” livornese, Lanciotto Gherardi, raccontato da Eva Giovannini e Tommaso Eppesteingher

Il libro è stato presentato nell'ambito della rassegna letteraria "Leggermente"

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LIVORNO – “L’ultimo partigiano” livornese è la storia di Lanciotto Gherardi, morto il giorno stesso della liberazione della città, il 19 luglio 1944, disegnata e raccontata in una “graphic novel” dalla nota giornalista televisiva della Rai, la livornese Eva Giovannini, e dal disegnatore e fumettista, nonché docente al Liceo Cecioni, Tommaso Eppesteingher. Alla presentazione del libro, ospite della rassegna letteraria “Leggermente”, giunta alla sua sesta edizione, al Chioschino di villa Fabbricotti, c’erano ieri sera ambedue gli autori, il sindaco Luca Salvetti e lo storico Enrico Mannari. “C’è molta soddisfazione per questa idea straordinaria e per questo evento eccezionale dedicato ai libri che dura da sei anni – inizia Luca Salvetti – e che serve a Livorno per ritrovare e rilanciare sé stessa tramite la cultura. Questi sono stati tre giorni importanti con l’anniversario del 19 luglio della liberazione, che nel nostro territorio testimonia un percorso storico in cui l’alleato americano trovò qualcosa di diverso da quello che trovò nel Sud Italia, ovvero una realtà organizzata di resistenza con collegamenti e linee di partigiani che gli alleati avrebbero utilizzato per liberarci dai nazisti. Ieri la presenza di Antonio Scurati ha dato una lettura di democrazia e di antifascismo, un laboratorio che ci proponiamo di portare avanti come lavoro per la nostra amministrazione nei prossimi cinque anni. Per la terza giornata c’è Eva Giovannini, livornese doc partita dalla nostra città per fare cose straordinarie, ma capace sempre di tornare, insieme a Tommaso, uno degli artisti più bravi che ci sono a Livorno che con i suoi disegni ci sa regalare emozioni uniche”.

Eva Giovannini

“La storia dei partigiani si studia a scuola senza sapere bene però ad esempio chi sia Lanciotto Gherardi e perché gli sia stata dedicata una via a Livorno e un Circolo – presenta il suo libro Eva Giovannini – Con questa idea una mattina ho parlato con Marcella, moglie del figlio di Lanciotto, Alfredo, e abbiamo preso un caffè, così ho parlato con Alfredo, poi purtroppo scomparso a causa del Covid. Aveva 17 anni quando il padre è morto, di Lanciotto si narrano molti aneddoti fino alla data della Liberazione del 19 luglio del ’44. È stato presente in tutte le cronache e leader della Brigata Oberdan Chiesa che liberò metro per metro la città. Fu l’ultimo ad entrare a Livorno liberata seppure chiuso in una bara per aver dato la vita. Ma chi era come uomo? La storia ci narra un eroe tragico, invece ho scoperto degli episodi pieni di risate. Per quattro anni ho tenuto il materiale raccolto chiuso in un cassetto poi ho pensato che ne valeva la pena e grazie alla mano di Tommaso mi sono divertita. Ho raccontato la serietà della lotta antifascista e il senso del paradosso dell’ironia di episodi paradigmatici. Ad esempio Lanciotto fu ripetutamente picchiato da squadre di nazisti senza motivo fino a che un giorno in compagnia del figlio Alfredo ne incontrò due che lo avevano picchiato in piazza Grande e allora disse al figlio: “Aspetta un attimo qui che babbo va a salutare degli amici” e invece li castigò dandogli un sacco di botte. È proprio questo senso di leggerezza al tempo stesso ironico, serio e drammatico, un senso di spietata ironia che faceva definire a Lanciotto i fascisti come destinati a morire storicamente, come dei prepotenti. La libertà è un diritto e la memoria è un dovere, ed è un dovere coltivare la memoria. La graphic novel è un formato che avevo già sperimentato, sempre per un evento bellico, per raccontare l’operato come reporter di Oriana Fallaci durante la guerra del Vietnam, ed è un linguaggio “lunare” rispetto alla televisione. Non avevo il materiale per una monografia ma avevo il sufficiente per un libro per immagini. Serviva colore per fare continuare a vivere un personaggio comunque allegro anche se morto per la storia”.

Tommaso Eppesteingher

Tommaso Eppesteingher, nato nel 1973, disegnatore per il Vernacoliere, collaboratore con Il Tirreno e in tantissimi progetti di successo a Livorno, presenta anche lui “L’ultimo Partigiano”: ”Sono stato subito entusiasta di poter rappresentare questo personaggio importante. Oltre ai disegni faccio il docente al liceo Cecioni in disegno e storia dell’arte e sono molto contento e onorato di rendere una memoria importante per la Resistenza e la Liberazione. Già con la Storia di Livorno a fumetti con Claudio Marmugi abbiamo rappresentato il ventennio fascista. Ho cercato di trasmettere simpatia per questo personaggio, come studi mi sono documentato con le foto d’epoca e i filmati dell’Istituto Luce, in modo da memorizzare e riproporre con il mio segno. L’ultimo a prendere la parola è lo storico Enrico Mannari: “È importante evocare e risvegliare la memoria e non dimenticare il passato. Lanciotto era un libertario, anarchico, parte di un vasto vissuto umano presente all’interno delle linee partigiane. Come aneddoto posso citare un episodio in un ristornate presso il “Voltone”, quella che oggi è piazza della Repubblica, quando Lanciotto incontrò un povero che chiedeva l’elemosina e i suoi compagni lo fermarono dicendo di non dargli soldi perché era un fascista. “Non è un fascista, è un uomo”, rispose Lanciotto. L’ironia popolare è l’aspetto proprio del carattere di tanti e tanti militanti partigiani, in tanti erano comunisti, ma non solo”. “L’ultimo Partigiano” è edito da Paesi Edizioni, al termine dell’incontro gli autori si sono fermati per il classico “firmacopie”.

La copertina del libro

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