Tutte le società sportive e gli istruttori aderenti all’Osservatorio per lo Sport e il Turismo Sportivo della provincia di Latina si sono dati appuntamento per domani pomeriggio, alle 14.00, in piazza del Popolo a Latina, per dimostrare il proprio disappunto sulla decisione, da parte del Governo, di chiudere nuovamente palestre, piscine e centri sportivi nonostante in questi luoghi i contagi siano stati, finora, pari allo zero. Eppure, secondo le stime del CONI, lo sport in Italia vale l’1,7% del Pil del nostro Paese, quindi 30 miliardi, cifra che raddoppia se si considera l’indotto. Ruotano attorno a questo mondo oltre 1 milione di operatori: atleti, associazioni, società sportive, enti di promozione nonché soggetti che gestiscono stadi, impianti sportivi, palestre, club e strutture per danza, fitness e culturismo, centri sportivi, piscine e centri natatori.
Strutture che, dopo il lockdown, avevano dovuto sostenere importanti costi per riaprire in sicurezza tra spazi ridotti, un calo di almeno il 35% delle presenze (fino al 50% per i bambini), sanificazione costante e il personale aggiunto a fronte di una contrazione del -70% di incassi registrati da settembre a oggi. Cifre che fanno capire quanto sia a rischio, con questa chiusura, un intero comparto e tante famiglie che vivono di queste attività.
“Stiamo parlando di società, istruttori e centro sportivi – spiega Annalisa Muzio Presidente dell’Osservatorio per lo Sport e ideatrice del flashmod di domani – che dopo il lockdown avevano speso ingenti risorse per adeguarsi ai protocolli e alle linee guida. Fino ad oggi palestre e centri sportivi sono stati i luoghi più sicuri e invece, a distanza di pochi mesi, quando molti di loro a fatica cercavano di rialzarsi, ecco arrivare la decisione del Governo di richiudere tutto. Una scelta inaccettabile – afferma Annalisa Muzio – che va ulteriormente a penalizzare gestori che non solo non hanno avuto alcun rimborso ma che adesso, nonostante non vi siano stati focolai o contagi scaturiti dalle palestre, sono costretti a chiudere per un altro mese”.
Palestre e piscine che hanno applicato con rigore tutti i protocolli sanitari anti-Covid, mettendo in atto anche misure aggiuntive per la tutela della salute dei propri soci e del proprio staff.
“Nelle palestre e nelle piscine – aggiunge il Presidente Muzio – ci sono protocolli e procedure, registri di presenze giornalieri, registri di sanificazioni avvenute più volte al giorno, rispetto di capienze e distanze. E allora perché il mondo dello sport viene così penalizzato? Proprio per questo domani, alle 14.00, tutti gli operatori sportivi dell’Osservatorio si troveranno in Piazza del Popolo a Latina per un flashmob che vuole essere una manifestazione pacifica, statica, che osserverà il distanziamento, senza assembramenti, indossando tutti la mascherina per manifestare pacificamente il dissenso nei confronti di un Governo che considera il ruolo delle palestre superfluo. Crediamo che dimostrare il proprio dissenso seguendo le regole e non lasciando spazio a persone che vogliono solo creare confusione e caos, come accaduto ieri sera durante la manifestazione dei ristoratori – spiega ancora Annalisa Muzio – sia importante per non fare sentire soli tutti gli operatori dello sport. A nessuno fa piacere sentire definire il proprio lavoro sacrificabile. L’art 32 della costituzione sancisce il diritto alla salute , ma l’articolo 4 garantisce il diritto al lavoro. Entrambi beni imprescindibili per l’equilibrio psicofisico dell’essere umano. Il settore sport è fondamentale non solo per l’economia, ma rappresenta anche un servizio importante per la salute, sancito sia dall’OMS che dal nostro stesso Ministero. Il Ministro Spadafora, proprio ieri, ha spiegato che la logica delle chiusure di palestre e piscine è quella di ridurre le motivazioni a uscire di casa, ma anche ammesso un colpevole ritardo del Governo che non si è fatto trovare pronto all’arrivo di una seconda ondata ampiamente annunciata e prevista già nei mesi scorsi. Agli operatori sportivi non bastano le promesse di aiuti e ristori; parliamo di una categoria che non ha praticamente ricevuto nessun tipo di assistenza. Non si può decidere di chiudere palestre e piscine e solo dopo pensare ai sussidi. Questo – conclude l’avv. Muzio – è stata forse la scelta più sbagliata nei confronti di una categoria che, senza strutture (come denunciato solo qualche giorno fa per mancanza delle palestre scolastiche e per il ritardo dei bendi comunali) rischia una chiusura totale e il fallimento di centinaia di società sportive. Speriamo che il nostro appello, così come quello lanciato in tante altre piazze italiane, non resti inascoltato ma che serva, invece, a fare finalmente capire l’importanza di un settore che rappresenta un baluardo culturale, sociale, salutistico per noi e per i nostri figli”.
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